L'ARTISTA MARIA ADAMINI partecipa per la seconda volta alla NOTTE BIANCA X MUNICIPIO 11-12 SETTEMBRE 2009 con splendidi dipinti degli anni 90. L'arte, lo specchio di Maria Adamini
Centro Civico Statuario in via Amantea, X Municipio
In modo trasgressivo racconta qualcosa di semplice. D'imprevedibile. Di apparentemente innocuo. Di forte e debole allo stesso tempo. Con superbi accostamenti di colori, con tonalità accese e deformi Maria Adamini ci parla di quella stessa potenza vitale che Leopardi descrisse come "non finta ma viva; di volto mezzo tra bello e terribile": la Natura.
La faccia del mondo presa in oggetto da Maria è infatti quella sua più completa. Quella che contempla la creazione. Ma anche la distruzione. Quella fatta di splendori. Ma anche di realtà inquietanti. Quella che non si avvede di ciò che è bene o male per gli esseri viventi, perché non è per dilettare o giovare l'uomo che esiste. Quella che segue delle regole tutte sue, che mirano semplicemente all' autoconservazione.
L'arte è comunicazione e il genere 'informale' scelto da Maria parla in un modo nuovo. Si esprime con immagini scioccanti e si rivolge direttamente ai sensi, ai quali descrive una Natura che fa tutto da se, coscientemente inconsapevole, e che per questo diventa anche emblema dei sentimenti dell'uomo. Di quelle passioni irrefrenabili e incontrollabili che quando vincono la ragione conducono l'individuo dritto verso la via della felicità. O della dannazione.
Dunque impetuosità, eroismo, amore, rabbia, dolore ed energia esplodono e prendono forma in chiazze di colore accostate tra di loro come fanno le emozioni nell'inconscio. Tutto nasce e muore, tuona e si rasserena in uno stesso spazio sul quale si possono ammirare, a debita distanza, scene d'inquietudine e pace della nostra coscienza. E così l'artista usa l'arte come uno specchio, attraverso il quale espone e nasconde la sua anima in pennellate che si curvano come le onde del mare, che si affusolano come rami di alberi e che esplodono come vulcani. Come desideri. Come incertezze.
Nella mostra virtuale, le opere collezionate sono state realizzate dall'artista in due periodi temporali piuttosto lontani tra di loro. Nella prima sezione dell'esposizione sono compresi i dipinti realizzati nel decennio che va dal 1980 al 1990, fase in cui Maria si concentra sul suddetto tema della Natura Inconsapevole e si riconosce nella visione leopardiana dell'universo: "Se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; - dice la Natura all'Islandese nelle 'Operette morali', ndr - e non ho fatto come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei".
La seconda parte della mostra comprende invece opere più recenti, del 2007/2008, che prestano attenzione alle problematiche ambientali dovute alle interferenze dell'uomo. Si passa da opere-racconto a opere-denuncia. Anche il modo di operare di Maria cambia: l'artista inizia a usare materiali presenti in natura, come terra, sassi, sabbia, che, opportunamente lavorati, formano grumi materici che richiedono un maggiore sforzo d'interpretazione nell'osservatore che viene chiamato a partecipare attivamente alla fruizione con le opere d'arte. L'intuizione folgorante da parte del pubblico diventa quindi essenziale per essere coinvolti in ciò che Maria ora intende generare: ragionevoli motivi d'inquietudine. Il suo iniziale obiettivo, teso a raccontare una Natura che crea e distrugge, mossa dalle sole leggi dell'autoconservazione, viene poi distratto dal progredire di quello che è il più preoccupante male del nostro tempo: la distruzione dovuta all'inquinamento. All'indifferenza dell'uomo. In Maria nasce quindi la voglia di contribuire a formare nell'opinione pubblica una coscienza ecologica.
Fermare il deterioramento ambientale è oggi l'imperativo urlato dalle sue opere: il degrado sta mangiando tutto e lo sta facendo sotto gli occhi di chi non s'indigna più. Di chi al disinteresse e al peggio è stato educato. A cominciare dai bambini, il nostro futuro, che crescono, giocano e si formano in contesti in cui abbandono e incuria sono la norma.
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