nuova recensione
dottor gian piero magrini
Le armi di Gianluca Petrini sono il pennino ed il pennello o altri strumenti come una boccetta di china e un foglio di cartoncino, scrive i titoli, stende i chiaroscuri, prepara i colori, fa tutto da solo. Inizia a riempire il cartoncino o la tela dal basso a sinistra verso l'alto, senza sapere con precisione quello che sarebbe potuto succedere, va a braccio . Ha in mente l'idea di una storia, e poi la storia si realizza mentre viene disegnata. Contro la tradizione che predica la progressione forzata soggetto - sceneggiatura -matita - china, lui aggredisce il cartoncino o la tela direttamente con il pennino e con il pennello, con il tratto, senza ripensamenti, proprio di chi sa fare, ma soprattutto di chi vuol fare.
Petrini sembra percorrere le strade iniziate d a Esher, Bosch e da Jacovitti .
Un maestro dell'assurdo, un estremista di centro, che sempre dimostra grande libertà e indipendenza dal potere, principale oggetto dei suoi sberleffi.
Un aggressivo burlone capace di scherzare su tutto e su tutti.
Un disegnatore e un pittore che gioca come un bambino che prende a martellate il trenino nuovo che gli ha appena regalato papà.
Un funambolo in equilibrio sul pennello.
Maestro dell'arte onirica, interprete della follia universale, del nonsenso, della libertà negata, della sommessa anarchia, della vacuità dell'essere. Creatore di un universo fantastico, originale e irripetibile dove tutto è possibile. I suoi personaggi vivono in un mondo parallelo che spesso interseca con le vicende della vita reale rendendo l'immagine parlante. Il suo mondo fisico è grande pochi metri quadri, di fatto il suo laboratorio, ma il suo mondo interiore è immenso oltre i limiti dell'universo.
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