EMANCIPAZIONE
OLIO, TELA, 2013
(Recensione a cura di Maria De Michele)
Nelle opere di Mario Gianquitto il passato ritorna, evocato e filtrato si intreccia con il presente. L’artista sensibile e ricettivo alle potenti suggestioni dei grandi maestri del ‘600 approfitta di disarticolati frammenti che ricompone in maniera straniante ma riconoscibile, frammenti che avverte come valenza simbolica nella quale ritrovare l’equilibrio compositivo. Particelle assemblate ad oggetti, figure umane, animali profondamente radicati nella realtà contemporanea. Il corpo umano, soprattutto la donna, è il fulcro sul quale concentrarsi, pur rimanendo fedele ai canoni classici Gianquitto si propone con un linguaggio espressivo in senso metafisico, il passato si afferma come fondamento e sostegno della modernità.
“Emancipazione”, un dipinto che reinterpreta alla luce dei nostri giorni l’estetica femminile e non solo. Una personalissima rielaborazione del ritratto di Lucrezia Paolini, moglie dell’esuberante ed eclettico pittore napoletano Salvator Rosa, in un contesto mutato, diviene come per poeti e novellieri oggetto da idealizzare, la carnagione volutamente impallidita, lunare, canone di bellezza essenziale per le donne del tempo, sia cortigiane, di nobili estrazione o semplici popolane utilizzavano del succo di limone o borace sulfurea per schiarire la pelle.
Lucrezia, presa ad immagine di quell’appartenenza illusoria dell’età barocca, dove il punto nodale della vita sociale doveva essere il “decoro”, la dedizione alla casa e alla famiglia, vivere nel timor di Dio, rarissime le donne capaci di condurre una vita indipendente, dotate di una buona cultura umanistica, l’apparire assumeva un valore di fondamentale importanza. E Mario Gianquitto in tutto lo spazio disponibile segna la presenza di Lucrezia come frutto di un virtuosismo spinto e carismatico che diviene testimonianza di una falsata emancipazione.
La figura in secondo piano ricalca il prototipo della femminilità contemporanea, una donna progredita, intraprendente, volitiva, avvolta in un panneggio rosso dove luci ed ombre ne esaltano le pieghe, dalle quali emerge una bellezza pura, che racchiude la sete di armonia e di perfezione, di forma e sostanza.
Un drappo che come una corazza le impedisce di muoversi. La condizione umana della donna resta cristallizzata, l’immobilismo si perpetua, la priva dell’esistenza della scelta di sé e la rimette ad una verità cui semplicemente adeguarsi.
Ogni opera di Mario Gianquitto propone un pensiero personale dell’attualità storica congedandosi dalla presunzione di trovare la verità, il contenuto del quadro diviene un percorso ardito per rinvenire il messaggio cui oggi è chiamato, aprendo la possibilità di un dialogo per un ipotetico contraddittorio. Emancipazione come sostitutivo all’etica dell’obbedienza, dove l’uguaglianza e la libertà della donna accrescono le potenzialità intellettuali e morali dell’intera umanità. Le mani rivolte verso l’alto, eleganti e affusolate, dischiuse, sono metafora di libertà, condivisione, concordia. La creatura di sesso maschile dovrebbe sempre tenere a mente le parole del Capo Indiano Seattle “Non è la terra ad appartenere a noi ma siamo noi che apparteniamo alla terra”.
Informazioni generali
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Categoria: Pittura
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Eseguita il: 2013
Informazioni tecniche
- Misure: 50 cm x 60 cm
- Tecnica: OLIO
- Stile: FIGURATIVO
- Supporto: TELA
Informazioni sulla vendita
- Collezione: Napoli Italy
- Prezzo: € 1.500,00
- Disponibile: si
Informazioni Gigarte.com
- Codice GA: GA82948
- Archiviata il: 12/01/2014
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