Bimba con lama in pausa sulle Ande
Bimba con lama in pausa sulle Ande A cura della dott.ssa Irene Pazzaglia (critica d' Arte) Luca Gualandris - "Bimba con lama in pausa sulle Ande" olio su tela 50x70 cm. " In questo dipinto facente parte del "filone peruviano" torna la rappresentazione della figura infantile, questa volta inserita in un contesto più maturo e laborioso. Il dipinto è carico di riferimenti alla vita nei campi, al duro lavoro sotto il sole che trova nella doratura della pelle ambrata della bimba, baciata dal sole, il riscontro della nobile dignità del sacrificio. Il dipinto rappresenta lo spaccato di una cultura semplice e legata a valori fortemente ancestrali e tradizionali che si trovano alla base e all'origine dell'esistenza, che nell'agricoltura e nell'allevamento trova lo sviluppo naturale della concezione di un'umanità strettamente legata al culto della terra e alla concezione divina del raccolto. La bimba, con uno sguardo profondo colmo di paziente dignità si accompagna dolcemente al lama, creatura del mondo animale che tanto condivide con lei nel trascorrere il tempo, in un'esistenza scandita dai ritmi antichi delle celebrazioni legate al susseguirsi delle stagioni, in un rapporto autentico e viscerale di scambio profondo tra l'umanità e la Madre Terra. Sono concezioni e ritmi di vita profondamente diversi da quelli a cui la nostra società occidentale ci ha abituato, lontani dalla frenesia e dall'esaltazione reiterata del progresso informatico e della civilizzazione, eppure tutti noi restiamo affascinati dalla rappresentazione di questa quotidianità cui in certo qual modo, nonostante le apparenze, sentiamo di appartenere. Nelle opere del "filone peruviano" di Luca Gualandris ritroviamo, in un certo senso, la medesima dimensione contemplativa che caratterizza i dipinti della serie impressionistica. Tuttavia qui il raggiungimento dello stato di armonioso equilibrio con lo scorrere del tempo e con i ritmi dell'universo non è dato dalla fusione dei riflessi della luce con i paesaggi naturali e con l'empiricità della vita reale, rispetto alla quale l'anima trova una dimensione di sublime raccoglimento, ma dalla gioia di poter godere di uno stato semplice e primitivo nel quale i colori del vivere quotidiano vibrano nella loro concreta purezza, come emblema di un'esistenza semplice legata all'alternarsi delle stagioni. La luce è sempre la chiave di lettura del mondo circostanze e dei sentimenti che popolano l'animo umano, tuttavia il sognante romanticismo contemplativo carico di echi impressionistici che possiamo respirare dolcemente nella "Cacciatrice di ortensie", in "Catturando l'autunno" e in "Tramonto sul Tevere " si tramuta in una sete di gioia di vivere i cui accenti sfociano, come lieti riverberi, nel cromatismo intenso che contraddistingue le vesti e le carnagioni, il quale suggerisce un connubio ideale tra una dimensione interiore e contemplativa e un'esistenza attiva, dove l'uomo è artefice del suo sostentamento. L'osservazione intimistica delle meraviglie del creato è affiancata all'intervento attivo dell'uomo sull'universo naturale, non inteso in senso distruttivo come nella realtà occidentale, ma inserito, al contrario, in un rapporto di scambio armonioso tra la Natura che elargisce i suoi doni e l'uomo che si adopera per apprezzarli appieno. L'atteggiamento della bimba accanto al lama, a metà strada tra il riposo e l'attività, nella sua dimensione di serio raccoglimento fornisce all'osservatore uno spunto di riflessione circa i valori fondamentali dell'esistenza. "
Dott.ssa Irene Pazzaglia [Critica d'Arte]
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