Riarteco: il riconoscimento al rifiuto
L'Associazione INTERPOLIS ospita il movimento RiArtEco, una realtà consolidata nel mondo dell'arte contemporanea. Il Movimento, nato per esprimere il dissenso verso la società dei consumi, sottolinea, con un’apparente contraddizione in termini come i rifiuti, oltre ad essere raccolti, debbano essere sempre più “riconosciuti” quali importanti risorse che possono acquisire un valore economico, attraverso il recupero ed il riutilizzo dei materiali, ed una valenza creativa, mediante il riciclo artistico o la realizzazione di opere di eco design, avvalendosi del sostegno di enti regionali, amministrazioni comunali, istituzioni ed associazioni territoriali, nonché intellettuali. Da ben diciotto anni, RiArtEco organizza l'applaudita manifestazione itinerante spostandosi per l'Italia, di città in città, per diffondere la cultura del riuso e riutilizzo dei materiali assieme ad un consumo più responsabile ed etico delle risorse del Pianeta, promuovendo le innovazioni sostenibili. Numerose le collaborazioni durature e prestigiose maturate dal Movimento nel corso della sua esperienza espositiva, tra cui con il “Museo delle Forme Inconsapevoli Claudio Costa”, “Museo del Riciclo”, Cittadellarte Fondazione Pistoletto Onlus, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Ministero dell’Ambiente, ISPRA, Università Roma Tre di Roma, Comune di Genova, Comune di Siena, Comune di Pisa, Comune di Firenze, Comune di Torino, Comune di Pesaro, Comune di Reggio Calabria, Camera di Commercio di Messina, Comune di Napoli, Comune di Cerveteri, Municipio Roma Centro e Comune di Milano, affiancando al dato artistico contributi provenienti dal mondo accademico e scientifico, grazie al supporto fornito da ricercatori e docenti in qualità di relatori in dibattiti e conferenze con gli amministratori locali delle città ospitanti la rassegna. La mission del Movimento è sdradicare l'erba infestante del consumismo e dissodare il terreno arido delle coscienze per far germogliare i frutti dell'auspicata conversione ecologica degli stili di vita, e dei processi produttivi ed industriali, mediante l'Arte e il recupero dell’antica conoscenza maturata nella storia delle tradizioni. In fondo i rifiuti altro non sono se non i simboli della storia umana, della nostra storia, in cui si conservano le energie latenti, espressive ed utili da riusare, da rimettere in circolo perché ogni materia salvata e recuperata conserva la memoria alchemica e limpida di una selvaggia e malinconica felicità ormai dimenticata. La celebrazione del rottame, nella sua accezione più ampia ossia quanto “scartato dalla società inteso come materiale/oggetto/persona inutilizzabile da conferire in discarica, da alienare”, è il tramite per il quale l'artista viene insignito del ruolo di portavoce del cambiamento verso una società senza sprechi, coinvolgendo, nella pluralità di linguaggi espressivi e tecniche compositive, sia il visitatore che le istituzioni nel comune impegno etico-sociale sulle scelte impattanti che riguardano l'ambiente, il benessere e lo stato di salute dei cittadini. D'altronde, l'uso di materiali di scarto, o il riuso di materiali quotidiani, è un'attitudine connaturata al modus operandi dell'artista, in senso fisico e concettuale come testimoniano i ready made di Duchamp, dove l'autore afferma un concetto nuovo di artista in corrispondenza alla sua capacità di fornire significati nuovi alle cose indipendentemente dall'abilità manuale. È però con Warhol, nell'ossessiva ripetizione dell'immagine, che l’oggetto di consumo viene innalzato ad espressione d’arte, cronaca impersonale ed oggettiva dei mutamenti indotti dalla nascente “società dei consumi”, di cui sono epigoni i sacchi di juta lacerati e rattoppati di Burri (corpi svuotati senza anima) e le icone di Pistoletto, espressione di un'odierna ed inquietante vanitas, all'incontro tra il puro e l'impuro, cultura alta e il brutto.
giovedì 12 maggio 2016
Piazza Santa Maria - Cerveteri - Roma - Italy
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