La luce delle crepe
Non so quanti autori, oggi, abbiano le qualità di questo poeta che ha fatto molte immersioni nei classici antichi e moderni e ne ha tratto linfa per modellare il suo passo, per appropriarsi di una tecnica che gli permette di essenzializzare il dettato evitando il superfluo. In queste poesie si sente il profumo dell’anima di Nota, che si muove su tematiche svariate sempre tenendo conto che al centro dell’universo c’è l’uomo, con le sue cadute e le sue esaltazioni, i suoi dubbi e le sue certezze. In alcuni momenti la musica dei versi prende il sopravvento e ravviva le immagini dando loro la qualità della sinfonia. Infatti le composizioni sembrano brevi sinfonie che nel mentre esprimono significati di grande importanza cercano l’effetto che vada oltre l’effetto, la chiave per entrare nelle misteriose tinte dell’imprendibile, dell’inafferrabile.
(dalla Prefazione di Dante Maffìa)
La poetica di Nota si sintonizza preferibilmente sulle frequenze di un realismo simbolico che lo fa partire dalle cose concrete e “normali” per trasformarle in metafore, icone, emblemi universali. La parola è «sosta e sostanza», e tuttavia il poeta è consapevole che nel «non detto» e nel «non fatto» si nasconde e manifesta «il getto intero». E allora la poesia viene ad articolarsi come linguaggio “altro”, allusivo ed ellittico, che rappresenta le cose senza dirle, per significazioni meta-semantiche, spesso inafferrabili, dipanate oltre il filo logico delle parole. (…) La luce delle crepe conferma, sotto ogni riguardo, che Luciano Nota è uno degli autori più sinceri e solidi della poesia italiana contemporanea.
(dalla Postfazione di Marco Onofrio
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