Testo critico di Alessandro Seri per la “Personale di pittura di Irene Dipré".
Al centro del vortice della tempesta c’è un perimetro di quiete: assenza di vento, senza nodi da sciogliere o allacciare. Il posto delle fragole, innocue sirene e medicina. Come quei momenti prima della morte che riprendi fiato e tutto passa, che sembra un romanzo appena letto o un approdo ambito oppure anche solo un corpo glabro che lascia scivolare il tempo, il dolore, pure la storia. Irene Dipré costruisce pezzo per pezzo un labirinto, un gioco e sembra pittrice ed enigmista all’unisono ma forse è solo in preda al demone della conoscenza. Mitologia dei numeri e delle carte che corrisponde all’alchemica capacità di trasformare anche se stessi per scoprire quanto si può resistere al bello e al brutto, all’arte che ti squassa al corso degli eventi. L’arbitrio o scelta è poco più che niente se non ci si abbandona alla curiosità, alla voglia – necessità – di sperimentare. Quindi i simboli hanno il loro ruolo atavico così come i colori e i non colori, le forme e le non forme si limitano a porgere domande; per le risposte ognuno ne ha una diversa, ognuno ha un’interpretazione diversa. Alessandro Seri. (Per la “Personale di pittura” 16 luglio-30 luglio 2005 presso Decantibus Wine Bar Pollenza).
Prof. Alessandro Seri [Poeta e scrittore.]
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