Finalità terapeutiche dell'Arteterapia

Finalità terapeutiche dell'ARTETERAPIA
Inviato da luis, Oggi, 08:38
Immagine: Il drago: da "La contessa dei sobborghi"
TITOLO: Finalità terapeutiche dell’Arteterapia
Perché introdurre l’arte nel processo terapeutico?
Con quale funzione?
Con quali obiettivi?
L’uso dell’espressione artistica può essere efficace nel proseguire la cura?
In che modo?
Alcune domande che sovente vengono poste dalle persone che scoprono l’arteterapia.
Era il 1983. All’indomani della legge 180.
All’interno della struttura psichiatrica in cui operavo, ci si indirizzò verso le “nuove psicoterapie”:arteterapia, musicoterapica, psicodramma, psicomotricità.
Fu allora che iniziai un percorso formativo che mi consentì di entrare in una nuova dimensione relazionale in cui l’arte fungeva da mediatore, da ponte di comunicazione, da strumento in cui l’individuo, attraverso l’espressione non verbale, è facilitato ad esternare coinvolgenti stati d’animo e vissuti interiori.
La spinta creatrice che nasce dentro di noi si trasforma in fantasie , in intuizioni, in immagini interiori che hanno la necessità di emergere, di prendere forma attraverso il disegno, la pittura, la scultura, l’assemblaggio, la composizione, ecc.. Spesso, attraverso questo percorso, questo canale espressivo, si giunge ad una attivazione che già di per sé stessa è fonte di benessere. E’ possibile riscoprire emozioni, sentimenti, vissuti e ricordi trasformandoli in forme e colori che rispecchiano il mondo interiore.
Troviamo molte figure di ricercatori che si sono posti l’interrogativo sui meccanismi attraverso i quali l’Arte agisce terapeuticamente.
Vilma Torselli nel suo interessante articolo sul “Potere terapeutico dell’attività artistica”, sostiene che l'esperienza della produzione artistica, così come quella della comprensione dell'opera d'arte, ha le sue radici nelle primissime fasi del vissuto umano, nel momento primigenio in cui il concetto di forma ha come unico riferimento la forma del proprio corpo ed i primitivi concetti di forme che si attribuiscono al mondo attraverso le prime esperienze sensoriali.
L'esperienza estetica, che si definisce nel vissuto primario, è inizialmente legata alla figura materna che in qualche modo la definisce e la determina attraverso gli atti che esercita sul neonato (nutrire, lavare, accarezzare ecc.), in seguito queste capacità trasformative vengono trasferite e riposte in altri soggetti (oggetti-soggettivati, concreti o concettuali) che assumono la capacità di promuovere cambiamenti del Sè più o meno profondi: uno dei piu importanti è l'esperienza artistica.
Se andiamo indietro nel tempo troviamo Cesare Lombroso, che già nel 1877 nel suo libro “Genio e Follia” iniziò a indagare sugli aspetti e connessioni che si potevano osservare tra la creatività e la psicopatologia. In quel periodo si iniziò a considerare la vita, le opere e le eventuali manifestazioni
psicopatologiche di persone geniali.
Gustavo Gamna (Arteterapia: esperienze di un corso di formazione. Ed. Franco Angeli, 1987- Milano) sostiene: “In effetti i problemi che pone l’arte e, più in generale, una qualsiasi attività creativa, in relazione alla psicopatologia, sono molteplici, e lo stesso atto creativo, anche nel soggetto considerato normale, è oggetto di discussioni e di ipotesi.”
Sigmund Freud ritiene che il problema principale dell’arte sia da porre in relazione con la sublimazione della libido, il che implica un cambiamento di scopo della stessa, che diventa socialmente accettabile.
Quindi quale sarebbe la funzione essenziale dell’arte?quella di esternare impunemente i propri fantasmi a livello inconscio, senza provare sensi di colpa.
Secondo Freud l’artista dà una forma estetica a fenomeni interiori profondi che rappresentano dei tentativi di risolvere conflitti che derivano dalle pulsioni istintuali. Freud (Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, 1910) scrive che la ricerca psichiatrica non può fare a meno di trovare degno di comprensione tutto ciò che si può riconoscere in quegli illustri modelli, e ritiene che non ci sia nessuno così grande da essere disonorato dall’assoggettamento alle leggi che con pari forza regolano sia l’attività normale che quella patologica.
Hellen Handler Spitz, nel suo libro: Arte e psiche. Fenomelogia della creatività da Leonardo a Magritte, descrive tre tipi di modello “patografico”.
“Patografia” è il termine coniato da Freud per indicare l’indagine psicologica e psicoanalitica delle relazioni che intercorrono tra la vita dell’artista e le sue opere, e per le interpretazioni che si basano su queste relazioni. La Handler prende in considerazione l’approccio biografico-immaginario di Freud su Leonardo da Vinci, l’approccio documentario di Robert Liebert e quello tematico di Martha Wolfenstein.
Scrive Gustavo Gamna (Che cos’è l’Arteterapia, Riza scienze, n.31 novembre1989): “Una delle prime ipotesi discusse sugli effetti delle attività espressive, è quella relativa all’azione catartica e di liberazione emozionale che esse possono produrre… Questa liberazione di emozioni, che certamente si verifica, non può solo essere considerata un fatto sè, ma invece, al pari della psicoterapia analitica, come supporto di materiale che si iscrive in una relazione entro la quale assume il suo significato, mediato nella dialettica dei rapporti di transfert."
Sempre Gamna si sofferma su un altro aspetto: l'arteterapia viene come "strumento di comunicazione" e attribuisce al mezzo espressivo la potenzialità di comunicare l'immaginario attraverso elementi non verbali, situandosi in una posizione privilegiata per quanto riguarda la rappresentazione dell'inconscio.
Prosegue a descrivere in modo chiaro e approfondito che lo contraddistingue la pulsione creativa:" Ma in più, per quanto riguarda la comunicazione, vi è la possibilità di esprimere, talvolta in maniera fortemente suggestiva, sentimenti e stati d'animo non altrimenti dicibili; e ciò, con soggetti psicotoci bloccati sul piano della comunicazione verbale, dove l'attività espressiva può divenire un mezzo indispensabile per iniziare un contatto...relazionale."
Ritornando ad uno dei quesiti iniziali, si può dire che la libera espressione d'arte può essere uno strumento efficace nella cura e nel trattamento di disagi e di disturbi psichici, agendo su diversi aspetti della personalità e del mondo interno della persona. Come dice Edith Kramer: "L'arte serve come modello di funzionamento dell'io, diventa una zona franca in cui è possibile esprimere nuovi atteggiamenti e risposte emotive, anche prima che queste modificazioni abbiano luogo a livello della vita quotidiana. L'arte crea una zona di vita simbolica che permette la sperimentazione di idee e sentimenti, consente di portare alla luce la complessità e le contraddizioni della vita, e di dimostrare la complessità dell'uomo, permette di trascendere il conflitto e di creare ordine nel caos, e infine, di dare piacere".
Bibliografia:
Kramer, E. (1977), Arte come terapia nell'infanzia, La nuova Italia, Firenze 1977.
Gamna, G. (1989), Che cos’è l’Arteterapia, Riza scienze, Novembre 1989.
Gamna, G. (1987), Arteterapia:esperienze di un corso di formazione, Ed. Franco Angeli, Milano 1987.
H. Handler Spitz (1993) Arte e psiche. Fenomenologia della creatività da Leonardo a Magritte. Trad. it Roma, Il pensiero scientifico editore, Roma 1993.
Articolo di Luigino Bardini
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