RECENSIONI
RECENSIONI 2022 LE SCELTE DI PUNTELLI - Mediterraneo Opera recensita Uni-forme poker 7 bit -Editoriale Giorgio Mondadori …”Chi trasforma il linguaggio e il codice in arte è Liala Polato”... . Profili d’Artista – 2022 - Editoriale Giorgio Mondadori Prof. Giammarco Puntelli 2021 selezionata all’evento PACE E AMORE- EXPO 2020 DUBAI – ABU DHABI, esposizione in Italia e negli Emirati Arabi Motivazione Lei merita per la sua ricerca d’arte e la sua capacità tecnica e creativa di essere in questo contesto di livello mondiale Le sue opere aprono nuovi orizzonti nell’ambito di un’arte concettuale che unisce l’intelligenza alla percezione e all’emozione. Le opere di Liala Polato ci portano già ad Abu Dhabi pronti ad affrontare il tema della storia dell’uomo che dialoga con quello della capacità di innovazione. Prof. Giammarco Puntelli 2021 IN PRINCIPIO ERA IL VERBO (GV. 1-18) Chi conosce questa artista, sa che i suoi lavori sono costruiti e pensati attraverso una progettazione, tutti, utilizzando il LIA CODE, un linguaggio a 7bit che nelle prime macchine informatiche trasformavano le parole in codici binari. L’origine di tutto questo è un moto di ribellione all’uso moderno della parola, spogliata della sua verità e utilizzata per identificare. Questa trasformazione, in atto da almeno mezzo secolo della nostra storia, sembra seriamente l’avverarsi profetico della Neo Lingua di cui narra Orwell nel suo capolavoro distopico “Il Grande Fratello”. Ogni opera della Polato cela, nelle ricorrenze dei segni geometrici, parole compiute, sviluppate appunto, attraverso il codice a 7bit. Nelle sue opere troveremo scritto, per esempio, il nome di Artemisia o lettere dell’alfabeto o ancora frasi, se sapessimo leggere questo linguaggio, se, quindi, simbolicamente riuscissimo a entrare nel vero significato della parola. LA PAROLA E IL SUO SIGNIFICATO Il significato delle parole nascoste nelle opere di Liala Polato va comunque oltre il messaggio specifico che l’autrice vuole dare. Perché se è vero che nella storia dell’arte recente le parole sono state inserite in maniera esplicita dagli artisti, primo su tutti, l’immenso Boetti, con i suoi arazzi, ma anche Merz e suoi epigoni, o Nannucci, un certo graffitismo o alcune declinazioni della Pop Art, se è vero questo, dicevamo, è vero anche che nel caso specifico delle opere della Polato, il messaggio è invece celato, è intrinseco, è letteralmente, nel doppio significato di questa parola, cifrato. L’artista Liala Polato Questa operazione pone una questione importante e pone ragionamenti intorno proprio al lavoro di questa artista, che è un lavoro sul linguaggio, sulla sua decifrabilità in relazione alla comunicazione. Tutto questo pone la questione della “leggibilità” dell’opera, nel senso della sua comprensione e della sua fruibilità. Analizziamo: l’opera d’arte è un “oggetto” estetico, sempre; su questo ci siamo. In quanto tale, nella maggior parte dei casi, la fruizione può essere esperita indipendentemente dal significato o dal messaggio che l’autore ci vuole proporre. UNA RIFLESSIONE SUI CODICI NELL’ARTE Il LIA CODE nell’opera “Artemisia” Il rapporto visivo con l’opera d’arte è sempre lo strumento con il quale lo spettatore si relaziona ad essa, ma il rapporto visivo, è un rapporto sensoriale, tant’è vero che esistono forme di arte per non vedenti, altre fatte di stimoli cinetici, musica e altre forme ancora dell’arte che stimolano gli aspetti sensoriali. Questi fatti sono così importanti che dai ragionamenti intorno alla percezione sono nati nuovi generi dell’arte, come per esempio l’Op Art, o Optical Art (Vasarely, Olson, Sobrino). Rimane da fare la considerazione se sia, ipoteticamente, giusto o meno, se sia coerente, celare allo spettatore, o differire, significati nelle opere. Già nel rinascimento e anche prima, gli artisti inserivano codici e simboli nelle opere, per divertissement, per ribellione (come nel caso della Polato) o per compire azioni esoteriche. In ogni caso sono operazioni su codici, codici segreti o codici imposti dalla necessità comunicativa, che a volte avevano anche funzioni iniziatiche o gnostiche. LO SPIRITO DELL’ARTE DI POLATO È per questo che dobbiamo guardare con particolare ammirazione alle opere di Liala Polato, perché mentre nei generi in cui il linguaggio è esplicito o funzionale alla percettività, nel suo caso la ricerca è volta su due fronti, quello di un assemblaggio estetico, formale, nel senso di forma e di regola data (il LIA CODE) e l’altro, propriamente comunicativo. C’è tanto Aristotele