Emil Nolde: ...alla ricerca del paradiso perduto.

Inviato da luis, Ieri, 09:28 PM
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Nolde in cerca dell'Eden perduto
Al Grand Palais 160 opere tra quadri incisioni e acquerelli
FRANCESCO POLI
PARIGI
"Degli imbrattatele psicopatici e degli ebrei affaristi hanno fatto passare delle pitture mostruose per delle manifestazioni della religiosità tedesca". Questa frase scritta su un grande pannello si poteva leggere sopra il grande polittico della Vita di Cristo (1911-12) di Emil Nolde, esposto insieme ad altri venti suoi dipinti nella famosa e famigerata mostra «Arte degenerata» del 1937 a Monaco di Baviera, una mostra che comprendeva centinaia di opere dei migliori artisti d’avanguardia considerati dal regime nazista come immorali. Ma l’aspetto tragicamente paradossale, nel caso di Nolde, era che il pittore aveva aderito al nazismo fin dall’inizio e aveva anche pensato che l’arte espressionista potesse addirittura diventare il simbolo della rinascita di una cultura veramente tedesca.
Dopo aver raggiunto il successo negli Anni 20, in modo contraddittorio e naif aveva subito la fascinazione del falso mito della grande Germania, senza capire che la sua libera creatività individuale era nella sostanza ideologicamente destabilizzante e dunque «sovversiva». Dopo la mostra di Monaco gli fu addirittura proibito di lavorare, divieto per fortuna non rispettato. Durante la guerra Nolde (ormai settantenne) si ritira nella sua casa di Seebuell nella regione natale dello Schleswig dove dipinge circa un migliaio di acquerelli. Nel 1953 viene completamente riabilitato con il conferimento della medaglia ufficiale al merito per le arti. Per le sue scelte politiche la figura di Nolde è indubbiamente controversa, ma alla fine ciò che conta è la sincerità e l'autenticità della ricerca di questo artista che è tra i maggiori del '900. E basta visitare la bellissima esposizione al Grand Palais (che presenta novanta quadri e settanta fra acquerelli, disegni e incisioni) per rendersi conto della straordinaria forza espressiva, dell'energia immaginifica, e della profonda e esplosiva emotività cromatica di una pittura allo stesso tempo legata ad una visione primaria e «primitiva» dell’uomo e della natura, e a una raffinata assimilazione delle tensioni linguistiche più originali con riferimenti privilegiati a tre grandi precursori dell’espressionismo: Van Gogh, Munch e Ensor.
Di famiglia contadina, Emil Hansen (lo pseudonimo Nolde deriva dal nome del suo villaggio natale) dopo una pratica come scultore artigiano in legno, sviluppa la sua formazione a Monaco, Berlino e Parigi in direzione postimpressionista, ma già con forti accenti espressionisti. Nel 1906-7 fa parte del gruppo Die Brücke, insieme a Kirchner, Pechstein, Heckel e Schmidt-Rottluff (ai quali insegna la tecnica della xilografia) diventando uno dei protagonisti della svolta espressionista in Germania. Dipinge paesaggi, ritratti, scene di vita urbana, ma anche in particolare temi religiosi. La sua Vita di Cristo (che si ispira in parte al polittico di Issenheim di Grünewald) formata dalla grande scena centrale della Crocefissione e da otto pannelli laterali, non viene accettata alla grande rassegna della Sonderbund di Colonia nel 1912, ma diventa un punto fermo della nuova arte. Tra le altre opere in mostra le più affascinanti sono da un lato quelle con figure dipinte con una deformata e accesa intensità anche psicologica, e dall'altro una serie mirabile di marine, con onde e nuvole tumultuose. Ma il quadro che forse rivela meglio la sua complessa personalità è Paradiso perduto dove si vedono le due figure primordiali di Adamo ed Eva con un’espressione dei volti attonita e angosciata che sembrano chiedersi «Chi siamo? Da dove veniamo? Dove stiamo andando?» (in termini molto diversi da quelli di Gauguin).
EMIL NOLDE
PARIGI. GRAND PALAIS
FINO AL 19 GENNAIO 2009
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