Testo critico di Simone Fappanni
Un alone di mistero pervade le opere di Luigi Settembrini, artista che si dedica sia alla pittura che alla scenografia, ottenendo per entrambe significativi e lusinghieri riconoscimenti. La sua opera spazia tra l'astratto e l'informale polimaterico, ove il colore, particolarmente denso e brillante, definisce campiture dalle insolite e impreviste geometrie, nelle quali non è difficile avvertire nell'autore una esplicita volontà di conferire alle sue creazioni una forte impronta emotiva. Non lasciano neppure indifferenti le pennellate, lunghe e sicure, che vanno tracciando reticoli e sezioni dai contorni volutamente irregolari, specie per quel loro accendersi di luce, una luce calda e avvolgente. Esiste poi, nella pittura di Luigi Settembrini, una venatura dolcemente malinconica, specie quando la spazialità delle sue opere viene risolta con tinte modulate da un procedere narrativo ne quale possono svelarsi, agli occhi dell'osservatore, forme e particolari di una realtà sensibile riflessa, sia pure in modo speculare, con grande sensibilità meta-narrativa. Siamo dunque di fronte a un artista che, proponendo con molta convinzione, un "fare pittorico" permeato da una esigenza di continuo rinnovamento, risulta capace di coinvolgere un pubblico assai differenziato. Per Luigi Settembrini, valgono proprio le parole del maestro Renzo Bianchi: "l'artista vero è quello che non si scopre immediatamente, è quello che si lascia scoprire".
Simone Fappanni [Critico e storico dell'arte]
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