Tracce di viaggi
Prima mostra in Italia di Bärbel Ricklefs–Bahr
Tracce di viaggi
L’informalità creativa dell’artista tedesca in mostra alla Galleria Unique di
Torino
La Galleria Unique di Torino organizza presso i propri spazzi la prima mostra in Italia di Bärbel
Ricklefs–Bahr, arista tedesca di Schiffdorf in Bassa Sassonia. L’esposizione visibile dal 28
giugno al 19 luglio ci porta a conoscere l’informalità creativa dell’artista, determinata dalla
potenza del gesto corporeo che trova sul supporto lo spazio ideale sul quale esprimere la
propria spontaneità.
Le atmosfere circostanti così come le dimensioni concrete recepite dal mondo ordinario
vengono interiorizzate dalla sua sensibilità e trasformate mediante l’arte, in gesti fisici che
trovano nel colore lo strumento ideale attraverso il quale ogni interpretazione emotiva ha
finalmente sfogo. La tela bianca viene solcata dalla forza cromatica che sfonda in questo modo
la parete ideale, quasi come se si trattasse di un muro di gomma che cede agli interventi fisici
dell’artista tedesca. Una sorta di sfondamento della terza dimensione per calarsi in uno spazio
ambiguo, incognito, sconosciuto. La pittura diviene così, un atto mistico dove la logica
soccombe ed i surrogati della realtà di riferimento vengono tramutati in gesti che lasciano la
loro impronta cromatica, sino alla ricostituzione di un nuovo mondo. Nel limbo costitutivo
dell’opera si frammentano i ricordi lontani della vita affettiva, i suoni delle città caotiche, gli
slogan della civiltà verticale sino a perdere qualsiasi riferimento, valicando la terra di nessuno.
Qui tutto comincia. La Ricklefs–Bahr sprofonda nel vortice istintivo delle emozioni che quel
mondo, oramai rimosso, ha suscitato in lei e gradualmente lo riscopre riportandolo in
superficie: gli echi lontani del dolore, della gioia, dell’indifferenza, prendono forma in gesti che
delimitano nuovi confini formali. Le sue opere sono anticamere dell’inconscio, spazi mentali
svelati al fruitore attento che dialoga con l’informe sino a ristrutturarlo attraverso lo sguardo.
L’opera d’arte diviene espressione di un altrove, di un luogo rimosso dalla mente che torna alla
luce dopo un periodo indeterminato di oblio. Una sorta di mantra cromatico che consente ad
una parte del cervello di raggiungere uno stato di consapevolezza senza oggetto in cui i
pensieri si dissolvono consentendo allo spirito di liberarsi. La realizzazione di un’opera
costituisce per l’artista uno sbocco meditativo razionalizzato conseguentemente dal suo rientro
nel mondo della ragione. L’opera diviene a questo punto l’oggetto di congiunzione tra il suo
stato creativo e quello ricettivo del pubblico. Una miscela di connotazioni simboliche che attua
con maestria per mezzo dei contrasti, delle tensioni o dell’armonia che mette in campo
progressivamente in base al suo stato che muta ogni volta che dipinge. Assistiamo, infatti, ad
opere che utilizzano la spatola mediante la quale apporta gesso, cemento sino a lacerazioni
ottenute da graffi. Sprofonda in distese piatte in cui la luce sembra compattarsi e poi,
improvvisamente generare strutture materiche in cui solca la superficie del dipinto
appesantendo lo spazio in confini sostanziali. Oppure cosparge il supporto di sabbia o polvere
di marmo cadenzando il ritmo esecutivo di velature sempre più intricate dalle quali sembra
impossibile venirne fuori. Altre volte sovrappone elementi come resine, gomma lacca,
utilizzando la tecnica del collage per apportare carte da parati, stoffe od intervenire con uno
spazzolino da denti in alcune zone in cui far reagire le sostanze. La libertà esecutiva dei
materiali corrisponde anche alla tipologia di scelta che applicherà ai colori che andranno da
tinte morbide sino a quelle più pesanti, dai colori freddi a quelli più caldi, dagli apparati più
sinuosi a quelli più strettamente geometrici. In questo flusso ininterrotto di equilibri e squilibri
dettati dall’istinto, la razionalità ricostituirà sempre qualcosa di nuovo e dall’infinità delle
possibilità fantastiche ottenute dall’astrazione, germoglierà negli occhi degli astanti sotto forma
di surrogato concreto. Questi spazi mentali, dicevamo, sono spazi aperti. Sono opere che
prendono vita ogni volta che vengono contemplate.
Vernissage: sabato 28 giugno ore 17,00 - Presentazione e critica: Andrea Domenico Taricco
Galleria Unique - C.so Vittorio Emanuele II, n. 36 Torino - cap. 10123 - Tel. +39.011.561.70.49 – Mob.+39. 334.801.73.14
info@galerieunique.com – www.galerieunique.com
sabato 28 giugno 2014
Corso Vittorio Emanuele ll 36 - Torino - To - Italy
Hai bisogno di informazioni?
Vuoi chiedere maggiori informazioni? Lasciami un messaggio, risponderò al più presto