Pulsazione Vitale
Testo di: Lucio Barbera
Con una pittura calma,intimista,crepuscolare,essenziale nella sua francescana semplicità,che come miovola il tempo rellenta,Mavie Cartia) con pensosa attenzione si curva all'ascolto di voci flebili,cattura le infinite e misteriose sorprese che si annidano in pochi centimetri quali potrebbe notare solo occhio di formica,che strenuamente li.oercorre come un lungo viaggio,ma non mai vederle lo sguardo, supremamente distratto, dell'uomo ché,quello spazio,lui davvero bravo , percorre di un sol passò.Un piccolo relitto di fiori,danzanti dentro una ciotola:gigli marini della sabbia che svettano,gareggiando con il fiore dellagave in un presuntuoso gioco di vita e di morte,o stranianti squarcio di paesaggio più vissuto che visto,ogni cosa,per l'artista ,diviene occasione per una declinazione pittorica che punta alla essenzialità rarefatta dellimmagine.,dalla quale la poesia del quotidiano, sommessamente,alza la sua voce ovvero,ed è dir meglio, aderge il suo silenzio,per.mostrare che l'arte,in figura di verità,resiste anche quando,come facilmente potrebbe dirsi,'si trovi alle spalle', cioè 'dietro 'di ciò che si vuol celebrare come "moderno'.non certo sull'invenzione punta l'artista ma piuttosto sull'infinitesimale variazione che fa procedere il discorso fingendo, ma soltanto fingendo, di ripetere e di segnare il passo, quando invece, ed al contrario ,ogni singola tela con orgoglio esibisce il suo irriperdibile e variante ritmo.ed ha tanto riesce rivolgendosi ad una iconografia umile e dimessa ad un soggetto ridotto ai minimi termini ad una scena in cui apparentemente non c'è spazio nel tempo di racconto.Se come ha scritto Piero Guccione,'e nella variegata esplosione di gigli, nella loro variegata formale coloristica che il canto silenzioso di Maviei si fa più sottile e puro', e nella 'pittura di paesaggio 'che, a mio parere l'artista ,attirata dalle sue origini, oltre che dai fatti della vita ,in quell'angolo magico di Scicli ,mostra una già matura coscienza che si lega alla tradizione morandiana e, per il suo tramite ,alla lezione di Cézanne, per via di una gremita ,seppur mossa ,spazialità.Non solo qui si ferma il suo personalissimo allunato, perché l'artista è pur capace di coniugare la sostanza geometrica dell'immagine, la sua struttura (si veda ad esempio "stradina Pisciotto 'o 'la finestra del gatto ',entrambe immerse in una luce solare) con la condizione essenziale del paesaggio che quasi si frantuma in una sottile evanescenza.Così il fascino della sua pittura non abita solo nella tenuta formale, che è cosciente fermezza anche quando sembra lasciarsi smangiare dalle morsure dell'ombra o dalle carezze della luce, ma piuttosto in quella molecolare vibrazione, in quel di gradare di sfumature, in quel brulicare di materia immersa in una luce diffusa e al tempo stesso acuminata che corrode le forme e le solidifica.Su tutto sormonta, delicata e prepotente, la capacità di suggerire uno spessore con lievi scarti di pennello, addensamenti di pasta, o di essa, veri e propri raschiamenti, presenze minimali di tasselli di ombra e di una tenue solarità, gli uni e l'altra immersi in una luce cagliata, densa, quasi tangibile, presa è resa con un colore tenace e fragilissimo, quasi d'aria fosse fatto e l'aria respirasse. In dipinti come 'Paesaggio 'del 2008 o 'Verso il mare 'del 2009, strepitoso concerto di grigio azzurro e turchese,si assiste alla frantumazione e costruzione del paesaggio, alla compresenza di 'pieni 'che, appena il nostro occhio vi sosti si fanno vuoti, e di 'vuoti ' che appena la nostra attenzione vi inciampi e cada dentro, prendono forme rilievi di pieni. Ed è proprio qui il segreto accattivante della pittura di Mavi Cartia, in questa 'pulsazione' che è rimandata da movimenti lentissimi del pennello, da una materia che, nel costruire l'immagine, sembra cancellarla, per lasciare la propria sagoma, una resistibile memoria, come se ogni cosa esistesse, e potesse essere vista, è vissuta, solo attraverso un velo opaco che la smorza e la protegge. Pulsano i paesaggi privi di presenze umane, e pulsano anche gli strappati fiori memori di De Pisis, pulsa la natura e soprattutto, pulsa la pittura che, di ogni cosa si, si fa specchio e cuore, registrandone il ritmo vitale. Ed è da questo momento che l'ossessione percettiva dell'artista, che sfrutta tutte le possibilità dello sguardo pittorico, si tramuta in silenzioso racconto. Di altre pulsazioni.
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