Critiche
2005 premio di scultura 'Edgardo Mannucci', XII edizione l'opera Esistenza premiata con 'Menzione Speciale' testo critico di EMIDIO DE ALBENTIIS
Dall'affermazione dell'armonia alla scoperta dell'inquietudine: il percorso estetico ed intellettuale di Jelena Panjkovic;. La ricerca di Jelena Panjkovic; si è dipanata entro un percorso che ha condotto la giovane artista croata da un'iniziale affermazione di equilibrio e di armonia verso degli esiti creativi che, viceversa, hanno significativamente intaccato le convinzioni di partenza: riflessione filosofica ed introspezione psicologico-spirituale accompagnano da vicino la sua ispirazione estetica, con modalità stilistico-formali che non cadono mai nella banilità descrittiva, cercando piuttosto una tensione espressiva orientata verso una consapevole sintesi ottenuta mediante simboli efficaci e pregnanti. Il percorso delle opere qui presentate prende avvio dalla scultura-installazione polimaterica. L'Esistenza, nella quale Jelena Panjkovic; esprime con raffinate simmetrie e corrispondenze l'interconnessione tra i quattro elementi fondamentali, sulla falsariga del pensiero eracliteo intorno al lògos: una grande teca di ferro, dal sorvegliato trattamento di superficie, racchiude infatti le due cavità contenenti rispettivamente il fuoco (evocato pertinentemente dall'ossido di ferro) e l'acqua, cui corrispondono, nell'espansione verticale dell'opera ripiegata con un ampio angolo ottuso, il cerchio vuoto dell'aria e il globo terrestre. A loro volta, questi due ultimi elementi sono visivamente raccordati da linee concentriche che sembrano scaturire da una vibrazione che, nel suo propagarsi, appartiene al Tutto: a questo lavoro l'artista ha dunque affidato l'intima fiducia nella suprema logica e nella sostanziale intelligibilità del kòsmos. Ma negli altri due successivi lavori questa serena condizione intellettuale, per più versi aurorale, lascia il sopravvento ad un affioramento sempre più marcato e deciso di trasalimenti interiori a malapena tenuti a bada da impalcature razionali: si veda, per pirma, un'opera come Nucleo, in cui la rossa sfera centrale sembra erompere, pur con il suo purissimo volume geometrico, quasi a provocare l'espressiva frattura mistilinea del doppio involucro in vetroresina che la circonda; o come, ancora più esplicitamente, nel lavoro denominato Nascita della coscienza, la sfera del pensiero risulti certamente visibile e, per così dire, conquistabile, ma solo a prezzo del riconoscimento del suo essere imbrigliata da un'intelaiatura dalla tormentata polidirezionalità. Ed è proprio in questo percorso, tutt'altro che scontato visto che solitamente accade il contrario (dall'iniziale affermazione del caos alla brama di armonia), che si cela la sofferta autenticità di questa proposta artistica.
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Esistenza
2008 1°Biennale per giovani artisti emergenti dedicata all'arte del riciclo 'Ri_Creazione' l'opera Unomnia I 2° premiata testo critico di GIORGIO CELLI
Jelena Panjkovic; ci offre, invece, un gioco dinamico, una sorta di spazio entro cui una pallina viene fatta ruotare, nell'intento di spingerla in un foro centrale. Questo gioco mette in sintonia l'abilità manuale con una sorta di metodo per tentativi ed errori, che fa appello all'intelligenza e a una progettualità collegata direttamente alla fantasia. Questo giocattolo, è simile a un mandala cinetico capace di rispecchiare e di richiamare in luce le figure segrete dell'inconscio collettivo. Unomnia I è un gioco meditativo, solitario; un gioco-scultura che simboleggia l'essenza ludica dell'universo. La piccola sfera rossa, rotolando sulla stoffa, produce un meditativo sentimento di languore. Il giocatore può così, senza sforzi eccessivi, compiere movimenti circolari, concentrandosi sul proprio stato psichico.
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Unomnia
2010 personale 'Venator Rusticus', Museo di città di Bjelovar (Croazia) testo critico di ALDO IORI
Il continuo anelito del ricercare 'Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta' Socrate
La giovane scultrice Jelena Panjkovic; fin dagli anni della formazione accademica a Perugia imposta il proprio lavoro artistico su due contigui fronti della scultura: l’oreficeria, come rapporto tra forma e materia con il corpo e la sua bellezza, e la scultura più tradizionale, come forma tridimensionale posta nello spazio della contemplazione. La lezione storica e contemporanea dei maestri, appresa nello studio e nell’osservazione diretta in mostre, collezioni e musei come pure in un rapporto diretto, le permette di giungere nel tempo a una messa a punto sia di un proprio linguaggio formale, che comincia a essere ben riconoscibile, sia di una metodologia che procede nel concatenare un lavoro all’altro. L’artista dichiara sovente che nel suo fare persegue la ricerca come metodo primario d’indagine e come elemento fondante le forme e i contenuti manifestati dalle opere. La ricerca nasce per lei da un’attenta curiosità visiva e intellettuale e diviene continua volontà di trasformazione e astrazione di ciò che il mondo nella sua totalità le porge e le suggerisce. Attraverso continue prove tecniche, legate a momenti intuitivi, speculativi e metodologici, ricchi di echi della tradizione alchemica e simbolica del passato, le opere sono definite con autenticità e quali tappe di un percorso unico, siano esse minimi e preziosi ornamenti o strutture che investono con forza l’ambiente nel quale sono collocate. L’idea, il pensiero della scultura trova forma sostanziandosi in materiali, tecniche e colori, di volta in volta legati allo stato della ricerca come pure alla contingenza più intrinseca dettata dalle opere stesse che necessitano quella soluzione piuttosto che un’altra.
