La tela e la carta di Gianluca Petrini
La tela e la carta
di Gianluca Petrini
La tela del pittore, adeguatamente dipinta, era lì, appesa al muro di un museo, spocchiosa e
piena di sé poiché tutti i visitatori non le toglievano gli occhi di dosso.
Appeso accanto alla tela, un metro più in là, a destra, c’era un modesto foglio di carta dipinto
dallo stesso pittore.
I visitatori del museo non degnavano di molta importanza il foglio di carta. Quando lo facevano,
non era che per pochi secondi; dopo di che, spostavano nuovamente le loro attenzioni verso la
tela.
Questa dinamica si ripetè puntualmente per tutto il giorno.
Nell’ora di chiusura del museo, i visitatori cominciarono a defluire verso l’esterno, lasciandolo
vuoto in breve tempo.
Il silenzio del museo venne interrotto da un brontolio simile a dei colpi di tosse.
Brontolio dopo brontolio e un colpo di tosse dietro l’altro, portarono il foglio di carta, prima a
pensare e poi a dire alla tela:
-Tela, scusa se mi permetto, ma questa tosse non mi piace per niente.-
La tela che non desiderava nient’altro che sentirsi dire queste parole, rispose con sufficienza:
-Mah, sì! E’ tutta la sera che le persone non fanno altro che starmi intorno e riempirmi di
batteri con il loro respiro. Se anche tu, come me, avessi avuto tutti intorno, avresti avuto di che
stare male. Ma un semplice foglio di carta, per sua fortuna, non può avere questi problemi. Ci
mancherebbe altro.-
E, sempre con tono di sufficienza, esclamò ancora:
-A volte, vorrei essere un foglio di carta così mi riposerei un poco. AH, CHE FATICA!-
La carta si rattristò per le parole della tela. Poi pensò:
-Forse non intendeva sminuire la mia struttura. Sì, sicuramente è così!-
La carta pensò di raccontarle un po’ di sé per sincerarsi con tutta sicurezza della buona fede
della tela. Rifletté ancora un poco, prese coraggio con un bel respiro ed attaccò:
-Tela, conosco molto bene la tua particolarità e ne apprezzo tutte le sfumature. Anche un foglio
di carta ha la sua peculiarità…-
Il discorso della carta fu interrotto dalla tela:
-Ah ah, bella questa! Non l’avevo mai sentita. Quale sarebbe la peculiarità di un semplice
foglio di carta?-
La carta rimase attonita ma non si perse d’animo e, con l’umiltà che la contraddistingueva,
riprese a parlare:
-Certo, tela, anche noi fogli di carta abbiamo la nostra importanza. Ti basti sapere che tutta la
storia dell’umanità sta scritta sopra le nostre righe. Grandi amori si sono potuti esprimere grazie
a noi. Persino tu hai avuto bisogno di un foglio di carta per essere progettata e realizzata.-
-OH, CHE QUISQUILIE! -
Rispose la tela, stizzita, aggiungendo:
- E' falso! Non ho mai visto amori legarsi grazie ad un foglio di carta, semmai da un grande
sentimento. Che dire poi della storia? Che ne sa un semplice pezzo di carta della storia? E
aggiungo: ho sempre visto un pezzo di carta disegnato su una tela ma una tela disegnata sulla
carta, no!, non si può sentire.-
A questo punto, per la carta non potevano esserci più dubbi: con immensa tristezza, dovette
ammettere che la prima impressione avuta sulla tela era quella giusta. Mossa dalla sua grande
dignità, la carta aggiunse:
-Tela, non capisco il tuo comportamento. Io ti apprezzo e non metto in dubbio la tua valenza e
non capisco perché tu metta in dubbio la mia.-
-Carta, non ti devi offendere. Vedi, tutto questo io lo dico per il tuo bene. Non vorrei mai che
tu finissi per credere di essere quello che non sei, ti nuocerebbe. Nessuno mai ti amerà per
quello che sei. Devi stare al posto che ti compete, per evitare grandi dispiaceri. Domani ci sarà
la conferenza del nostro pittore, allora sentirai con le tue orecchie quale sia la verità. Ribadisco:
pensa a te come un foglio di carta, non sognare niente di più e certamente non sbaglierai.
