l'incompresa
gesso e polvere di marmo, finto marmo, 2009
Lo smarrimento dell’essere e la continua ricerca di un’identità irraggiungibile. Questi sono gli elementi peculiari della scultura ed in genere del lavoro artistico di Alex Portuesi, che della disperazione dello spirito ha fatto sostanza della forma.
Memore di una stoica malinconia, che affonda nella plasticità d’epoca tardo imperiale romana, la scultura del Portuesi si lascia coinvolgere da una ricerca volta a manifestare prima di tutto agli occhi, poi alla mente, il continuo farsi e disfarsi di una materia che, tenace nel suo aspetto esteriore rivela invece grande plasmabilità. Non è dunque un caso che l’artista sia passato dall’iniziale uso del consueto marmo, all’adozione di sostanze povere che nel concetto di riciclo hanno la loro reale ragione d’uso, rivestite poi di polveri in grado conferire loro una patina di preziosità. Ebbene si, perché in fondo l’anelito di ogni uomo è quello di piegare persino le più dure forme alla visione della mente; dominare l’indomabile della natura e della donna.
Eterno femmineo splendore, la donna si rivela essere custode di tragici nonché fascinosi misteri dionisiaci, che in una mimica fisica perennemente coinvolta in un ritmo danzante, mette in luce un universo in grado di distruggersi e risorgere dalle proprie ceneri. E il ciclo della vita, nel suo cangiante segreto il vero interesse dell’artista; lascia dunque quasi mai in vista i volti delle sue creature, avvolgendole anzi di un magrittiano velo che sfrutta la leggerezza delle chiome per far colare la sostanza su di un suolo inesistente e proprio per questo più facilmente ricollegabile alle estremità inferiori del corpo umano, radici esse stesse di un remoto legame che non manca mai di emergere con forza.
Grembo vitale e già in Leonardo ideale luogo di convergenza del supremo equilibrio, la donna si disvela con semplici morbide curve, in grado di far risaltare per contrasto, una mente complessa nel suo anelito di fuga e voglia d’emersione attraverso la superficie. Come nella Medusa di remota memoria, un frammento di gorgonica bellezza ritorna in una delle sculture più gradite, ove due svettanti serpi dominano l’orizzonte oltre il quale la mente vorrebbe procedere, servendosi dell’acuta vista rapace, che trova in una isoalta testa d’aquila la sua concretizzazione. Si badi bene non è solamente un urlo la sonorica manifestazione di questa creatura, ma bensì il chiassoso e disilluso ghigno di chi ha fatto della doppiezza dell’apparire la sua fondamentale arma di vita, nella coscienza di non potersi mai piegare fino all’estremo ad un mondo che essa desidera e respinge insieme.
Che sia la meditazione filosofica o la voglia di riscatto fisico-spirituale quello che più conta è che essa è riveli sempre un’inquietudine senza tempo, ma proprio per questa ragione ancor più attuale. Così come nel flusso dell’energia che tutto coinvolge, il venereo capo si torce allora contrito, nella certezza che al di là di se stesso risieda vera possibilità di liberà espressione.
Dr. Marcello Castiglia
critico d’arte
Informazioni generali
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Categoria: Scultura / Installazione
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Codice: ita0053
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Eseguita il: 18 gennaio 2009
Informazioni tecniche
- Misure: 45 cm x 110 cm x 40 cm
- Tecnica: gesso e polvere di marmo
- Stile: CORRENTE DIANOETICO
- Supporto: finto marmo
Informazioni sulla vendita
- Collezione: Alcamo TP
- Prezzo: € 900,00
- Disponibile: no
Informazioni Gigarte.com
- Codice GA: GA18755
- Archiviata il: 03/05/2009
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