Testo critico di Sonia Patrizia Catena sull'opera di Serena Rossi. 2012
L’arte di Serena Rossi
Le tele di Serena Rossi diventano terreno di possibilità per la creazione di relazioni fra i processi alchemici e la sfera dell’immaginazione. La sua pittura diviene cammino psichico che guida alla percezione di sé ed all’emancipazione dell’io dai conflitti interiori. Le grandi tele assurgono a luogo di esistenza dell’artista e dell’arte, spazio svincolato dalle convenzioni estetiche, in cui la Rossi convoglia le proprie emozioni e la propria energia vitale. Campo d’azione pittorico che permette di penetrare in una dimensione altra, in un sogno, in cui la contemplazione può condurre alla trascendenza. La Rossi alla stregua di un’alchimista trasfigura materiali industriali (polveri metalliche, spray acrilici, glitters e smalti) in soluzioni nobili ed artistiche. Un processo complesso attraverso il quale la pulsione endogena aspira alla trasformazione, alla liberazione della psiche proiettata e vissuta nell’alterazione delle sostanze materiali.
Nello studio-laboratorio dell’artista milanese tra gli alambicchi ed i pennelli si attende l’evoluzione della personalità, la metamorfosi della materia, laddove la psiche embrionale si avvia alla sua trasmutazione e in cui assistiamo ad una lotta caotica tra tendenze ed energie opposte. I colori emulsionati seguono architetture fittizie, si snodano lungo la superficie telata in densi e morbidi strati di masse cromatiche intervallate da spazi vuoti, attimi di respiro e interstizio fra i vari materiali. Un’energia si muove libera e sembra non seguire alcuna logica interna o principio razionale. Affiorano “forme” da una materia brulicante, energetica, la quale a sua volta si stempera in uno scenario primordiale di fluidificazione di ogni identità. L’essenza del suo lavoro – dunque - sta nella loro combinazione e nella loro condensazione. La conquista dell’arte corrisponde allo stadio finale caratterizzato dalla fusione degli elementi e dalla sintesi ultima: la tela, ove le impressioni dello spettatore e dell’artista prendono vita mediante visioni fantastiche.
La materia ribolle come se dovesse scatenare singolarmente un certo vitalismo per non essere soggiogata da una terreno primordiale in cui anche ogni elemento appare immerso o, ancora, i segni si vaporizzano divenendo forme oniriche che galleggiano evanescenti nell’etere, nel sogno dell’arte.
Sonia Patrizia Catena 2012
Sonia Patrizia Catena [critica d'arte, curatrice d'arte]
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