Anna Maria Curci legge "Tra cielo e volto"
http://www.google.it/url?url=http://poetarumsilva.com/2014/12/08/boschi-lupi-luci-poeti-dalla-basilicata-1-luciano-nota/&rct=j&frm=1&q=&esrc=s&sa=U&ei=Mg-hVN3_Kcq3UbO-gsAL&
Tra cielo e volto, titolo che riporta un verso tratto da un testo presente nella raccolta, è introduzione quanto mai piena e veritiera al contenuto del volume di poesie di Luciano Nota. Manifesta, infatti, dichiara, perfino, in senso programmatico, i due poli tra i quali si estende l’orizzonte, insieme artistico ed esistenziale, del poeta: il cielo che, di volta in volta, è anelito, ascesi, porta di accesso all’infinito, sosta, ristoro e fonte di perle, immersione nella natura, ma anche bersaglio dell’animo atrocemente deluso, e il volto, il proprio volto, il sé spogliato da alibi e scusanti e offerto allo sguardo altrui, sguardo non di rado impietoso, e ancora, accanto al proprio volto, il volto dell’altro, sembiante amato, bene più caro e affine, oppure – eppure – causa di dolore, dunque a sua volta in perenne moto tra gli estremi dell’approdo e del ghigno. Il cielo è nei paesaggi amati, nei boschi delle Piccole Dolomiti Lucane della terra natía e nelle asperità crivellate di segni del Carso (Sul Carso), più vicino all’attuale città di residenza. Il volto è contemplato, rinnegato, sognato, rimpianto, solcato. Il cielo rispecchia e illumina i colori, dal «giallo sempre verde», passando per il suo «blu stellato», fino all’estremo «carminio di fuoco»; sono toni cromatici vividi, accesi, a tratti intenzionalmente sfacciati. Il volto è proteso verso l’ideale, è, insieme, scrigno per il ‘guazzabuglio’ interiore e porta alla sensualità, è Pierrot lunaire, evocato apertamente nella poesia Pierrot, è residuo, resto, reduce con tratti ungarettiani (nella lirica Volto), è, essenzialmente, perennemente duplice nelle sue versioni di schermo e specchio. Il verso breve e sapido, prediletto da Luciano Nota, i guizzi rivelatori, all’erta soprattutto nelle ‘chiuse’ dei testi, esaltano i passaggi, i ponti (e il «noi» si fa spazio e prende corpo, si fa coraggio e trova voce), i guadi e i voli tra l’uno e l’altro dei due poli. Dichiarazione di poetica e dichiarazione di umanità si affiancano e si fondono, malinconiche ma non arrendevoli, ironiche e consapevoli; ne trovo l’esempio più evidente ed efficace proprio nei due versi a chiusura del componimento Dalle perle che cadono dal cielo: «Punto dritto al maldestro / all’inetto al resto».
©Anna Maria Curci
Hai bisogno di informazioni?
Vuoi chiedere maggiori informazioni? Lasciami un messaggio, risponderò al più presto