“Una calda febbre di colori”
Mostra Personale di Pittura del Maestro Giancarlo Cuccù
Organizzazione,cura e presentazione del Critico d'Arte Maria Palladino
PerGiancarlo Cuccù, il rapporto continuativo con il colore diventastrumento di indagine introspettiva e di analisi sulla percezione ela risonanza interiore dei fenomeni, siano essi paesaggi, naturemorte, ritratti o figure. La materia cromatica diviene materiavivente, e nel sovrapporsi e accorparsi, accostarsi delle pennellatefrenetiche, nervose, nell'urgenza di arrivare all'essenza, allaragione ultima di ogni esistenza, nell'entusiasmo della constatazionedella sua effettiva, inevitabile fuggevolezza.
Daquesto origina la luce, una luminosità talora diffusa, taloraconvergente sull'oggetto dell'analisi, rivelatrice come uno studioanatomico, una diagnosi medica, apparentemente oggettiva edistaccata, ma fondamentalmente intrisa di profonda umanità. Di unsentimento di fraterna compassione che nasce dalla considerazioneinteriorizzata del dolore del vivere, e soltanto attraversando questodolore, la vita tutta trova il senso del suo essere.
Ipaesaggi fermani, le montagne, i calanchi e le dolci, modulatecolline, il suo luogo d'origine, divengono specchio dell'evolversi,soggettivo e oggettivo, trasformazione mutua della natura edell'autore che la percepisce e restituisce come altro da sé, chediviene al contempo geografia delle emozioni, metamorfosi perpetuaattraverso le stagioni, gli anni, l'esperienza.
Intrecciofitto, quasi tessuto, di toni dominanti con poche variazioni, in cuitrama e ordito si rivelano altresì schema del sentire, come in“Grande paesaggio con i Monti Sibillini”, che nella magniloquenzadella rappresentazione disvela echi affettivi; “Paesaggio conalberi inclinati”, il quale nel variare in diagonale del ductuspittorico suggerisce prospettive inconsuete, epifanie possibili anchenel già noto; “Paesaggio con mandorli in fiore”, nella fasciarosea che definisce la fioritura, e pone l'accento sull'oggetto deldiscorso, sorprende per la mutazione improvvisa nella consuetudinemodulata dei cromatismi noti.
Neidipinti di figura, la dolcezza attonita dei bambini, quali “Bambinascalza”, “I primi denti” che preannunciano, negli atteggiamentie negli sguardi malinconici, la prefigurazione e l'accettazione dellagravosità del percorso umano. Trascorre quindi nella drammaticità,altresì luministica, di opere quali “Nascita”, “La morte delclochard” dichiaranti, nell'ossimorica opposizione, il puntocardine della ricerca dell'artista.
Ilsuo interesse si concentra allo stesso modo su temi scomodi,sull'attualità più tragica del nostro presente: “L'urlodell'Africa”, “I dannati”, trattano le tragiche vicendedell'immigrazione, per restituirci un'immagine degli individui, edelle collettività, quali materia in dissoluzione, merce di scambio,vittima unica e indistinguibile allegoria dell'aviditàcontemporanea.
Sipotrebbe ravvisare una summa ideale di tutto questo nella naturamorta “Melograno aperto”, che circoscrive in uno spazio ridottol'immensa ferita, corporale e psichica, dell'esistere, in unaconcentrazione di forma-colore la quale identifica l'eternooriginarsi e dissolversi di tutti gli enti, organici e inorganici.
E'riduttivo descrivere la pittura di Giancarlo Cuccù come“espressionista”, in quanto vi si ravvisano molteplici edisparate istanze, fuse in uno stile unico, la cui originalità ècifra distintiva dell'artista autentico: dalla scarnificazioneformale di Cèzanne alla sintesi di Matisse, ai toni stemperati eluminosi di Bonnard e la visionarietà pre-espressionista di Van Goghe Gauguin, lo sguardo impietoso, dissezionante, dell'amato ChaïmSoutine, le accensioni deformanti di Georges Rouault, fino alladurezza essenziale dei nordici Appel, Kokoschka, Nolde, e iriferimenti più vicini e familiari di Osvaldo Licini, AttilioForgioli, Tullio Pericoli, Ruggero Savinio.
Laspecificità dell'operare artistico di Giancarlo Cuccùnella suapittura, sta proprio nel tessere una rete perpetua e inestinguibilefra il suo punto di osservazione, se stesso e il riguardante. Undialogo silente e che si rinnova ogni volta, nell'intuizione dellamutevolezza e inafferrabilità di un'immagine unica del reale.
Cosìcome in quella gioiosa e inesauribile investigazione del carattereultimo che identifichi, in una singola concrezione materica,qualsiasi entità animata o inanimata intorno a noi.
