L'ESASPERATISMO NEL CONTENITORE DELLA STORIA
"L'ESASPERATISMO NEL CONTENITORE DELLA STORIA"
COMUNICATO STAMPA
“L’ESASPERATISMO NEL CONTENITORE DELLA STORIA”
Rassegna d’arte internazionale di 73 opere “esasperatiste”
29 aprile – 13 settembre 2009 - MUSEO GRACCO, Pompei
IL BIDONE COME SIMBOLO DELL’UMANITA’
Dal 29 aprile al settembre 2009 sarà possibile visitare, presso il Museo Gracco di Arte Contemporanea e Fotografia di Pompei, la rassegna d’arte internazionale di 73 opere “esasperatiste”, intitolata “L’esasperatismo nel contenitore della storia”. L’“Esasperatismo” è il movimento culturale internazionale fondato dal napoletano Adolfo Giuliani, che ha come “simbolo” il “bidone”. Il termine non c’entra nulla con quel contenitore di rifiuti che siamo soliti vedere collocato agli angoli di molte strade cittadine. Il “bidone” in questione, di forma cilindrica, ritrovato in anni recenti in Via Salvator Rosa a Napoli, era utilizzato per evitare la sosta delle auto davanti ai negozi. Urtato dalle macchine, spostato continuamente, risultava ammaccato, sporco, davvero malconcio. Adolfo Giuliani l’ha “restaurato”, ovvero riverniciato, abbellito, ma non ha potuto eliminare del tutto i “segni” del danno che gli era stato arrecato. Proprio così la vita umana, la natura, l’ambiente in cui viviamo, troppo spesso deturpati, “violati” nella propria innocenza, da chi non ha rispetto né per sé stesso né per gli altri. La speranza che il movimento anela è “salvare” il salvabile, ovvero recuperare il più possibile quanto di “buono” è rimasto, abbellirlo, valorizzarlo. Ma, proprio come il “bidone, ci è impossibile cancellare del tutto i “segni” del degrado, i danni permanenti che sono stati arrecati alla vita umana, alla natura, e all’ambiente. In questo senso l’Esasperatismo diventa sì una denuncia dei mali del mondo, ma anche un “esasperato” appello a che non tutto vada perduto. Per certi versi potrebbe ricordare il Decadentismo, nell’analisi reale delle “anomalie” della società fin dentro la psiche umana, o anche i “poeti” dell’Arcadia, per il tentativo di restituire a ciò che lo merita la sua originale bellezza e semplicità, o persino i Crepuscolari, con i quali gli Esasperatisti forse condividono la sfiducia nei confronti di un certo tipo di “progresso”scientifico a spese dei valori fondamentali della vita, e di conseguenza il desiderio di “rifugiarsi” nelle “piccole”, ma genuine “scoperte”, della quotidianità. Cioran parlava della “bestialità della vita” che lo aveva “calpestato e schiacciato …, … tagliato le ali in pieno volo e derubato di tutte le gioie” a cui aveva diritto. Valery arrivò ad affermare che “il capitale della nostra cultura”, ovvero non solo i “beni” culturali ma anche la nostra capacità di usufruirne, “è in pericolo”. D’altra parte, già Giordano Bruno, nel suo “Spaccio della bestia trionfante”, denunciava la “corruzione” degli dèi dell’Olimpo, che per lui rappresentavano “le virtudi e potenze de l’anima” del mondo. Auspicava però una “riforma” morale simboleggiata da Giove che convocava un’assemblea celeste per purificare il cielo dai vizi e ristabilire qualità positive. Tuttavia l’originalità dell’Esasperatismo, che lo differenzia da ogni tipo di movimento culturale più o meno affine, consiste proprio nella molteplicità degli aspetti che si “muovono” al suo interno, offrendo continuo stimolo a così tanti poeti, scrittori, artisti, ed uomini di cultura, che hanno unito le loro “voci” per fare eco ad un’esigenza così attuale quanto urgente. In particolare gli artisti, che per loro natura sono “sensibili” alle problematiche sociali e in genere ai conflitti dell’essere umano, sono stati felici di aderire numerosi alle nobili finalità del movimento. Ciascuno, adoperando il proprio stile, linguaggio, o tecnica personali, si è accostato alla tematica proposta ora scandagliando le profondità della “crisi” negli aspetti più inquietanti e rappresentandoli con contrasti “violenti” e colori che sanno di “marcio”, ora tentando la strada dell’“evasione” da una realtà che si sente insopportabile e rifugiandosi nei “paradisi” incantati dell’immaginazione, fatti di tinte tenui dai colori riposanti. Il Museo Gracco è lieto di ospitare una mostra fondata su presupposti di tale spessore culturale e antropologico. A tal fine diventa per l’occasione “contenitore”, a sua volta, di tutti questi stimoli e, più precisamente, un’estensione del “bidone” e “cassa di risonanza” del movimento. Del resto, la scelta del luogo dell’esposizione non è casuale. L’antica Pompei, che un tempo era il “cuore” di un ambiente di vita ridente detto “Campania felix”, e che una volta è stata distrutta dal Vesuvio e più di recente, insieme a buona parte dell’ambiente circostante, dall’indifferenza umana, è il “locus” ideale per questo tipo di denuncia. Non è vero, come qualcuno vuol far credere, che noi napoletani ci siamo assuefatti all’inquinamento al punto da non essere in grado di accorgercene da soli e quasi da compiacercene. Al contrario, e l’Esasperatismo docet, ne siamo profondamente turbati e feriti, ma, al tempo stesso, lottiamo con tutte le nostre forze ed energie (fisiche, mentali, culturali, artistiche), per difendere dall’ulteriore degrado ciò che di più bello e caro e buono ancora abbiamo e che ci fa apprezzare in tutto il mondo.
Plinio Caio Gracco
Direttore Museo Gracco di Pompei
INFO
Vernissage: 29 aprile 2009 ore 19.00
Esposizione : 29 aprile - 13 settembre 2009
Orario di visite: dal martedì alla domenica – h 10,00-13,00 – Su appuntamento altri giorni
Museo Gracco – Via Diomede, 8 – 80045 Pompei Napoli
Telefono:081-8613784
SITO WEB:www.museogracco.it E-mail:museo@gracco.it
(ingresso libero)
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