La ricerca di Piaia che nel corso degli anni è andata approfondendosi in molteplici direzioni, l’ha spinto a tradurre i valori del suo stile pittorico in termini scultorei.
Le sue opere congiungono il classico alla dinamicità, dimostrando attraverso queste, oltre alla capacità esecutiva, non tanto di voler plasmare opere nuove, quanto di crearle con novità.
Realizzate utilizzando il marmo statuario o la fusione di bronzo con il procedimento della cera persa, le statue, sono create con il volto, le mani e i piedi, dove spicca l’abilità esecutiva classica di Piaia.
L’innovazione in prima mondiale consiste nella creazione del corpo: la struttura del suo volume è costituita da una doppia elica che si avvita su se stessa; l’effetto visivo è quello del pieno che attraverso una spire ne sottolinea le forme, mentre il vuoto appare all’improvviso lasciando spazio all’immaginazione
Si tratta di un lavoro molto difficile, tentato da molti ma mai realizzato, caratterizzato da uno studio preciso dei pieni e dei vuoti, giocato in un equilibrio materico perfetto che non abbisogna di alcun supporto.
Queste statue si avvalgono di stranezza della percezione, della prospettiva, e sembrano impossibili da realizzare nella realtà, inoltre, ci riportano alla forte componente matematica del maestro cui Piaia si è ispirato: Maurits Cornelis Escher, incisore grafico olandese 1898-1972.
Solamente una grande esperienza compositiva e una profonda conoscenza della materia, hanno permesso a Roberto Piaia, dopo anni intensi di ricerca e studio, attraverso disegni, bozzetti e olii su tela con i corpi delineati a spirale, a realizzare le sue creazioni.