“Anima: riflessioni, creazioni e rielaborazioni artistiche della nostra società”,
Michele Panicali nasce a Fano nel 1965. Pittore figurativo vive e lavora a Fano dove nel 1984 si è diplomato presso l’ Istituto Statale d’ Arte Adolfo Apolloni nella sezione “Decorazione Pittorica “sotto la guida dei Maestri Emilio Furlani e Giorgio Antinori .Da sempre ama esprimersi attraverso il disegno ed il colore. La vita lavorativa lo porta in altre direzioni rispetto all’arte ma nonostante ciò la passione per la pittura gl’ apprezzamenti e
riconoscimenti, lo convincono nel tempo libero a coltivare questa sua dote
Nel 1994 per la prima volta partecipa ad una collettiva. Attualmente è iscritto all’Associazione Culturale “Val Cesano Arte”
Dal 13 al 24 settembre 2013 ha esposto le sue opere in una mostra collettiva intitolata “Anima: riflessioni, creazioni e rielaborazioni artistiche della nostra società”, insieme alle opere di art-design di Roberta Alegi e Melissa Giacomelli, e le sculture di Marsilio Pianosi. Il sottotitolo scelto per essa era: “riflessioni, creazioni e rielaborazioni artistiche della nostra società”. La mostra evidenziava la ricerca individuale di questi quattro artisti che, in realtà, avevano un fine comune, quello di denunciare con le loro opere il malessere dell’uomo che vive in questa società.
La pittura di Panicali è particolare ed intimistica, in quanto l’artista cerca di approfondire i temi della conflittualità e del disagio che ogni persona cela www.candelara.com portato dalla civiltà industriale che ha trasformato lo stesso uomo in macchina-automa incapace di ragionare.
La sua attività pittorica può dividersi in questi temi iconografici:
Humanoidi ¬¬¬- Nuclear
L’Oracolo - Teste di Fuoco
Nel primo ciclo cosiddetto degli “Humanoidi” l’uomo dipinto o disegnato da Panicali è un essere dalle forme umane il cui corpo sta per mutarsi in una macchina; al suo interno non esiste più né l’“Anima” né l’intelletto a governarlo ma degli ingranaggi meccanici, precisi, forgiati al tornio che gli fanno perdere la sua identità umana e lo
mutano in macchina. Una denuncia, un grido che l’artista - animo sensibile, attento ai mutamenti - non può fare in un comando, ma può espletarlo solo attraverso la sua arte; ecco che allora così l’artista recupera il ruolo insostituibile all’interno della società.
Agli “Humanoidi” seguono le “Teste di fuoco” dove l’uomo è rimasto solo un fatto di forme; esso è ormai un robot che riecheggia alle nostre menti gli stabilimenti di riciclo, dove magicamente da montagne di rifiuti - ricoperte di fresca erba inglese - fuoriescono dei camini fumeggianti. Cronologicamente precedenti sono gli “Oracoli”,un ciclo dedicato agli alberi che divengono delle divinità animate ( caratterizzate da grandi visi benigni che guardano lo spettatore ) verso le quali l’uomo in difficoltà rivolge lo sguardo per chiedere aiuto. In alcuni casi all’interno del suo tronco si aprono varchi come delle grotte misteriose, dove l’uomo nudo cerca rifugio.
L’albero è da sempre un simbolo emblematico della bontà della natura che ha accompagnato e caratterizzato la vita dell’uomo; in maniera particolare esso ha segnato anche la vita di Panicali. L’albero diventa animato, il tronco si trasforma in corpo d’uomo, al contrario gli arti superiori rimangono una chioma, vigorosa e potremmo dire quasi pesante, tanto da piegare sotto il suo peso il tronco-corpo, diventando una metafora del nostro mondo dove spesso il nostro ingegno ed il nostro interesse consumistico non hanno saputo capire i propri limiti, così il mondo in cui viviamo si sta distruggendo per non averlo saputo preservare. Così la conoscenza umana privata del limite del mistero, della religione e del sacro ha portato alla crisi dell’essere uman Nel corso della sua carriera artistica Panicali si è cimentato raramente anche con il tema del sacro con risultati interessanti. Pur essendosi impossessato di iconografie non sue, è riuscito in queste a trasmettere le problematiche che lo affliggono. Queste non sono immagini devozionali, ma come le grandi pale d’altare devono invitare l’uomo a riflettere. Così il corpo del Cristo si carica di una forza incontenibile, potremmo dire ribelle, che lo porta a schiodarsi dalla croce, che non è quella del Golgota; è una croce conficcata in una città, costruita in laterizio rosso, questo rosso si impossessa e diventa quasi una pittura monocromatica. La riproduzione della testata “Il Messaggero” ci conferma che questa crocifissione avviene oggi, un mistero che si ripete quotidianamente da duemila anni a questa parte, tra l’indifferenza dell’uomo, rappresentato qui da due personaggi a sedere al tavolino di un bar.
Lorenzo Fattori [Critico d'Arte]
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