Dalla mostra "Dove Sei - 2014"
Per conoscere bene un artista e soprattutto valutare le sue opere è necessario ripercorrere il cammino che egli ha fatto per arrivare alle sue ultime produzioni. Una volta era molto di moda guardare soltanto e dallo sguardo tirar fuori come in psicoanalisi tutto quanto c’era da dire sull’autore, ma oggi abbiamo tutti bisogno di una guida più certa per cercare di capire e approfondire. Lorenzo Sabbatini viene da studi liceali dopo i quali ha frequentato un corso di design industriale ad Ancona che gli ha dato la possibilità di impiegarsi immediatamente in un’importante ditta marchigiana. Il disegno e il colore gli erano congeniali anche per tradizione familiare; il bisnonno materno, Carlo Ferrari di Ancona, è stato un noto riproduttore di tele famose alle quali riusciva a ridare la vita e il sentimento degli originali; la nonna materna Cleta Salvolini ha fatto studi inconsueti per una donna, si è diplomata geometra e ha trasmesso in famiglia il piacere dell’eleganza delle linee e delle curve. La fabbrica non gli era congeniale e ha deciso di aprire uno studio di grafica da mettere a disposizione di case editrici e operatori del settore della comunicazione.
Vivendo a Portorecanati ha fatto del mare e del cielo e dei paesaggi locali l’ispirazione per la sua pittura degli anni più giovanili, impeccabile dal punto di vista del disegno e della scelta dei colori.
Oggi i paesaggi naturalistici non gli bastano più e le pitture astratte sono diventate per lui il veicolo dell’espressione più naturale. Mare e cielo sono sempre presenti non più quasi fotografati ma immersi nella memoria e ricostruiti attraverso quella che è la loro forza: il movimento e la luce. Li riconosciamo nei quadri esposti sotto forma di vortici, annuvolamenti e colorature azzardate. Tuffi improvvisi e inaspettate folate di vento sono l’unico riferimento naturalistico. Da quello che lui dice, c’è stato un momento nella sua vita molto doloroso che ha provocato questa svolta. Troppo semplice la riproduzione del naturale per capire il mistero della vita e della morte, per incontrare chi non c’è più, per dare alla memoria una visibilità priva di oggetti e per questo più capace di avvicinarsi a un mistero.
I titoli delle opere, in inglese per accentuarne la comunicabilità oltre la frontiera, danno la sua spiegazione dei contenuti e del dinamismo e per la maggior parte alludono a stati d’animo fortemente significativi della sua sensibilità, altri titoli richiamano il tema della lotta, quello dell’immensità dello spazio, la nostra presenza nel mondo e fanno allusione a temi sacri. Sullo sfondo la femminilità vista come qualcosa di lieve e leggero. Non facciamo previsioni su quale sarà lo sviluppo della sua pittura, ma la fiducia nella sua ricchezza culturale ci spinge a credere che darà voce a nuove forme di comunicazione rimanendo nell’ambito della classicità delle idee.
Donatella Donati [Professore e Critico d'Arte]
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