Nell’osservazione del corpus delle opere che l’artista in questi ultimi anni ha proposto, nelle mostre e nei concorsi (spesso con esiti positivi) e che diviene sempre più consistente, è possibile riconoscere una sempre maggiore attenzione all’elemento geometrico connesso al semplice e sapiente uso della materia. Ciò può essere sicuramente legato alla volontà di ritrovare gli archetipi formali fondanti o l’essenzialità più profonda del simbolo ma può essere derivato anche dalla maturazione dello studio della via contemporanea alla scultura, bilanciato tra il recupero della misura aurea rinascimentale e la materia intesa come fonte inesauribile di questioni e soluzioni possibili. Il cerchio, la sfera e la proliferazione, poligonale, geometrica e numerica, nelle opere di Jelena Panjkovic; si legano indissolubilmente alle superfici cromatiche e ai volumi delle materie impiegate e si arricchiscono di richiami al pensiero storico e dei maestri visti come modelli da perseguire e nel contempo coscientemente e criticamente da riverificare. Questo avviene nei monili, dove la geometria pura trova sonorità con le pietre e i legni, nelle sculture tridimensionali che richiedono sempre un consapevole contatto visivo-tattile o, più recentemente, nelle opere maggiormente bidimensionali realizzate con tecniche ceramiche o pittura.
Pur essendo l’opera una tappa del percorso di ricerca intrapreso, aperta necessariamente al futuro, essa si caratterizza tuttavia anche come un luogo ove sostare, ove ascoltare e far generare dalla contemplazione ulteriori sviluppi del pensiero.
Aldo Iori, ottava luna nuova del duemiladieci
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2013 l'opera Consonanza, Parco della Scultura di Castelbuono, Bevagna (Umbria) testo critico di PAOLO MASSEI
Una delle scelte che caratterizzano il Parco della Scultura di Castelbuono, è il fatto di aver sostenuto e di voler sostenere la scultura al femminile. Perché a mio giudizio, la donna con la sua forza generatrice, è in grado di esprimersi in un linguaggio d’arte che comunica con il sacro. A questa condizione di base va aggiunta la capacità sempre femminile di rapportarsi, mettersi in ascolto e scoprire quella parte nascosta che risiede in ognuno di noi, perché essa è “creatrice”. Per questa artista, l’arte è un percorso che fa su se stessa ed è soltanto attraverso questa sua ricerca interiore che essa da forma a frammenti d’infinito e come potrete osservare attraverso la sua opera, sembra captare immagini di un mondo lontano, di energie che agiscono nello spazio. La Jelena Panjkovic, nasce a Zagabria città della ex Jugoslavia, oggi Croazia. Li studia all’istituto d’arte applicata, designer e prende il diploma di stilista in metallo. Alla fine del secondo millennio arriva a Perugia per studiare alla stranieri e dopo un corso di specializzazione in oreficeria si iscrive all’accademia belle arti Pietro Vannucci alla cattedra di scultura e vi si laurea con il massimo dei voti con il professore Aldo Iori. Essa incarna la figura dell’artista dotta. Ho avuto modo di scambiare alcune considerazioni sull’arte, e di vederla al lavoro, ed in essa è evidente una profonda cultura umanistica e artistica, di cui ha dato prova nella realizzazione dell’opera. Personalmente, credo che l’arte sia una ricerca nelle profondità interiori dove ricercare l’ opera con un processo che non è mai ripetitivo, richiede tempo nel mettersi prima in ascolto con se stessi, cercando quell’ispirazione che nasce sempre tra l’azione passiva dell’idea iniziale e l’azione attiva attraverso la manualità fino alla realizzazione dell’opera. Colgo l’occasione per ringraziare Angelo Cucciarelli per avercela proposta, presentata e sostenuta, e spero che pure ai lupi d’arte assetati che girano a volte solitari nel Parco della Scultura di Castelbuono dia l’ opera installata della Panjkovic piacere come l’ho è per me e per i contadini della zona.
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