Gianfranco Pugliese su Michele Straface
Se Robert Rauschenberg, Andy Warhol e Roy Liechtenstein ebbero la premura di raffigurare i grandi personaggi della storia politica, cinematografica, artistica, musicale e fumettistica delle tante nazioni dei popoli degli uomini, qui, all’interno della rècherche artistica di Michele Straface, prendono nuovamente vita i vecchi insegnamenti dei grandi capiscuola dell’Espressionismo astratto e della Pop Art della Scuola Americana, ambedue movimenti artistici che nacquero successivamente al periodo storico della seconda guerra mondiale.
Diabolik, un personaggio del fumetto Italiano, ideato dalle sorelle Giussani, è rappresentato, non solo da altri ma anche dall’artista vivente contemporaneo, per l’appunto, Michele Straface, la cui arte è incentrata su una puntigliosa e maniacale tecnica supportata da chiodi, viti e fili di ferro intrecciati e conficcati su delle lastre di ferro perforate, che riescono a generare delle opere facilmente identificabili da parte dell’osservatore, perché i soggetti umani raffigurati appartengono al bagaglio culturale delle idee consuetudinarie di una società.
I grandi dominatori culturali del genere umano riescono a presentarsi in tutta la loro potenza, nelle varie fasi della storia dell’umanità, tramite dei principi impositivi, proposti dalle classe dirigenti di turno, oppure provengono, al contrario, dal basso, ovvero da un leader di estrazione popolare.
Le aspettative di un mondo migliore che deve essere guidato e illuminato da un liberatore delle nazioni non è una novità, infatti sono tanti i capipopolo che si nutrono del sangue della gente di una determinata comunità di appartenenza a un territorio che manifesti delle strutture forti, legate ai tipi di lavoro, all’educazione e alla relazione con i propri simili. Possono essere in tanti a rifiutare uno status symbol, come d’ altronde, in certi casi, l’esatto contrario.
L’opera dello scultore, Michele Straface, mette in evidenza non solo il titanismo di taluni personaggi facilmente riconoscibili dalle masse ma, in concreto, pone all’osservatore delle domande dettate dal dubbio metodico, per l’ appunto, se sia saggio e conveniente sottoporre la propria dignità a un altro essere umano, che, per mezzo del suo calpestio, attraversa la crosta terrestre con i suoi eserciti.
La morte rende critica tutti uguali e azzera qualsiasi tipo di pretesa di possedere altri beni materiali, ossia denaro, oro, immobili, per salvare la propria anima. Ciò che conta è preservare la propria immagine dalla corruzione del tempo, e questo può avvenire solo ed esclusivamente rendendosi immortale attraverso un oggetto artistico.
La maggior parte delle genti dell’antichità era impossibilitata a trasferire ai posteri la propria immagine personale all’interno di un manufatto artistico, ma se questo accadeva, poteva solo ed esclusivamente avvenire all’interno di alcuni schemi rigidi iconografici, come ad esempio delle scene di gruppi di una moltitudine di uomini e di donne, i cui visi, occhi, arti, vestiario o altro erano completamente uguali per tutti i soggetti raffigurati, mentre invece re, regine, sacerdoti e uomini di potere potevano essere contraddistinti dal resto delle folle in virtù delle loro fattezze psicologiche ben accentuate e caratteristiche, i cui vestiti, scarpe, scettri del commando sociale, corone e monili vari li rendevano del tutto differenti dal resto della gente semplice e comune.
In Michele Straface sono riprese esattamente le vecchie tematiche dei personaggi unici e illustri, i quali, con il loro operare e le loro vite, hanno contribuito, per le generazioni future, a preservare integra la loro immagine attraverso delle opere d’ arte realizzate da molti artisti, che si sono succeduti nella storia dell’ arte. Lo scultore, Michele Straface, riesce a elaborare, con la sua tecnica, i personaggi tratti dalla realtà o dal mondo della fantasia: in effetti egli realizza delle opere ispirandosi all’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, a Marilyn Monroe, a Diabolik e ad altri ancora.
Tutte le sue opere sono di forte impatto per chi le osserva, e la riconoscibilità immediata dei suoi soggetti, all’interno delle sue opere, risulta evidente, e inclusa necessariamente nel movimento artistico della String Art.
Gianfranco Pugliese [Critico d'Arte]
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