in tutto questo. La ricerca dell’essenza della parola, nell’arte della Polato, richiama al concetto di principio primo della materia, Ilè, in antico greco, parola che inventa Aristotele, che significava legno, che guarda caso è il materiale d’elezione della Polato, e che diventa materia prima, principio primo e interiore alle cose, che contiene il logos, la parola. “in principio era la parola (il logos)”,dice il vangelo di Giovanni, ciò da cui tutto scaturisce. Federico Caloi Maggio 2021 2020 Presentazione catalogo e recensione critica. Ciò che stupisce nei lavori di Liala Polato è il riconoscerla dentro ognuno di essi: non si possono infatti osservare le sue opere senza percepire il suo afflato ideativo, la sua ricerca di armonia e la sua potenza creativa. È come se la materia si facesse ancora più malleabile per seguire un’idea, sia che si tratti di un ricordo, che di un’immagine evocativa. Polato ha creato, per potersi esprimere al meglio, un linguaggio proprio, il Lia_Code codificato dal sistema binario, che le permette di andare oltre ciò che la superficie racchiude, fino a giungere a dimensioni altre, che liberano dalla bidimensionalità imposta dal supporto; la conseguenza è che il riguardante può trovarsi dentro l’opera, esserne parte, con la piena consapevolezza di aver contribuito alla costruzione della bellezza. Il suo catalogo è, allo stato attuale, costituito da cinque sezioni. Comunicazione edificante – Portali racchiude in sé tutta la ricerca dell’artista che, attraverso l’uso sapiente di colori e forme, porta alla luce verità nascoste, ma intellegibili. Ed è così che la luce e il buio si compenetrano fino a farsi verità e il rosso e il blu spingono alla scelta, mettendoci davanti alla possibilità di trovare, con coraggio, la via. Ma è soprattutto grazie alle porte che la vis poetica si fa evidente: in maniera quasi ossimorica, la porta diviene apertura e non chiusura, stimolo e non limite. Ci si può guardare attraverso, si può oltrepassare per raggiungere un altrove… L’artista sembra aver fatto proprie le parole del poeta William Blake: “Quando le porte della percezione si apriranno, tutte le cose appariranno come realmente sono: infinite”. Questo sono infatti i pertugi sulle sue superfici modellate: vie per la percezione dell’infinito. E così bisogna farsi carico della sfida, affidandosi con fiducia al percorso da lei tracciato, per riuscire a toccare l’infinitezza del reale. Le Fenici esprimono, invece, la potenza della rinascita: “Ciò che diciamo principio/spesso è la fine, e finire/è cominciare” scrive Thomas Stearns Eliot, per sottolineare come, molto spesso, sia questione di prospettive. E Polato riesce a cogliere questo dinamismo, attraverso volute che morbidamente si distendono alla ricerca di uno spazio da occupare, tese verso l’alto, con la consapevolezza di rendere visibile il legame tra terra e cielo, tra umano e divino. Straordinari poi i mandala della fenice alata, che sono davvero rappresentazioni dell’universo, sia quello reale, che quello immaginifico dell’artista. La Ricerca dell’origine ha il suo senso nell’inesausta volontà umana di trovare risposte e il recupero della forma perfetta dell’uovo, che racchiude in sé ogni inizio, diventa preziosa testimonianza di come l’essere umano si interroghi in continuazione su ciò che lo muove, il sentimento delle cose. Dove nasce infatti il sentimento, si chiede l’artista? La risposta è di disarmante bellezza: essere vita è sentimento. Omaggi è un dialogo evocativo con alcune personalità che hanno segnato il nostro vissuto: ogni immagine è la chiara rappresentazione della vita del personaggio ricordato, con un particolare affetto per alcune figure femminili, del passato e del presente, che hanno fatto la differenza. La sensibilità di Polato riesce a cristallizzare gli intrinseci valori umani dentro una forma, facendola pulsare di vita attraverso i colori. Paesaggio delle ombre è manifestazione di rigore geometrico: linee verticali che sembrano dividere rigidamente lo spazio, ma ad un’osservazione più attenta diventano vie di fuga, dando al riguardante la possibilità di osservare la realtà da prospettive diverse. Ed è così che il bianco e il nero divengono cifre di comprensione dell’interiorità umana: luci e ombre che, in un simbolico abbraccio, svelano la complessità e la bellezza di ogni esistenza. Simbologie, infine, è il percorso in cui l’artista si muove con inveterata sicurezza: il simbolo infatti le permette di trovare i significati nascosti e sottesi alla vita. “La natura è un tempio