Ich Spreche auch Deutch
mostra d'arte contemporanea
MARGHERITA LEVO ROSENBERG
ICH SPRECHE AUCH DEUTSCH
Mostra d’arte contemporanea
a cura di
LUC DE GROOF
dal 6 maggio - 18 giugno 2011
inaugurazione venerdì 6 maggio ore 18.30
Die Kunstagalerie St. Apernastrasse 20 D-50667 Colonia (Germany) t. 0049 157 76657983 - diekunstgalerie@gmx.de
L’artista, invitata da Luc de Groof direttore artistico della Die Kunstagalerie, ad esporre a Colonia presenta una selezione di opere, frutto delle ricerche degli ultimi anni: LIGHT ZAPPING, MEMORIE FRIVOLE, MEMORIE TIEPIDE, AVANZI CONNIVENTI . La poetica di fondo di questa serie di opere –appartenenti al ciclo delle CONAZIONI - prende avvio da un sentimento di perdita dei punti di riferimento che pervade il mondo contemporaneo e che si traduce, per l’artista, nell’accumulazione di una massa d’immagini ritagliate dai giornali, poi riprodotte e arrotolate a cono, quindi montate accostate le une alle altre a costruire installazioni scenografiche che, ad un primo sguardo, possono essere recepite come creazioni informali, appariscenti e ridondanti pur nell’essenzialità della monocromia. In realtà si tratta di enormi archivi iconografici del nostro tempo, frammentati, decontestualizzati e mutati di senso. Queste installazioni assumono un diverso impatto emozionale a seconda del colore dello sfondo che finisce per dominare la scena, indipendentemente dal contenuto concettuale degli accostamenti iconografici nei quali uno sguardo attento potrebbe cogliere l’ironia, la drammaticità, la critica, il dissenso e, talvolta, lo svuotamento di senso: frivolo il rosa, tiepido il bianco, viscerale il rosso, caotica la policromia degli avanzi.
Creazioni più recenti sono gli ICEBERG; pavé di coni trasparenti di gomma siliconica che hanno il colore e la consistenza del ghiaccio in cui si trovano, congelati, frammenti iconografici policromi; la mancanza di continuità cromatica tra i frammenti, inframmezzati dalla trasparenza del materiale di supporto, rimanda ad una condizione di scollamento tra le molteplici apparenze del reale che fanno parte del mondo contemporaeneo. Recenti anche le MEMORIE DI PAMPINI dove le immagini, a tratti, si dissolvono nell’attorcigliamento pampiniforme delle pellicole sminuzzate che si attorcigliano e parzialmente soffocano le immagini, come vegetazioni parassitarie. Completamente inedita e creata appositamente per questa mostra l’installazione NE HO VISTE DI TUTTI I COLORI, RIPETUTAMENTE, costituita da 7 pezzi in serie, di diversa dimensione, nei quali uno sfondo di pellicole radiografiche vergini - prive d’immagini ma variamente colorate – sorregge lo scorrere disordinato e frenetico di corpi umani spezzettati e sospesi nel vuoto della trasparenza. I corpi, stampati su striscioline arricciate di acetato trasparente, conservano un legame molto esile col fondo policromo variegato sul quale si muovono; un richiamo al senso di precarietà del nostro tempo.
Pessimismo cosmico?
No! Semplicemente una presa d’atto disincantata e un sentimento di depersonalizzazione che l’artista aveva già espresso nel passato in una filastrocca che ha sintetizzato fin dagli esordi la poetica della sua ricerca:…………ediogiocandomisonopersocercandoilversodell’universoediogiocandomisonopersocercandoilversodell’universoediogiocandomisonopersocercandoilversodell’universo……………
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