TAVOLOZZE EMERGENTI: MARIA SERRA SELVAGGIA
TAVOLOZZE EMERGENTI: di Marta Lock MARIA SERRA SELVAGGIA
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Nel mio percorso di scoperta dei talenti pittorici italiani, la mia attenzione è stata catturata dai dipinti di questa artista torinese di origine, pugliese di studi e infine naturalizzata romana, un po’ per le maggiori opportunità che la capitale le poteva dare nella professione precedente alla scoperta dell’amore per la pittura, un po’ per respirare quell’atmosfera di classicismo architettonico che tanto ama e che non ha potuto fare a meno di far uscire nei suoi quadri surrealisti-metafisici-fantascientifici. Lei che nella prima parte della sua vita sceglie di essere fotografa, dedicandosi soprattutto ai reportage e alle foto di scena, realizzando anche diverse campagne pubblicitarie e poi prosegue studiando grafica e fotomontaggio, dunque assolutamente legata al realismo visivo, nel momento in cui sente esplodere l’impulso pittorico che la spinge ad abbandonare la digital art e a prendere in mano i pennelli, dalla realtà si distacca completamente avvicinandosi a un tipo di pittura in cui immagina un mondo diverso, un altro mondo possibile, parallelo al nostro ma idealmente molto più attento a ciò che è più importante mantenere.
Il surrealismo descrittivo di soggetti irreali con caratteristiche umane ma al tempo stesso soprannaturali, si unisce al concetto metafisico che si cela dietro di esse, cioè quel Pensiero Cosmico che spinge Maria Serra Selvaggia a voler rendere consapevole l’osservatore che in un mondo ideale le persone convivono con il passato, senza deturparlo e trasformarlo in qualcosa nella quale poi non si ritrovano più perché ne hanno perso le radici, ma vivono in un presente segnato da trasformazioni che esse stesse hanno messo in atto, spingendosi inesorabilmente verso un futurismo che ricorda molto i mondi immaginari di cui hanno parlato molti libri prima e molti film poi. pittrice sembra volerci indicare la possibilità di scegliere se cambiare direzione e mantenere il rispetto della natura e dell’essere umano, conservando quel poco che ancora è possibile, oppure proseguire lungo un percorso che, inevitabilmente quanto inesorabilmente, condurrà verso cambiamenti che non ci permetteranno di riconoscerci più e forse neanche di avere memoria di chi eravamo.
La Creatura di altri mondi sembra proprio sforzarsi di ricordare un passato cancellato, quasi un disorientamento inconsapevole quanto forte, una perdita di sé che la fa sentire persa nello spazio in cui si è Ma condannata a vivere.
Maria Serra Selvaggia ha colpito l’attenzione di molti critici e addetti al settore, oltre che del pubblico,proprio per questo neo surrealismo che le ha permesso di partecipare a mostre collettive e molte personali,divenute percorsi itineranti, legate proprio al suo concettuale Pensiero Cosmico.
Marta Lock
EMERGING ARTIST: MARIA SERRA SELVAGGIA
Italian artists, my attention was captured by the works of this artist in particular. Selvaggia was born in Turin, educated in Puglia and eventually settled in Rome, where she was sure to find more career opportunities, before discovering her love for painting. In Rome she could also breathe that atmosphere of architectural classicism that she so loves and that is so evident in the surrealist, metaphysical and science-fictional elements of her paintings.
She began her artistic career as a photographer, devoting her work primarily to photo reporting and set photography. She was also involved in the creation of several advertising campaigns and then went on to study graphics and photo editing, totally linked to visual realism. When the urge to paint overcame her, she abandoned digital art and picked up her brushes, detaching herself completely from reality and approached a kind of painting in which she imagines a different world, another possible world, parallel to ours but much more focused on the environment, on social issues. This descriptive surrealism of unreal subjects, supernatural but with human characteristics, joins with the metaphysical concept that it veils. It is cosmic thinking that pushes Maria Serra Selvaggia into making the observer realize that in an ideal world people live with the past, without spoiling it or transforming it into something which they no longer recognize because they have lost their roots. People live in a present marked by the transformations that they themselves have put in place, pushing themselves inexorably towards a futurism that recalls the imaginary worlds that many books and films have told about.
The painter seems to want to show us that there is the possibility of choosing to change direction, maintaining respect for nature and human beings, preserving what little is still possible, or to continue along a route that will inevitably lead to changes that will not allow us to recognize ourselves and maybe not even retain the memory of who we were. The Creature from other worlds seems to be striving to remember a deleted past, an almost unconscious disorientation, it is so strong, a loss of oneself that gives the feeling of being lost in space where one is condemned to live.
Marta Lock [scrittrice]
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