Vedute coloristiche L'urbano, Io spazio urbano composto da edifici vecchi e insieme nuovi di vicoli, strade, piazze, è stato oggetto di attenzione e rappresentazione iconografica, pittorica fin dal medioevo, transitando nella pittura trecentesca perviene allo sguardo prospettico, poi ai vedutisti al cubismo, futurismo, metafisica. L'apparire successivamente dell'analisi e della critica sociale, culturale, lo studio da parte degli urbanisti anche rispetto all'emarginazione all'isolamento e degrado delle periferie urbane viene sottolineato dalla cinematografia impegnata, dalla fotografia e dal video documentaristico. Tali molteplici aspetti sono per Dalcò oggetto di riflessione e di suggestione ed egli implicitamente vi si commisura. Nella sua modalità operativa, il dato estetico, il sentire emotivo, la percezione degli spazi segnali, contrassegnati da eventi naturali sono oggetto di grande attenzione e sensibilità. Questi sono spesso registrati, colti fotograficamente e come tali considerati traccia, memoria — stimolo creativo. Gli illustri predecessori di Lorenzo Dalcò hanno spesso trovato nell'urbano, nel suo manifestarsi, la fonte di turbamenti, angosce e inquietudine: i luoghi dove si svolgevano scontri, agitazioni movimenti di moltitudini e violenza, sono stati più volte colti con similarità partecipazione quanto melodrammaticità. Nella nostra società tardo capitalistica appare nel linguaggio il concetto di perturbante per indicare la dimensione urbana esemplificata in film come True Stories, l'ultimo spettacolo, Blade Runner o Arancia Meccanica. Qui in Dalcò nelle sue opere, nelle sue tavole, non troviamo questa estetica ma troviamo immediatamente il colore della pittura. Cercavamo le ragioni della sua opera il loro senso all'interno di una retorica dell'impegno di denuncia sociale ma non é questo il senso. Dalcò parla dell'operare che compie il colore quando incontra il 'debole disagio delle strutture architettoniche che costituiscono le facciate degli edifici quali si presentano con il canone prospettico. Queste sono sottoposte ad una 'passione' - espressione coloristica così sollecitante che sembra le conduca fino al punto di essere demolite o almeno oscillanti — indifese come appaiono. Le forze degli elementi della natura celeste il cielo là dove risiede (abita) la potenza coloristica mette in crisi ogni struttura architettonica. - Tempeste di colore incombono sul debole codice costruttivo. Sovente queste facciate vengono contaminate dal conflitto che avviene sopra di esse tanto che le luci e le ombre si assentano così come le persone, gli individui e nessuno percorre queste strade, solamente qualche automobile quasi inUmorita sosta in gruppi quasi a proteggersi. Talvolta le strade umide di pioggia colorata si accendono di lampi argentei. Queste opere testimoniano di una pittura che dipinge., è un conflitto in cielo che prende anche colui che dipinge. Dalcò è preso e sorpreso nel e dal colore che lo fa dipingere, entrando in dialogo con le cose prepotentemente. Vedute coloristiche urbane è il senso di queste cose pittoriche. Dalcò non poteva placare tale prepotenza dopo le esperienze trascorse con esso. Qui egli ha tentato di addomesticarla, ma essa si mostra indomita. Questa è la caratteristica migliore che contraddistingue tale pittura; la coscienza di ciò significa porre le condizioni per una proficua creatività. Parma gennaio 2013 Fabrizio Sabini
Le città "trasformate" di Dalcò 04/2013
Camillo Bacchini
NOSTALGICO PRESENTE
Architettura e pittura si rincorrono in un vortice di colori e forme, una spirale impressionata su una diapositiva vista controluce dove il giorno è sempre notte e tutto tace. Vie deserte, finestre buie, lo sguardo fissato nella mente dell’unico uomo sveglio che osserva nostalgico il suo presente. Tutto questo si coglie nei dipinti di Lorenzo Dalcò, pittore parmigiano autodidatta, avvicinatosi alla pittura grazie all’incontro con l’architetto Pietro Pedrelli che gli insegna l’uso del colore e la tecnica dell’acquerello. Ma presto la tecnica pittorica diventa sperimentazione, ricerca. L’uso delle vernici da carrozzeria diventano il pretesto per esaltare la brillantezza satura dei colori. La luce si rifrange e rimanda allo spettatore uno scenario da “The day after”. La pittura di Dalcò è fatta di strati e di attese, ma per finire l’opera egli “gratta” il colore indurito fino a ritrovare l’originario strato, quello più intimo e primordiale. Il supporto in legno è preparato dal padre a segnare un sodalizio profondo tra genitore e figlio.