Gianni Bertini e Abbaco
rifondare la coscienza civile del paese con la pittura
Può l'arte assumere il ruolo della coscienza civile di un paese? Può farlo in maniera profetica, slegata paradossalmente dal tempo e dallo spazio e incantando lo spettatore con il fascino della bellezza colpirlo allo stomaco denunciando abusi, soprusi e l'orrore della guerra? È quanto fa Gianni Bertini, grande artista europeo di cui ricorre il centenario della nascita (Pisa 1922- Caen 2010) con ABBACO, ciclo di lavori compiuto negli anni 70 e che rappresenta profeticamente con disarmante attualità l'ondata di violenza che sta travolgendo nuovamente l'Europa. In mostra a Miart nella sezione Decades (10 artisti per 10 decenni di storia dell'arte italiana) presentato da Eidos in collaborazione con l'associazione Gianni Bertini (Associazione Gianni Bertini -) il progetto GIANNI BERTINI E ABBACO: rifondare la coscienza del paese reale con la pittura. Sullo sfondo di paesaggi pittorici di matrice novecentista, consueti e rassicuranti, si svolgono le stesse scene di violenza che in questi giorni siamo obbligati a vedere e considerare mentre per il conflitto Russia/Ucraina tremendi venti di guerra spirano ancora sull'Europa... Non sono scene lontane: ci sono le nostre famiglie che fuggono (Corri uomo,1978), lasciando a terra padri (L'involto, 1978) madri (Lui piange,1977 - E lui ride, 1977) in una “normalità” sociale che ormai in Occidente pensavamo di avere raggiunto. Induce dunque Bertini una riflessione sul seme della violenza in Occidente, sul ruolo della famiglia (Speriamo ci ripari l'ombrello, 1977), sull'essere profugo (Una famiglia, 1980) in senso fisico e mentale come straniamento rispetto a realtà che pensavamo non ci dovessero più appartenere, e a distanza di quarant'anni dalla creazione di questi lavori sembra lanciare il monito: può ancora accadere! Scriveva Gianni Bertini: "Abbaco è una allocuzione scaduta d’uso che significa abbecedario. Nel mio caso indica il proposito di ricominciare un discorso partendo dalla base. E non per niente ho assunto come fulcro della rappresentazione il nucleo più elementare: l'uomo, la donna e il bambino in rapporto ad una società dove l'orrore è quotidiano. Certe referenze tratte da quadri del passato vogliono solo indicare una continuità tra ieri e l'oggi. Talvolta la citazione ripropone scene di altre violenze, violenze antiche, per significare appunto che la violenza è sempre esistita. Con ABBACO, ciclo condotto dalla metà degli anni 70 all'inizio degli anni 80 – gli anni della protesta, del terrorismo, del dibattito sul divorzio-, Gianni Bertini torna dunque alla pittura riuscendo ugualmente a non interrompere la ricerca Mec Art che lo rese attento interprete degli umori della contemporaneità. Sullo sfondo di una pittura di paesaggio classica (“Questo paesaggio l'ho introdotto per sottolineare meglio le scene di violenza che succedono in primo piano: la cronaca è messa in discussione dal contrappunto”) Bertini introduce personaggi drammatici riuscendo ancora oggi a creare nello spettatore una visione distonica e disturbante, in grado di indurre una riflessione sui fondamentali della pittura e della società. Info GIANNI BERTINI E ABBACO: rifondare la coscienza del paese reale con la pittura Dove fieramilanocity_MiCo Pad 3 – Gate 5 viale Scarampo Milano Eidos Immagini Contemporanee Both A83 – Sez. Decades Quando 1-3 Aprile 2022 31 marzo preview su invito Orari venerdì e sabato 11.30-20.00 domenica 10.00-17.00
venerdì 1 aprile 2022
FieraMilanocity Viale Scarampo - Milano - Milano - Italy
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