in cui viventi/colonne lasciano talvolta sfuggire/confuse parole; l'uomo vi passa,/attraverso foreste di simboli,/che lo guardano con sguardi/familiari”. Baudelaire scrive così nella poesia Corrispondenze ed esprime in questo modo l’intimo legame che unisce uomo e natura. Allo stesso modo, Liala Polato passa attraverso foreste di simboli e ricambia gli sguardi, con fierezza e consapevolezza, nella convinzione che questo sia il compito dell’artista. La radice etimologica più antica di questa parola, infatti, è ar, che significava andare, mettere in moto. Lei fa proprio questo: va, cerca, e mette in moto, suscitando in chi ha la ventura di incontrarla nelle sue opere una congerie di sentimenti che smuovono l’animo nel profondo, nella consapevolezza di aver toccato con mano la bellezza. Dott. Federica Mingozzi Aprile 2020 2017 La formazione nell’ambito dell’architettura ha contribuito all’idea di Arte di Liala Polato, che nella realizzazione delle sue sculture – installazioni recupera elementi e conoscenze tecniche di quella disciplina per trasformarle in pura visione dello spazio, sintetica ed essenziale. Dalla fase ideativa a quella realizzativa si crea un percorso condiviso di ricerca, sperimentazione, innovazione e Liala Polato ne elabora una sintesi cromatica e stilistica. Dall’uso del monocromo all’importanza della linea e della forma, all’interpretazione dello spazio come elemento da vivere, le installazioni di Liala Polato disegnano prospettive inventate, a volte all’apparenza impossibili, in cui si intersecano e si calcolano punti di forza, elementi strutturali, tensioni ottiche e formali che creano ampie zone di luce e di vuoti a sublimare un afflato verticale e dinamico. Le sue città, i paesaggi urbani immaginati, le piattaforme plastiche su cui si ergono metafisici silenzi disabitati rendono queste sculture elementi progettuali flessibili, dall’impianto contemporaneo modulabile, come in un gioco di prospettive e di volumi da scoprire e rimettere ogni volta in discussione. Attraverso l’interpretazione grafica di un alfabeto codificato da un noto sistema binario (7bit) che ha nominato Lia_code, l’artista crea il suo alfabeto di simboli, il suo linguaggio cifrato, ma, nella bellezza dell’arte, da tutti riconoscibile. Dott. Guido Folco (DIRETTORE MIIT- MUSEO INTERNAZIONALE ITALIA – TO) 2017 In Liala Polato, la struttura formale delle sue opere visive, che costituisce la concreta manifestazione della propria formazione, avendo ella operato a tutt'oggi nell’ambito del design architettonico e di arredamento, è un contenitore ideale della sua poetica, ovvero della sua “Comunicazione edificante” ( immagini in funzione di parole ) quali elevazione dello spirito umano. Il connubio tra i due elementi “forma - parola” viene esaltato dalla geometria della prima e dal colore della seconda. Gli echi dei significati lirici della Polato ci giungono per mezzo dei rilievi e degli incavi, ottenuti esteticamente su una base in legno naturale, con sovrapposizione di ritagli dello stesso materiale, di spago e di altri componenti, quali stoffa ecc…, creando un modo del tutto personale di fare scultura e di cui un primo capolavoro ritengo sia da ammirare nell’opera “ Piccola Fenice - volontà/ àncora- ancòra” del 2015. Le sue opere vengono nobilitate e completate, nel loro significato semantico, dalla brillantezza dei colorì fondamentali e derivati, usati puri, ma anche del bianco, nero e grigio, ovvero dei colori convenzionalmente abbinati alla luce, al buio e al crepuscolo o penombra che costituiscono il campo operativo dei suoi messaggi morali. E’, quello di Liala Polato, un modo di comunicare il proprio pensiero coerentemente coi nostri tempi, in cui la tecnologia tende alla ricerca espressiva dei sentimenti valendosi, però, dell’avveniristica estensione della robotica. La decodificazione del codice di Liala o del significato delle forme adottate, si rivela, in un primo tempo, di una certa difficoltà al comune fruitore di opere d’arte, che non sia stato edotto a questo tipo di espressione ( e come avrebbe potuto esserlo notato che il linguaggio artistico di Liala è all’avanguardia ) o che sia stato pure abituato, nel passato, alle costruzioni lignee della scultrice americana Nevelson, ( quelle, però, con intenti architettonici e di arredamento) o alle sculture di Anton Pevsner con i suoi sviluppi di formule matematiche o alle tele bianche, grinzate e ingessate, di Piero Manzoni, o, in altre parole, se non opportunamente avviato alla conoscenza della di lei simbologia