DIAFANES ENERGHEIAS

Assemblaggio materiali vari, Cilindro in plexiglass , 2013

DIAFANES ENERGHEIAS(L'energia trasparente)La natura ha in se e nei suoi frutti, elementi legati indissolubilmente e la vita è una rete complessa di interdipendenze, ma la mancanza di questa consapevolezza, sta mettendo in gioco la sopravvivenza di ogni specie e quindi del pianeta.Ai più, il mondo minerale appare come qualcosa di inerte, statico, senza vita, ma poi non ci si stupisce che esistano orologi al quarzo, sofisticati computers a cristalli liquidi e lasers il cui raggio di rifrazione è causato da un rubino!In realtà, come ha affermato il fisico Max Planck, formulatore della teoria dei “quanti”, “la materia non esiste e tutto è energia”, infatti potendo osservare con un microscopio elettronico una pietra o un cristallo, potremmo vedere come vi sia un rapidissimo e continuo movimento di azioni e reazioni attorno ad un nucleo, con spazi vuoti retti da questa attività, da questa energia. Energia emessa ed energia assorbita: questo lo scambio “trasparente” e vitale che interagisce anche quando non ci è possibile constatarlo con i cinque sensi. Energheia che in greco significa anche attività, opera, azione che produce effetti, energia appunto!Cristalli e pietre hanno un valore terapeutico, che ci è stato tramandato da antichissime civiltà ed è tutt'ora usato nella medicina orientale, ma non vanno considerati come oggetti magici, o almeno, lo sono tanto quanto ogni altra manifestazione naturale. Magia da magheia, l'arte dei Magi, dei Magusei, l'antico popolo che viveva tra Babilonia e Ur, è “somma scienza” e dominio cosciente delle forze della natura: un cristallo può così diventare un prezioso strumento di lavoro per la conoscenza, l'equilibrio e la salute psico-fisica. I messaggi, i segnali dati dai cristalli entrano nel corpo eterico dell'uomo attraverso delle “porte”, dei vortici d'entrata, definiti in sanscrito “chakras” (cha = energia, kra = ruota) per canalizzare l'energia verso gli organi ad essi collegati.I sette chakras principali si trovano in corrispondenza del “canalis centralis” nella spina dorsale.Per realizzare la mia opera seguendo questi principi, ho scelto innanzi tutto la mia pietra, un'agata blu, che in realtà è un geode, una pietra cava, che una volta spaccata rivela un cuore di minuti cristalli. Come tutte le pietre di questo colore, viene utilizzata, per averne la massima efficacia, sul 5° chakra, situato alla base della gola: è il chakra che governa la creatività e ci sprona a trovare il nostro “se”, ascoltando il nostro io interiore, ma imparando anche ad ascoltare gli altri. L'era che meglio lo rappresenta, è la Nuova Era, il nostro tempo presente: dobbiamo renderci conto che tutti noi ci troviamo in questo mondo insieme e che insieme e creativamente dobbiamo provare a trovare soluzioni efficaci per le sfide con le quali ci troviamo a misurarci. La nostra creatività personale non deve essere limitata a ciò che socialmente si identifica come una forma d'arte, ogni area della nostra vita richiede la comunicazione della nostra forza creativa!Il colore del 5° chakra è l'azzurro ed io l'ho rappresentato in forma di vortice, sovrapposto ad un mandala circolare bianco ,come la luna piena,che identifica il suo elemento:l'etere. Il cerchio, è qui, il simbolo dell'unità indivisa che precede ed è in tutto.Infine, l'intera opera è stata sommersa dall'acqua, che poi ho fatto defluire, perchè sentivo la necessità che, simbolicamente, fosse presente questo elemento dalla cui flessibilità onnipotente, tutto proviene: in tutte le tradizioni, il destino dell'acqua è quello di precedere la creazione e di riassorbirla...Ora continuo a bagnare “la mia creatura”, come fosse una pianta, e chiunque vorrà interagire con essa, potrà ripetere questa operazione, perchè è l'acqua il conduttore di energia!É stato un lavoro lento e meditato, attraversato da molte trasformazioni, dettate da stimoli che mi arrivavano da un'indagine interna e da una riflessione diretta, che mi ha profondamente appagato e soddisfatto, perchè ho cercato attraverso questo “modus operandi”, di superare uno dei nostri mali: la fretta verso il “non si sa dove”, che spesso sostituisce il desiderio di conoscenza profondo ed innato nella natura umana, con una superficiale ed inutile voglia di sapere.

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