É spiazzante parlare di Salvatore Melillo. Chi ha la fortuna di conoscerlo e frequentarlo di persona, sa che è un individuo luminoso e solare, dalla risata pronta e con cui è bello trascorrere una serata bevendo buon vino e spettegolando.
Invece, i suoi quadri, dal tragico bianco e nero, danno un'impressione totalmente diversa. Perchè Salvatore è il viandante che ha il coraggio di scrutare oltre l'ombra, strappandoci dal volto tutte le maschere che utilizziamo per nasconderci.
E ci mostra per quello che purtroppo siamo: grotteschi e patetici, nella ricerca dell'approvazione sociale che ci imprigiona nel conformismo, come il ballerino di “Dance whit me”. Travolto dagli istinti primari, al di fuori dell'illusione della ragionevolezza, come nel quadro “African Violet” specchio del nostro lato primigenio.
Salvatore, nei suoi quadri, però non giudica né critica, perchè consapevole di non essere diverso da ciò che rappresenta, ciò che costituisce il segreto della compassione.
Si limita a sdrammatizzare e sublimare: sì, siamo così, eppure vi è sempre la possibilità di cambiare. Di incominciare un nuovo viaggio.
di Alessio Brugnoli per la mostra “Il viandante e la sua ombra”.