geometrica lirica. Un ulteriore fattore, non secondario, del Liala Code è il chiedersi se le forme triangolari, quadrate o rettangolari, cioè le aree primarie del suo linguaggio, oltre a quello derivato dal codice lineare7 bit, abbiano sempre lo stesso significato oppure se ne assumono di diversi a seconda della loro disposizione, del loro colore o della loro dimensione, come è logico supporre dal variare della loro ubicazione e dimensione in ogni sua singola opera. Nel dubbio verrebbe quasi da pensare alla necessità di un “dizionario”, a chiarimento del suo linguaggio che, attualmente, è, però , sufficientemente chiarito dal titolo stesso dell’opera. Il significante - significato delle sue opere, superata la prima incertezza interpretativa, diventa, poi, chiara al fruitore. Vedi, per esempio, il caso similare del neoplastico Mondrian, le cui strutture cromatiche possono, volendo, andare a costituire un suo codice personale ante - litteram, perché i suoi stilemi sono componibili a seconda del suo volere. Il risultato dell’operazione artistica di Liala Polato risulta essere altamente poetico, di un tipo che potremmo definire profetico - biblico. Adottando come idea ispiratrice la “Idea code”, come afferma ella stessa, il suo linguaggio, derivato dal codice a barre dal più semplice al più complesso, ella ha costruito il suo con elementi geometrici e poetici, in evidente contrasto a quello della “Poesia visiva” della Neo-avanguardia, dagli anni sessanta in poi del secolo scorso -, perché con le ricerche verbo - visuali di allora, ( definibili come fenomeno ibrido tra arte e letteratura ) e con cui si realizzavano forzate figurazioni, mediante l’uso di parole disposte in sintesi formale, quali “Pittura da leggere” e di cui furono autori anche grandi scrittori come Verlaine, fino al nostro Umberto Eco, il neo - avanguardista linguaggio di Liala Polato percorre ambiti che propongono geniali poemi letterali e strutturali-visivi, Prof. Giuseppe De Lucia 2016 Liala Polato. La comunicazione edificante. In Polato non un istintivo ed irrazionale moto interiore si impone ad originare il flusso creativo. Sembra, piuttosto, procedere una predisposizione progettuale e concettuale, volta alla traduzione analogica del reale, del quale cogliere i nessi mimetici e, soprattutto, i rimandi semantici: per restituirli in un risultato conclusivo di pregevole impatto comunicativo. Una codificazione questa che, attraverso la ponderata scelta di differenti tinte e materiali, reinterpreta il soggetto anche con affascinanti angolazioni spaziali in chiave di strutturale contrapposizione linguistica. Figure architettoniche, in effetti, paiono muoversi (e scontrarsi) di vita autonoma e, per chi vi si accosta, sembrano assumersi il lascito testamentario di un messaggio interiore, primo e superiore: la lotta dell’uomo verso la libera realizzazione del sé. Dott.Mauro Fantinato 2016 L’incontro tra segno, colore e materia plasmata definisce le opere di Liala Polato, costruite con coreografie dai rimandi geometrici, in un unico fluire cromatico. L’artista realizza opere che dal bidimensionale tendono alla tridimensionalità in una progressiva crescita e evoluzioni: per le sue composizioni sceglie di utilizzare materiali tattili e naturali quali legno, fili , tessuti, ciottoli e su questi stende il colore alternando spessori e densità, creando un crescendo ritmico declinato in campiture ampie e di consistenza quasi plastica, a cui fanno da contrappunto dialettico sottili guizzi di pigmento. I vuoti sembrano prevalere sui pieni grazie a un efficace processo di rielaborazione e sintesi messo in atto dall’artista. Questi lavori, frutto di una solida abilità tecnica e di una profonda sensibilità nell’estrapolare e rimodellare elementi del reale, permettono una lettura colta, intessuta di gioia di vivere, che accompagna l’osservatore in un viaggio tra le pieghe dell’inconscio. Dott. Paolo Levi 2016 GEOMETRIE ESISTENZIALI Il filosofo americano Douglas Hostadter sta realizzando un lavoro imponente intorno al concetto delle analogie che disvela quali sono gli aspetti del processo creativo. Lo scienziato statunitense ci insegna che l’essere umano attinge alle analogie per creare il pensiero. In una recente Lectio Magistralis tenutasi in Italia, presso l’Università degli Studi di Bologna, questo maestro del pensiero spiega come il processo creativo e lo sviluppo cognitivo dell’essere umano, avvengano attraverso le analogie creative, che sono il modo di mettere in relazione un oggetto mentale con un suo simile. Così, se