Cenni biografici
Giancarlo Cuccù nasce a Torino da genitorimarchigiani e vive nelle Marche fino all età di sei anni nellagrande casa dei nonni materni, nella frazione di Collina Nuova, nelcomune di Monte Vidon Combatte. Apprezza la bellezza della campagna edel vivere all’aria aperta. Ritorna a Torino, ma per le vacanzeestive e natalizie è di nuovo nelle Marche. L’incontro con lapittura avviene nella tarda estate del 1938 quando dipinge su legnoun piccolo paesaggio andato perduto dai colori rossi e blu. Dei primianni Sessanta si ricordano un Vicolo di notte, ritratti di attori.figure di toreri e alcuni paesaggi andati distrutti. E del 19601’acquisto del primo cavalletto da studio. Della fine degli anniSessanta rimangono un paesaggio di chiaro influsso morandiano, unritratto di donna monocromo e un nudo eseguito a spatola, un ritrattodella madre malata (databile al 1970). tre ritratti del padre, unpiccolo Arlecchino, qualche paesaggio, oltre a numerosi disegni elavori a china. Alla fine del 1967 lascia definitivamente Torino e sitrasferisce a Fermo nelle Marche, dove abita tuttora.
Nel 1976 in occasione del primo dei molti viaggi aParigi incontra la pittura francese del post-impressionismo e vededal vivo le opere degli artisti che saranno le avanguardie dellapittura moderna: L’ultimo Cezanne con i lavori sulla SaincteVictoire, Rouault, Gauguin, Van Gogh, Soutine, Bonnard, il primoMatisse, il Monet delle ninfee e, per finire Munch e gliespressionisti tedeschi (Nolde sopra tutti ma anche L’austriacoKokoschka).
Mostre collettive a Fermo nel 1982 (PalazzoComunale) nel 1996 (Cappella di Villa Vitali), e nel 2003 (CisterneFalconi). Va a Monte Vidon Corrado a ritrovare i paesaggi del primoLicini e le atmosfere delle Amalasunte. Nel 1990 è in Olanda per lamostra del centenario della morte di Van Gogh e a Parigi conosceMadame Castaing, della quale eseguirà tre ritratti. Negli anni 2000è a Ceret e cerca in quei luoghi la violenza cromatica del “folledi Smilovitchi”. È di nuovo a Parigi negli anni seguenti per leretrospettive di Gauguin, Cezanne e Modigliani. Studia le opere diScipione e Gino Rossi. Nel 2005 tiene una personale di oli e disegnialla Galleria di Arte Moderna a Montecatini.
Nel 2008 espone a Firenze presso Art in Progress invia dell’Oriolo. È fra i 106 artisti che inviano una formelladipinta alla Libreria Bocca di Milano per partecipare all’iniziativa“L’arte aiuta la cultura“. Viene in contatto con la pitturadissacrante dello svizzero Varlin e nel frattempo continua gli studie le ricerche sul paesaggio marchioiano proprio in quel lembo diterra (le struggenti colline e i calanchi) che da Fermo s’internafino a Montottone, Petritoli, San Procolo Monte Vidon Combatte eCollina Nuova. Nei primi anni Duemila conosce Oscar Piattella e vaspesso a Cantiano a trovarlo e lo ritrae con un cagnolino in braccio.Si lega in amicizia con il pittore milanese Attilio Foroioli cheviene in vacanza a Cupra Marittima e del quale eseguirà treritratti. Conosce i pittori siciliani Guccione e Sarnari.
Sulla sua attività pittorica è stato pubblicatonel 2008 il librocatalogo I colori dell’anima con testo critico diMarisa Calisti e nel 2010 con scritti di Piero Feliciotti e Lucio DelGobbo in occasione della mostra di Jesi nel 2011 Orizzonti con testodi Gloriano Paoletti e a seguire Ritorni, con le osservazionicritiche di Stefano Papetti. Nel 2014 espone a Palazzo Ducale diUrbino presentato da Silvia Cuppini, e a Palazzo dei Capitani adAscoli Piceno e ancora all’Alexander Museum Hotel di Pesaro. Nellaprimavera del 2013 espone sedici opere alla Galleria Wikiarte diBologna e nel frattempo viene accettata la sua iscrizione a sociodella Società Belle Arti e Museo Permanente a Milano.
Nel2004 è andato ad abitare in una grande casa con uno studioall’ultimo piano dove «Si coglie una veduta della campagna fermanache si spinge a sud fino al Gran Sasso e a nord al di là di MonteSan Vicino con una vista sui Monti Sibillini da togliere il fiato».Nel 2017 a Roma - Galleria la tartaruga; nel 2019 A Firenze -Semiottagono delle murate e nel 2022 e 2023 in una mostra collettivae in personale a Mantova - Galleria Sartori.
Presso:Palazzo Pisani Revedin, San Marco 4013A, 30124 Venezia (VE)
Lamostra resterà visitabile fino al 15 Novembre
Oraridi apertura: da Martedì Domenica 10:30 – 13:30, 14:30 – 18:30.Chiuso il Lunedì. Ingresso libero.
Perinformazioni e contatti: Maria Palladino: 3341695479audramaria76@gmail.com
domenica 3 novembre 2024
Palazzo Pisani Revedin, San Marco 4013A, 30124 Venezia (VE) - Venezia - VE - Italy
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