Dopo Dario Fo, intervista ad Antonella Sassanelli ! Chiamale se vuoi emozioni ...
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INTERVISTA ANTONELLA SASSANELLI
Parlaci un po' di te, da dove vieni, chi sei e soprattutto perché e cosa ti ha spinto a scegliere l' arte e di voler essere un artista?
Sono nata a Modena, cresciuta nell'hinterland milanese, residente in provincia di Padova: ciò che amo di più della Val Padana è l'abbraccio della nebbia, capace di rendere tutto più lento e umano.
E forse è proprio dalla necessità di trovare colore e calore nel grigio umettante della bruma, che è nata la mia esigenza di esprimermi attraverso forme d'arte. Riuscire a palesare il mondo come lo vivo dentro di me, come lo sento, non rispondente alla realtà oggettiva, ma tanto più vicino a una verità mia, è la grande magia che riesco a realizzare attraverso la scrittura e le immagini.
L'appellativo di artista, invece, devo confessarti che mi imbarazza un po'. Trovo che si abusi di questa definizione, come se ciò fosse garanzia di eccellenza o pregevolezza. In realtà io non mi definisco e non mi interessa rientrare in nessuna facile denominazione, poiché ritengo che ogni titolo sia una limitazione.
Allora andiamo subito al di là degli appellativi e delle etichette, se ho capito bene dici che attraverso l'arte trovi una strada per connetterti con una parte di te più profonda, più vera, dai approfondiamo questo punto... Riesci a descriverlo meglio?
E' vero. La via che percorrevo prima era quella della scrittura, poesie e racconti soprattutto ma anche un romanzo, alcune canzoni e filastrocche, eppure alle mie sensazioni e alla sostanza profonda di quello che desideravo trasmettere non mi sembrava mai di arrivare totalmente. Ora pensieri e riflessioni sembra si lib(e)rino attraverso la fusione di più forme d'arte, tramite le quali ottengo personalmente più armonia anche personale tra spirito e mente.
Le mie opere sono definite intimiste e davvero devo fare uno sforzo notevole su di me per proporre agli occhi degli altri la povertà di alcuni miei sentimenti, lo squallore di talune reazioni, la liberazione dalle brutture più intime. Il mio riscatto è nel momento in cui l'opera è finita.
La fruizione coinvolge chi è disposto a mettersi in gioco, guardandosi dentro per quello che è, accettando anche la debolezza di sé. E qui c'è lo svincolo: chi non si ferma alla prima apparenza di angoscia, può fare sua l'opera, e così farla rinascere ogni volta.
Allora Vai cercando un cambiamento attraverso l'arte, mi sembra di capire, un cambiamento personale, le tue opere spesso sfumate con colori particolari, le tue poesie un po' malinconiche, spesso si avverte un certo disappunto, una delusione che devi oltrepassare, ovviamente io sto interpretando, però verrei che tu ci parlassi di quel male di vivere che respiro e come dici tu nella risposta "guardare dentro quello che c'è!" Appunto cosa c'è?
Quando lavoro alle mie opere mi muovo in uno "spatium", ovvero nell'estensione di uno spazio che identifico in tre dimensioni: interiore, rivelata e manifesta. Il cambiamento e l'evoluzione personale fanno parte del vivere. Attraverso l'arte posso interpretare esperienze e sentimenti forti, li ricordo, li fermo, li accetto, gli do forma, poi giro pagina e vado avanti più consapevole, a volte più leggera, altre anche più libera.
"Dentro", là dove scavare è faticoso perché ci si mette di fronte alla parte più vulnerabile e meno costruita di noi stessi, c'è sempre un insegnamento positivo da trarre, una strada nuova, una sorpresa, una sfida da cogliere. Il bello della vita è che mentre lo scorrere del tempo ci rende ogni giorno più vecchi, interiorizzando il vissuto quotidiano abbiamo la possibilità di svegliarci tutte le mattine arricchiti e nuovi.
Allora facci entrare di più nelle tue opere, dicci che materiali usi, come li usi ma soprattutto cosa vuoi produrre in chi li guarda, cosa vorresti suscitare?
Arrivo alla rappresentazione visiva partendo dalle parole, dai concetti e dalle poesie che scrivo, a finitezza dei quali rifletto significati e simboli. Interpreto l'integrazione tra i diversi linguaggi senza remore nell'utilizzare ogni tipo di contaminazione. Sfrutto le possibilità date dalle moderne tecniche digitali, alle quali, per avere completezza, fondo materiali poveri piuttosto che tecniche tradizionali. Per questo mi sembrano così naturali l'uso dello scanner e l'elaborazione digitale come pure la pittura mediale riportati su tela da pittura e finiti con colori acrilici, ad olio, ma anche con stucco, colla, silicone o spago; lasciando riconoscibile ogni passaggio, ogni tecnica e materiale usato.
