Gianni Bertini - Donne e motori...
Una delle figura più significative della storia dell'arte europea, padre della Mec Art ed esponente di spicco della Pop Art italiana in mostra a EXPOARTE con un focus prodotto da Eidos Immagini Contem
Il 24 e 25 settembre 2016 il Centro Fiera del Garda (BS) ospiterà nel padiglione centrale la prima edizione di EXPOARTE Moderna e Contemporanea. L’esposizione firmata DEA Servizi, sarà animata da 70 tra le più prestigiose gallerie d’arte provenienti da tutta Italia e da un ricco programma di eventi collaterali.Sotto la direzione artistica di Giovanni Zucca e grazie all’esperienza maturata dagli organizzatori di PaviArt, (l’appuntamento di arte più esclusivo della provincia di Pavia che anno dopo anno conferma una grande vitalità sia in termini di presenze che di contatti d’affari) anche Expoarte sarà un appuntamento unico per appassionati e collezionisti, un connubio tra arte, cultura e passione dalle ricche articolazioni tematiche per confrontare le molteplici anime dell’arte del Novecento e del contemporaneo.
Ben due dunque le mostre collaterali presentate a sottolineare il valore culturale dell’evento: Giuseppe Chiari, Antologica a cura di Armanda Gori e Gianni Bertini-Donne e motori… prodotta da Eidos Immagini Contemporanee e a cura di Raffaella A. Caruso. Dunque uno dei maggior esponenti Fluxus e il padre della Mec art raccontati per immagini e con opere di rilievo museale.
Dopo l’esordio figurativo nel 1946 e i Gridi del ’48-’49 pitture astratte attraversate da numeri e cifre, tra la denuncia e il dada, con cui anticipa di vent’anni il lavoro di Robert Indiana, Gianni Bertini (Pisa, 31 agosto 1922 – Caen, 8 luglio 2010) si trasferisce a Milano e aderisce nel 1950 al MAC, partecipando come concretista alla biennale di Venezia dello stesso anno. Insofferente però alla teoria astratto-concreta, in cui coglieva il rischio di un’involuzione del linguaggio, realizza pitture con sgocciolatura che sono tra le prime manifestazioni di pittura informale e nucleare realizzata in Italia. Sul finire del 1951 si trasferisce a Parigi e nel maggio 1952 ha luogo la sua prima mostra personale parigina alla Galerie Arnaud. A Parigi conosce Atlan, Hartung, Soulages, Poliakoff, Schneider, De Stäel e inaugura con la partecipazione al Salon de Mai, cui sarà sempre successivamente invitato, la sua vita parigina. Tra il ’54 e il ’59 produce opere gestuali, dalle quali affiora già prepotente il mondo della macchina: con queste partecipa alla Biennale di Venezia del ’58. Sempre nel ’54 incontra Pierre Restany, compagno del cammino verso Nouveau Réalism e Mec-Art. Nel ’60 infatti stufo di un informale che ha perso ogni vis polemica, introduce nel suo campo visivo la realtà, preparando la tela con immagini tratte dai giornali. Su questa pittura dalle infinite possibilità combinatorie si innestano nel 1963 i primi riporti fotografici su tela emulsionata. Le sue opere infatti, stilisticamente e temporalmente, a latere di quelle dei neo-dadaisti statunitensi e dei Nouveaux Réalistes francesi, pongono le basi per lo sviluppo della stagione d’oro della Pop Art italiana (1960-1966). Scoperto il concetto classico della contaminazione, Bertini decide di ampliare le già notevoli possibilità combinatorie del proprio linguaggio, trasferendo sulla tela mediante emulsione l’immagine fotografica, meccanica. È del 1965 il primo manifesto Mec-Art, con cui Bertini teorizza e impugna le possibilità del linguaggio fotomeccanico.
Donne e motori…presentata con il supporto scientifico dell’ Associazione Gianni Bertini, nell’intendimento del curatore vuole essere dunque non solo una prima rilettura di un grande che ha attraversato da protagonista e spesso da antesignano tutti i movimenti del XX secolo (astratto-geometrico, nucleare, informale, pop), ma anche un omaggio a Brescia, città delle Mille Miglia, studiato per incuriosire gli amanti dell’arte, delle belle auto e perché no delle belle donne! Ingranaggi, bielle pistoni furono per Bertini un’ossessione, forse eredità del futurismo, forse della formazione accademica che fu scientifica. Laureato alla normale di Pisa, abituato alla fluidità matematica il suo gesto muove subito naturalmente in tondo, trasformandosi in strutture semi-bullonate, in pezzi di bielle e di ingranaggi. È giovane Bertini, ma l’ossessione per i motori e la velocità propria del futurismo prima e del pop dopo gli rimarrà anche più avanti, nelle macchine, nei centauri, nelle amazzoni, eroi e semidei imprigionati nella contemporaneità. Così all’aspetto per così dire epico del suo lavoro, sottolineato dall’uso ironico dei titoli, si sovrappongono lucide e feroci critiche al contemporaneo, la possibilità di punti di vista molteplici e altri, con una ricca sovrapposizione dei piani narrativi che il pop statunitense non ebbe. Tutto in una leggerezza e freschezza iconografica disincantata che non mancherà di affascinare sia il collezionista più accorto (in un momento peraltro di grande attenzione speculativa del mercato al pop italiano), sia il visitatore neofita sicuramente attratto dall’attualità di questa multiforme e poliedrica figurazione.
venerdì 23 settembre 2016
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