Pensiero e forma. collettiva Adriana Pignataro, Annamaria Polidori e Simonetta Gagliano
A volte è difficile individuare in una collettiva la personalità di ogni singolo artista, ma nel caso della mostra “Pensiero e Forma” esposta alla galleria “Preferiti” di Roma lo scorso maggio 2015, ciò fortunatamente non accade. Forse perché le tre artiste coinvolte in questo interessante progetto hanno da tempo maturato un proprio carattere, una personale espressione artistica che le connota e le contraddistingue, e che ritroviamo nei lavori oggi presentati al pubblico romano.
Una mostra tutta al femminile in cui le tre protagoniste si differenziano con i propri lavori, interpreti di una tematica ben precisa. La gallerista Carla Mazzoni ha voluto riunirle concedendo ad ognuna il proprio spazio nel quale poter risaltare e distinguersi, evitando di cadere in un'inutile confusione di stile e di generi che avrebbe rischiato di mettere in ombra il loro lavoro.
La mostra si apre con i quadri di Adriana Pignataro. Una tecnica mista su carta in cui la bitonalità del bianco e del nero fa da protagonista. La ricerca della luce squarcia la profondità della tenebra, un moto dell'anima verso l'illuminazione che insegue ed intravede finché non trova l'aurea lux. Le piccole composizioni incorniciate sono intrise di inserimenti cromatici di azzurro ed oro, mentre la maggior parte dei quadri in bianco e nero resta nuda e accessibile al tatto. Orientata verso l'equilibrio degli opposti, Adriana Pignataro abbraccia da tempo la corrente informale di Burri, di cui accoglie le diverse declinazioni. Nei suoi quadri l'arte dialoga con la materia, la manipola in base all'idea che genera la sua mente. Tutto si compone attraverso collages di elementi sulla tela lacerata, con campiture e zone a taglio. Pitture di carta, se così le possiamo definire, dove la forma e lo spazio raggiungono il loro equilibrio.
L'esposizione della Pignataro si dipana nelle prime due sale della galleria, arricchita dalla presenza delle sculture di Anna Maria Polidori. Figure scolpite nella pietra leccese, duttile e porosa, scelta dall'artista per quella particolare plasmabilità che le permette di pervenire, nel continuo esercizio della tecnica, a quell'effetto di leggerezza che eleva e libera la materia dalla pesantezza. Soggetti stilizzati, simbolismo, figure eteree e femminili che emergono dalla pietra grezza senza distaccarsene completamente, come un'opera ancora in embrione. L'artista cerca e trova ispirazione dalla natura che la circonda, quella più selvaggia, dirompente, carica di un'energia irrefrenabile. La reinterpreta nei suoi lavori in cui sintetizza concetti e figure. La pietra sbozzata, manipolata dalle mani dell'artista e lisciata con semplici strumenti, diventa protagonista. Il bianco della superficie risalta sulle basi colorate in perspex: il contrasto cromatico le mette in luce e contribuisce a donare quell'effetto di leggerezza che la scultrice ricerca nel suo fare scultura. C'è un costante riferimento agli elementi primordiali come l'acqua, l'aria, al vento del mare che gonfia le piccole vele, ma anche uno sguardo all'universo, al cosmo che ruota incessantemente in un continuo ed eterno processo in divenire, che crea, modifica, distrugge e rigenera.
Infine nell'ultima sala un'esplosione di colori ed immagini a nudo di volti inquietanti. La ricerca di un'identità è alla base delle pitture di Simonetta Gagliano: lavori che spaziano tra il figurativo, l'astrattismo e il surrealismo. Nella continua ricerca del proprio io, l'artista prende coscienza della condizione umana che caratterizza la nostra contemporaneità. I suoi lavori comunicano gli stati d'animo, i sentimenti contrastanti del nostro essere, come la sofferenza e l'angoscia, che ci accomunano e in cui ci riconosciamo. Cattura lo sguardo la scelta dei colori, l'azzurro, il celeste, il rosa antico che dalla base pervengono a tonalità più o meno accese. Una gradualità cromatica che trova una perfetta armonia. Ma sono soprattutto i soggetti a colpire la nostra attenzione. Volti umani, indefinibili, in cui gli occhi, come negativi di diapositive, catturano ed inquietano, mentre la piega della bocca in una smorfia sofferente comunica col silenzio uno stato di malessere.
La Gagliano dipinge identità sospese in una società che unisce e confonde i generi, identità ferite perché negate. Una crisi che coinvolge in egual modo sia il femminile che il maschile.
Eccole le sale dialogare in un connubio artistico dove il bianco della pietra sposa il suo più vivo contrasto, rappresentato dai quadri in cui impera il nero assoluto. Un discorso che si completa come lo yin e lo yang in un incontro che ricerca l'armonia primordiale, dove le polarità sono le due facce della stessa medaglia e come un messaggio di fratellanza all'umanità porge l'invito a convivere e a condividere spazi, tempi e luoghi. Un progetto che Adriana Pignataro e Anna Maria Polidori avevano già proposto lo scorso anno al teatro dei Dioscuri nella bipersonale Bianco e Nero, frutto dell'intuizione della Pignataro stessa, che si è realizzato in una bellissima mostra che ha riscosso molto successo di pubblico. Riproposta oggi ai Preferiti, seppur in minima parte, allarga lo sguardo verso altre tecniche artistiche accogliendo la tematica di Simonetta Gagliano.
La signora Polidori si fa portavoce di questa mostra al femminile evidenziando come siano riuscite a pervenire a questo nuovo progetto, a trovare un punto di incontro. Perché le donne sanno essere unite, fanno corpo, convivono e dialogano anche attraverso l'arte. L'arte che unisce non solo i popoli ma soprattutto gli individui, che è materia e sostanza del pensiero che diviene, che prende forma. E in questo caso forme diverse perché diversi e infiniti sono i suoi linguaggi espressivi.
Rosa Orsini [critico d'arte]
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