Oggi tutto il mondo sembra essere divorato dalla smania di prestigio, denaro e potere, ovviamente anche il mondo dell'arte ne viene contaminato, noi tutti ne veniamo contaminati! Quanto pensi che influisca questo su quello che cerchi di ottenere nelle opere e quanto pensi che ti influenzi nelle scelte artistiche e non che fai?
Nella nostra cultura il prestigio in quanto buona reputazione è segno di carisma e autorevolezza, il potere indica chi ha la capacità di compiere azioni forti che possono essere vantaggiose per la comunità, il denaro è il conquibus di scambio per le necessità materiali; certo è, che è nella smania che si perde qualunque accezione positiva di questi termini. Personalmente sono convinta di poter affermare che nella mia vita non c'è posto per questo tipo di frenesia. Credo che nelle mie opere sia chiaro che l'apparire è al servizio dell' essere, non c'è spazio per l' apparire in quanto sovrastima, piuttosto per un' analisi personale e sociale penetrante e a volte scomoda, non edificante ma costruttiva
Ok Antonella allora vorrei che tu analizzassi profondamente le tue aspirazioni più profonde e vorrei che tu ci descrivessi quel è il mondo che vorresti, come lo vedi, come lo sogni per te e per le generazioni che verranno
Sogno un mondo d' amore. Forse potrai pensare che sono banale, poiché è una risposta priva di originalità, ma è questa la risposta che mi sento di darti. Sogno un mondo di bene condiviso, partecipato, disinteressato, ambizioso nel dare. Sono felice di essere parte del creato, ma non ho mai avuto una visione utopica di quest' ultimo. Se si rilegge il passato, non esistono momenti storici perfetti, auspicabili, ideali o meno cruenti di quelli attuali. Certo che dal cosiddetto mondo civilizzato ci si aspetterebbe una coscienza collettiva più sensibile ed altruista. Volendo essere realisti, invece, penso che sia proprio l'individuo a fare la differenza. Sono fortunata e grata di fare parte di questo tutto e ho dato alla luce i miei figli convinta fosse il più grande dono che possa esistere. Cerco di vivere e trasmettere loro valori universali, ma semplici: onestà, giustizia, amore. Non voglio che credano che al mondo siamo tutti uguali, ma insisto sull'uguaglianza dei diritti e delle opportunità, sulla conoscenza e sul rispetto delle differenze.
Essere realisti è sempre un buon modo per dire guarda che non sono mica ingenua, guarda che bisogna mettere i piedi per terra... Spesso questi sono modi per censurarsi e limitarsi, però come ci insegna la storia chi ha raggiunto cose veramente importanti per l'umanità è perché ha saputo in un qualche modo lasciarsi andare al suo sogno... il pessimismo o la sconfitta a priori dello scettico non servono assolutamente a niente, anzi impediscono solamente il volo... L'arte è sostanzialmente un volo... un volo verso nuove dimensioni verso la sorgente della creatività, che si svela a chi ha il coraggio di cercarla... Come sta andando il tuo volo?
Io volo così: afferro i miei sogni e i miei bisogni, li vesto di tenerezza e di un paio d'ali, mi apro alla magica pazzia di rivivere planando e mi risveglio immersa nell'arte.
Come io mi esprimo attraverso passioni e conflitti interiori, così vengo ripagata dalle intime sensazioni che riesco a destare nell'anima degli osservatori.
Nell'ultimo periodo ho avuto soddisfazioni importanti, attraverso le mie opere sono riuscita a suscitare vivo e deciso interesse sia nel pubblico che negli addetti ai lavori e questo mi esorta a proseguire con ampio respiro i miei impegni artistici.
Per chiudere questa intervista... cosa vorresti aggiungere? cosa vorresti far conoscere di te e del tuo mondo?
Gli incontri mettono in condizione di conoscersi, di sentire odori e affinità, di guardarsi negli occhi, di sorridersi, di ascoltarsi, di porsi in attenzione verso qualcuno o insieme verso le stesse cose. Gli incontri possono essere fatti di parole o di molti silenzi. Possono essere viaggi stando fermi, pellegrinando, passeggiando lentamente; possono essere faticose esplorazioni. Quello che so è che sono sempre spedizioni di ricchezza e che sono felice del cammino fatto con te. Questa intervista mi ha dato modo di raccontarmi ampiamente ed è stata l' occasione per manifestare i miei pensieri e descrivere il mio lavoro.
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