Papagni MARCO CULTORE DELLA MATERIA
Lo scultore foggiano Marco Papagni è "l'essenza" del cultore della materia e vero appassionato d'arte. Le sue opere scultoree, difatti sono orientate ad una visione iconografica del mondo greco-latino, dove i contenuti formali e cromatici sono conformi alla tradizione classi, ma rivisti in un significato di profonda modernità.
Prevalentemente dalle sue mani prendono vita, volti e figure intere. La tecnica dell'artista gli da modo di scoprire, sentire ed analizzare, attraverso l'esperienza tridimensionali, il plasmare direttamente l'elemento materico con svariate proprietà e suggestioni.
Inizia il suo personale viaggio artistico interessandosi in primo tempo alla pittura con indizi neorealistici (olio su tela, 2009, "Finestra aperta"), per poi approdare alla scultura in un rapporto sempre più diretto e fisico con l'opera da creare.
Lavora soprattutto la terracotta, ma si serve anche di materiali contemporaneamente, metalli duttili, colori acrilici, materiale di recupero, resine, legno, vetri e le modalità di lavorazione variano a seconda del risultato da raggiungere e l'obbiettivo sensoriale che si prefigge.
Le tecniche vanno da quelle tradizionali come l'uso delle mirette e trattamenti specifici dei materiali, alla composizione e assemblaggio con conseguenze e sperimentazioni.
Opere che sembrano percepire un vento lieve e costante, non immobili, ma libere di fluttuare nello spazio.
L'artista non interpreta quello che c'e' , ma inventa, crea, quello che non c'e'. Per questo la sua scultura si sottrae alla storia e si confronta continuamente ,con la natura con la natura primordiale ,incorotta.
Il momento che preferisce Papagni e' così quello della creazione del mondo,una nuova creazione in cui egli può veder l'aspetto "determinale" delle cose, in cui tutto e' ancora possibilità. E nella creazioni questo straordinario artista non c'e' niente di superfluo,ma solo un sentimento cosmico della luce e dell'ombra, che prima di appartenere alla scultura appartiene alla coscienza.
Questo raro autore ci fa sognare e riflettere allo stesso tempo su vari aspetti della vita e l'interesse per la letteratura.
Il suo modo di pensare la forma nello spazio mi ricorda l'impressionante arte del maestro statunitense Raymond Wiger, per abilità per abilità e ricerca dinamica. meritano sicuramente le opere dei "canti dell'Inferno"come l'installazione materica del 2012 "Uomini fummo, ed ora siam fatti sterpi"
(Inferno, Canto XIII). Dante e Virgilio si ritrovano in una foresta dagli alberi contorti e senza frutti, dove abitano le arpie e da dove provengono enigmatici lamenti.
Su invito di Virgilio, Dante spezza un ramo da cui escono sangue e lamenti, si trattava in effetti del suicida Pier delle Vigne, un consigliere di Federico II di Svevia. Abilissima capacità tecnica ed intuizione di raccontarci storie in modo diretto e suggestivo.
Entrare in contatto con questi manufatti significa immergersi in una luce attuale e moderna, abile nel dipingere e scolpire allo stesso tempo universi poetici ancora da ammirare e fantasticare.
Danilo Giusino [critico e esperto d'arte]
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