Dinamiche (alternative) di trasformazione nell’opera di Mara Ruzza
Le opere proposte da Mara Ruzza in occasione della mostra Pragmatica 2011 proseguono nell’ordine di un pensiero da tempo rivolto ai mutamenti e alle alterazioni di stato dell’ambiente, dunque all’efficacia espressiva di materie primarie da integrare nella velocità del tempo contemporaneo.
Reperti metropolitani e Calpestata 2 sono infatti prefigurazioni di un paesaggio (immaginario) spopolato, di enorme desolazione, nel quale non resta che qualche traccia mnemonica del passaggio dell’Uomo sulla Terra. Ignaro, (o disinteressato), delle ripercussioni della propria condotta a livello ambientale, l’Uomo è fatalmente destinato a scomparire, sopraffatto dalla forza primordiale della Natura. L’epilogo viene quasi preannunciato dall’opera S-comparsa delle lucciole, installazione del 2010 che invitava a riflettere su cambiamenti ambientali apparentemente impercettibili, ma allarmanti se adeguatamente considerati all’interno di un ecosistema di ben più ampio respiro. (Nello specifico l’artista evidenziava la sporadicità del fenomeno delle lucciole).
Si distingue dunque come un lento procedere attraverso geografie immaginarie la parabola artistica di Mara Ruzza, che rileva, nella pluralità dei linguaggi, insufficienze e irresponsabilità da parte dell’Uomo nei confronti di una dimensione territoriale profondamente deteriorata nel tempo. Di fatto, indagate nella loro essenza, le opere di Mara Ruzza innescano una sensorialità alchemica, primitiva, che accompagna al recupero del senso dell’esistenza e che ristabilisce quel principio di profonda empatia, non addomesticato, che è alle origini della relazione tra Uomo e Ambiente. Identificabili come momento intuitivo di congiuntura tra Materia e Spirito, le installazioni di Mara Ruzza anelano ad una ri-costituzione simbolica dell’esperienza del mondo; sono segni orientati ad una dimensione trascendente ed armonica della natura; sollecitano all’esercizio dello sguardo e alla funzione della memoria; valorizzano, infine, nel riutilizzo di materiali di derivazione organica mediante procedimenti tecnici tradizionali, le particolarità artistiche e culturali delle generazioni passate
Elisabetta Vanzelli [Critico d'arte]
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