Testo Critico di Paolo Levi
Monica Martins giovane artista brasiliana che dal 2008 vive in Italia, esplora con le sue opere un territorio relativamente nuovo dell’arte, la digital art. Con questo termine si intende tutta la produzione artistica elaborata totalmente o parzialmente al computer.
Su questa tecnica sono in molti a mostrare diffidenza ed è ancora difficile, soprattutto in Italia, scalfire l’idea, peraltro erronea, che nella digital art fa tutto il computer. Certo, pennelli e spatole sono stati sostituiti da pixel e programmi digitali, ma non per questo è intaccata la creatività di un artista vero, che riesce comunque a esprimere la sua poetica, anche se si avvale de una tecnica diversa da quelle del passato.
Monica Martins è una sperimentatrice, che si addentra in un linguaggio nuovo, aperta a soluzioni inedite e ancora tutta da esplorare, dato che non c’è un Museo a cui può guardare e con cui confrontarsi.
Ma Martins è tutt’altro che digiuna di arte e lo dimostra il fatto che non delega certo al computer il disegno, che ovviamente – e come già affermava Giorgio Vasari nel Cinquecento – è la base fondante di ogni opera d’arte.
Le creazioni dell’artista brasiliana si muovono principalmente nell’ambito della figurazione, anche se talvolta si declinano in una sintassi al limite dell’astrazione. ‘E questo il caso dell’opera Maternidade: al centro di una composizione astratta, che potrebbe rappresentare l’utero materno, compare il profilo di un feto in formazione.
Per questa e altre opere, a un primo impatto la sensazione è comunque quella di trovarsi di fronte a lavori dipinti su tela, poiché l’artista riesce a ricreare al computer la calda suggestione delle tinte di una tavolozza, suggerendo passaggi di luci e ombre e declinando con equilibrio e armonia le diverse gradazioni di colori.
Paolo Levi
Critico D’Arte
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