dico che lo spettatore si incammina con emozione nelle costruzioni delle opere d’arte di Liala Polato, immediatamente l’intuizione corre alla realizzazione geometrica del quadro, che è simile ad un paesaggio urbano. Questo processo porta con sé un fecondo sistema di percezione, perché conferisce al pensiero la capacità di trovare analogie anche dove apparentemente non ve ne sono. Con questo metodo possiamo capire il nesso che intercorre tra una forma, una rappresentazione, e il suo significato, quella evocazione che l’opera d’arte ci vuole trasmettere. E’ da qui che parte il modo di procedere nell’arte della Polato. In questa misura dell’arte di Liala Polato la fascinazione della bellezza, la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di magnifico e insieme di vero è immediata. Per quale ragione avvengano questi processi non è più un mistero. Le scienze moderne stanno svelando la meraviglia attraverso la quale veniamo colpiti nell’animo da oggetti del pensiero. Davanti ad un’opera d’arte la cui potenza espressiva è prorompente, sia dal punto di vista del valore estetico, sia da quello semantico, la sensibilità dello spettatore viene toccata indelebilmente in modo inconscio, subitaneo, prima che una ragione precisa, razionale, possa affiorare ai nostri pensieri. E’ questa l’emozione in arte, è questa la grammatura dell’emozione che trasmette l’arte vera e che fa dell’arte un universo così affascinante e attraente. Le opere della Polato riescono a raggiungere questo obiettivo. L’aspetto formale del suo lavoro, già colpisce per una nascosta disciplina, esteticamente suadente; così come il monocromo delle sue opere, proposto in tinte intense, usate in purezza: verde, giallo, rosso, blu e bianco,realizzato per scandire un programma visuale. La Polato usa legno, materiali grezzi, spago, tela, iuta. Le forme geometriche, che si sviluppano con una regolarità particolare sull’opera conquistano il fruitore. Sorprende la somma del valore estetico che ti rapisce in un gioco di ombre e di forme che trovano una cadenza armoniosa che produce una sensazione di incanto. Perché? Perché il risultato di quello che vediamo nelle opere di Liala Polato non è il frutto di un procedere al buio, ma è il prodotto di un progetto semantico che genera un frutto straordinario. Le scienze contemporanee hanno scoperto che, per riconoscere idee e oggetti, l’essere umano viene addestrato fin dalla prima infanzia, ad effettuare quello che in inglese viene definito il “matching”, il confronto, e qui già andiamo al mondo delle idee di memoria Platonica. Osservando qualcosa, noi, confrontiamo l’oggetto dell’osservazione con la nostra memoria interiore, con le informazioni sedimentate nel nostro essere. Queste conoscenze ci portano ad intuire, davanti alle opere di Liala Polato che c’è qualcosa, nel significato di quei tasselli di legno sistemati con una certa, strana regolarità. Percepiamo che c’è un senso, nella sequenza delle forme, che si sviluppano metodicamente sull’opera. Ecco la trasformazione, Liala Polato si inventa un sistema, gli dà un nome, lo chiama “LIA CODE”, ed è un sistema binario, un meccanismo che usano i computer per tradurre lettere e numeri in informazioni, l’artista usa un sistema a 7bit, il famoso sistema binario del linguaggio macchina. Con questo procedimento le parole si trasformano in oggetti reali, un modellatore di parole tridimensionali, i pieni e i vuoti che vediamo nelle opere di quest’artista sono parole. Le opere di Liala Polato sono vere geometrie esistenziali. Le luci, le ombre, le forme generate dalla composizione assurgono a un significato superiore, sono la raffigurazione del rapporto che l’umano ha con la comunicazione, ci portano in un colpo solo alla scrittura cuneiforme, alla nascita delle civiltà e agli algoritmi dell’informatica. Queste opere ci immergono in una dimensione emozionale che crea un equilibrio tra gli albori della parola e il problema dell’incomunicabilità, ci addolciscono il cuore con un canto muto di lettere simbolo, che ci raccontano frasi criptate che ci fanno scoprire l’essenzialità del valore della comunicazione e contemporaneamente ci fanno provare compassione per il difficile cammino del rapporto tra gli esseri umani. In un insieme che sembra una sinfonia nel momento in cui tutte le frasi musicali sono nel crescendo dell’opera, Liala Polato ci parla del percorso dell’umanità, della sua storia, dei sui traguardi, delle sue difficoltà e delle sue speranze. Federico Caloi
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