Gianna Eterno espone “ Dea” alla Mostra Masterfull Work
Recensione a cura del Critico d'arte Melinda Miceli
L'artista autodidatta Gianna Eterno , già nota come poetessa, espone “ Dea” alla Mostra Masterfull Work, presso Museo contea del Caravaggio via Rimini S. Giovanni la Punta, Catani, dal 14 dicembre al 10 gennaio. Critici d'arte Melinda Miceli e Alberto D'Atanasio. Tra le opere esposte gli storicizzati Xavier Bueno, Alex Caminiti, Antonio Manzi, Dialmo Ferrari, Renato Guttuso.
“L' opera “Dea” di Gianna Eterno effigiata come un’icona dallo stile liberty seppur priva di cornice, mette in scena un essere femminile surreale, sospeso in aria, assolutizzato, circondato da un alone divino in contesto di decorativismo in cui bellezza e fertilità si fondono nello stile tipico del floreale.
Linee dolci e sinuose s incontrano armoniosamente nel soggetto che sembra nascere dalla natura stessa cui s’ispira stilizzandone gli elementi. La tela esprime un concetto di femminilità velato di mistero e disorienta chi tenta di approfondirne il senso per lo sfondo astratto e il vuoto che stigmatizza la figura.
Il mistero si situa entro le espressioni simboliche che dai tempi più antichi sono state caricate dalla cultura di miti e archetipi che parlano direttamente alla nostra anima, superando il limite di un discorso razionale ed esigendo un significato universale.
È la conoscenza di quel sentiero immerso nell’oscurità inconscia, la saggezza dei tempi che occorre recuperare per una visione culturale più ampia, quella perduta Sapienza interiore che evoca un approccio “femminile” al mondo reale. La donna ritratta a simbolo della superiorità umana, che la figura possiede nei riguardi di tutto ciò che è stato generato, si rifà filosoficamente alla figura della Grande Madre, cui in tempi arcaici, l’uomo si accostava mitologicamente; su questa tela ella rappresenta la formazione di un’immagine archetipica proiettata sul mondo, in una relazione di filiazione, attraverso l’immaginario astratto dell’artista.
L’aspetto oggettivo riprodotto dal vaso, per la cui “traslatio” la donna contiene e protegge, nutre e genera, ne fa simbolo di essenza femminile nella sua esistenza muta non divorante ma datore di prosperità. È il femminile Isideo che diventa creativo nel segreto e nel silenzio della Grande Madre, la saggezza, immagine proiettiva dello spazio interiore, vissuta e proposta come esteriore nella quale si percepisce un femminile onnipotente e numinoso da cui dipende tutta la natura e la vita umana; portatrice di un grande messaggio di pace ed equilibrio tra i generi”.
Dott.ssa Melinda Miceli storico e critico d'arte
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