Biophilia antropocentripeta

bleaching, Tela, 2020

La rappresentazione è ottenuta senza utilizzare colori ed esclusivamente tramite l’uso di candeggina, data su cotone verde, dosata in diverse mani attraverso l’uso di stencil appositamente creati. Della serie “biofilie”, questa opera in particolare vede l’uomo al centro della selva volendone riaffermare la reciproca importanza. In questo momento l’arte ha il bisogno di incoraggiare ad essere più responsabili verso gli altri e l’indispensabile ecosistema, e anche verso le conseguenze che potremo evitare in quanto specie senziente dal grandissimo potenziale. Il mondo vegetale è essenziale a noi per motivi di sopravvivenza ma anche di salute mentale; la natura ci dona, oltre all’ossigeno e al sostentamento, piacere per la vista e sostegno psicologico. Con l’uso di candeggina imprimo profili e ombre di piante con un intento decorativo che ricerca la leggerezza, ma è in realtà un richiamo alle ombre di Hiroshima: come delle vite è rimasta solo l’impronta della sagoma, volevo riportare l’attenzione sull’importanza che ha per l’umanità l’evitare di lasciare simili ricordi dell’ambiente. Biofilia “antropocentripeta” dovrebbe essere una relazione di equilibrio circolare fra uomo e ambiente, di mutuo sostegno, per evitare che di alcuni pezzi della natura rimangano soltanto delle immagini residue. Perché tutto gira intorno all’uomo ma nella misura in cui egli ha delle responsabilità verso il pianeta e non nella vecchia maniera egocentrica, antropocentrista ed egoistica. L’arte in se non è abbastanza come impegno concreto per migliorare il pianeta e salvaguardarlo ma, è comunque una manifestazione nel piano fisico dal mondo delle idee o meglio è lo specchio di uno stato energetico, è una transizione da piano della mente al mondo fisico per poter tornare nuovamente nel regno delle idee tramite l’osservatore. Un nuovo punto di vista pronto da essere colto perché qualcosa tanto essenziale non rimanga invisibile.

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