Quanto a me, è arrivato il momento di riposarmi. Domani avrò tutte le attenzioni delle persone e
voglio prepararmi al meglio.-
La carta cominciò a riflettere sulla sua esistenza, pensando in cuor suo che la tela avesse
ragione.
Nel museo cadde di nuovo il silenzio.
La mattina seguente il museo era gremito. Gli appassionati d’arte e i giornalisti in prima fila non
aspettavano altro che l’ingresso del pittore.
Finalmente arrivò il momento. Il pittore fece il suo ingresso nella sala, seguito da un lungo e
calorosissimo applauso da parte dei presenti. La tela, in quel preciso istante, si sentì un po’ a
disagio poiché tutte le attenzioni erano rivolte al pittore.
Un giornalista prese la parola e disse:
-Signor pittore, complimenti per le sue due opere. Veramente belle. Vorrei che lei soddisfacesse
due mie curiosità.-
Il pittore annuì e, tendendo il palmo della mano verso il giornalista, acconsentì alla domanda.
-Come mai ha deciso di affiancare una tela e un foglio di carta? Quale preferisce?-
Il pittore, rivolgendo uno sguardo compiaciuto al giornalista, rispose:
-Ho deciso di affiancare le due opere perché sono mie creature e, anche se diverse nel loro
supporto, sono complementari. La tela non è altro che il pensiero finito, completo in ogni sua
sfumatura, perché è così che le persone vogliono vederlo. La carta, invece, è il vero pilastro
del mio pensiero. La porto sempre con me, mi ascolta nei momenti bui e in quelli felici, non ha
pretese. Tutto ciò che vi scrivo e vi disegno è fatto con spontaneità, con lei non devo fingere.
Amo la carta e ne ho bisogno come del respiro.-
Dopo un attimo di silenzio, nella sala partì nuovamente un lungo e caloroso applauso. Il
giornalista strinse la mano al pittore e si diresse insieme a tutti i suoi colleghi e ai visitatori
davanti al foglio di carta per fotografarlo , rendendo così omaggio al suo forte valore
concettuale.
A fine giornata, le persone, come sempre, defluirono verso l’esterno. In poco tempo, nel museo
vuoto cadde di nuovo il silenzio.
Silenzio che fu interrotto da un rumore simile a delle gocce d’ acqua che si infrangono a terra.
A quel punto, la carta prese di nuovo coraggio e domandò alla tela:
-Perché piangi?-
La tela, con voce flebile, rispose:
- Sono avvilita, non mi sono sentita mai cosi triste ed inutile. Non sono che il prodotto di ciò che
vuol vedere la gente. Sì, insomma, sono solo apparenza.-
-Non dire così!-
Rispose la carta, con un dolce tono di voce
-Tu sei elegantissima e bella: tutti guardano la tua bellezza e ora le tue lacrime ti fanno più
bella!
La tela sorrise con dolcezza e il foglio di carta la guardò con tenerezza, aggiungendo:
-Io sono bruttino e grazie al pittore ora la gente non guarda più la mia esteriorità ma la mia
essenza. Hai sentito che ha detto? Siamo l’uno complementare all’altra. Per me, ciò è una
grande gioia perché non ho avuto occhi che per te!-
La tela rispose:
- Che belle parole, carta! Sono commossa. Mi stai facendo provare un’emozione che non avevo
mai provato prima. Mi vergogno, ho detto cose ingiuste su di te. Potrai perdonarmi?-
La carta, con voce tremante e commossa, rispose:
-Non si può provare rancore verso coloro ai quali si vuole bene ed io ti voglio bene.-
-Grazie!-
Rispose la tela aggiungendo:
-Oggi mi hai insegnato tanto. Anche io ti voglio bene. Sai, io, in fondo, non ti vedo così bruttino
come dici.-
La carta arrossì. La tela, pure.
Tutto quello che successe dopo, non ve lo posso raccontare. Vi voglio dire, però, che tutta la
notte ci fu una grande sinfonia di colori. Sì, perché i colori sono musica. E su questa musica la
tela e la carta si giurarono amore eterno.
Gianluca Petrini
www.gianlucapetrini.com
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