Il suono del segno
(estrapolato dal testo critico della mostra “ Il suono del segno”Loro Ciuffenna )
Il suono è la sensazione creata dal movimento oscillatorio di un oggetto: una vibrazione che si propaga nell'aria e raggiunge l'orecchio che, attraverso un complesso meccanismo interno, è responsabile della creazione della relativa sensazione uditiva. Ogni volta che il senso dell’udito è sollecitato da una serie di suoni li traduce al sistema nervoso centrale che si preoccupa di tradurli a seconda del codice appropriato a ogni singolo utente. La fruizione di questi suoni, infatti, avrà un effetto piuttosto che un altro a seconda del tipo di risposta soggettiva a tali pressioni.
La mostra “Il suono del segno” parte dal presupposto che, da solo, un tono non è in grado di creare una melodia e di interessare l’intero apparato sensoriale dell’individuo: solo con l’unione di più suoni e quindi attraverso una vera e propria melodia, è possibile creare quel ritmo in grado di trasmettere senso di movimento e estasi. Nell’arte della nostra contemporaneità si parla sempre di più di fruizione polisensoriale ed emozionale proprio perché sarebbe impossibile risalire alle emozioni che presiedono le invenzioni testando un lavoro unicamente con il senso della vista o dell’olfatto.[...]
[...] Le vorticose strutture di Nicola Salotti ci potrebbero rimandare alle dolorose e geniali espressioni del Blues che è nato e si è sviluppato in seguito alla schiavitù delle comunità nere, nelle regioni del sud degli Stati Uniti. Possiamo considerare il Blues come la manifestazione profana di uno stato d’animo che ha ritrovato nella parola poetica prima, nel canto e nell'accompagnamento in un momento successivo la sua grande e travagliata possibilità di rivelazione. Le opere di Salotti trascinano il fruitore in un moto centripeto, in un viaggio al centro di ogni cosa, dove l’essenza della verità si manifesta attraverso il particolare utilizzo di segni, luci e superfici. Il groviglio iniziale che sembra inestricabile, così come la tristezza e il dolore quotidiano espressi dai canti blues, ben presto manifestano un bagliore interno o una particolare accensione cromatica che si trasforma nella speranza di una condizione mentale in evoluzione in grado di poter sovvertire ogni avversità.
Suoni dei segni, melodie cromatiche, ritmi primordiali e talvolta tribali: nella vita basta credere nel futuro per diventare artifici del proprio destino. Nell’arte, invece, è sufficiente dare il nome a una cosa per farla esistere
Maurizio Vanni [Museologo,Storico e Critico d'Arte]
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