Prefazione
"Dentro"
Il titolo, Dentro, e la dedica, alla nipotina Sara, ci forniscono il percorso di lettura: un viaggio nell’Io, intriso da un dettato che richiama nenie e filastrocche. “Dentro” perché, con raffinata ironia, l’Io viene vivisezionato, e il primo taglio non può essere che all’altezza del cuore, lì dove è radicato il dolore e trova dimora un mondo magico. Per liberare il fanciullino, bisogna agire di bisturi, affondare nella piaga, e la musica che ne sprigiona è Mozart. Luciano Nota ha con la poesia un rapporto ludico. C’è nella scrittura una gioia di fondo, vissuta con consapevolezza e a sostegno di una visione della vita niente affatto accomodante, come del resto non lo sono le fiabe più belle, che, come le poesie, seguono soprattutto una funzione di richiamo, orientano nella notte buia.
Poesia immediata, di invenzioni linguistiche, ritmi e sonorità, che trova la sua forza propulsiva nel “frammento”, sia nel taglio moderno che secondo la tradizione classica. “Mi giro. Dietro di me/una vasca per pesci/una panca” arrivano come didascalie di una sceneggiatura che apre su una tela onirica montando immagini in cui un piccolo gesto o movimento si carica di significati. Come in un film, il flusso si sposta incessantemente, investe i dettagli, distribuisce i tasselli di un mosaico dove il non detto, le sfumature, fanno da collante all’immaginazione e lasciano il “gioco” aperto. Più frammento classico invece: “Del fiore donato” con i senari iniziali e le rime a conferma di una propensione lirica che Luciano controlla con maestria. Come a dire che la sfida è doppia, essere moderni e originali andando oltre le mode e recuperando la tradizione.
Sono liriche con una loro autonomia e compiutezza ma che si leggono anche come un poemetto di intrecci e rimandi. Di grande suggestione è “Qui si sente calore”, rappresentativa della poetica dell’autore in quanto a invenzioni e capacità di stupire il lettore. Ci è dato un angolo d’inquadratura insolito, il mondo sotto un tavolo, dove una noce voltola testimone di danze, di vita che prende calore e segretamente si consuma.
Abele Longo
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