testi critici
Nella pittura di D’Alessandro si riflette un ricchissimo caleidoscopio di intensi e abbaglianti colori della terra isolana, mentre i tratti forti delle sue pennellate segnano sulle tele emozioni che riportano a paesaggi dell’anima che vive intensamente il solco dei secoli dell’humus siciliano; terra di forti contrasti paesaggistici, la Sicilia viene interpretata nei quadri di D’Alessandro con segni altrettanto forti e significativi che richiamano l’intenso pathos creativo dell’artista.
L’Istituto Italiano di Cultura di Madrid è lieto di poter presentare nelle sue sale il pittore D’Alessandro che per la prima volta esordisce con questa mostra qui in Spagna. La selezione di queste opere dell’artista siciliano si coniuga con una certa coerenza con il tema della VI edizione della Settimana della lingua italiana nel mondo che ha contato, nella sua versione madrilena, sulla presenza e collaborazione degli Assessorati alla Cultura e all’ Agricoltura della Regione Siciliana in coerenza con il tema trattato quest’anno: il cibo e le feste nella lingua e nella cultura italiana.( dal catalogo Espressionismo della ragione )
Senza parole. Così si resta di fronte alle opere di D'Alessandro. Intriga e porta la mente verso luoghi del passato o del futuro, del corpo o dell'anima.
Un tripudio di luci e colori abbagliano lo spettatore distratto e affascinano quello più attento. Il colore è protagonista; è gioia e dà gioia. E' dare e darsi. E' catarsi.
Tutti i colori e tutte le gamme. Non c'è colore per il quale l'artista non mostri interesse, dal quale non sia sollecitato per esprimersi.
Genesi, Caleidoscopio, Oasi o La vita anteriore, come percorsi del pensiero riflessi dalla densità della materia e dall'intensità cromatica. Opere ricche di materia, artista generoso, non si risparmia, la materia è vita.
Studioso attento ha interiorizzato e fatto proprie le lezioni dell'espressionismo astratto, rinnovandole con personale originalità. Esplora le possibilità del gesto, mescolando registri e influenze. Artista colto, non rinuncia alla razionalità e alla progettazione. Artista sperimentatore, sempre alla ricerca di cromie efficaci e capaci di fare emergere sensazioni recondite, ma anche poeta ispirato, i cui lavori sono segni di un lirismo palpitante e vibrante.
Rifiutando l'idea che l'ispirazione e l'osservazione lucida si escludano necessariamente, egli opera la fusione del binomio arte-scienza, degna della migliore estetica baudelairiana.
Piera Maria Florio
( Dal catalogo della mostra personale Espressionismo della ragione )
Gaetano D’Alessandro, artista autodidatta, ha approfondito notevolmente la conoscenza della storia dell’arte e delle tecniche artistiche grazie a numerosi viaggi in Italia e all’estero, e importanti letture. Ciò gli ha permesso di elaborare uno stile assolutamente personale, ma in sintonia con le migliori ricerche artistiche contemporanee, facendolo uscire fuori dei tradizionali schemi dell’arte figurativa. In particolare, grazie alla formazione universitaria scientifica, ha potuto applicare proficuamente le sue conoscenze sui fenomeni ottici alla sua ricerca artistica.
Davanti alle sue creazioni ci si accorge immediatamente della lunga gestazione che porta alla nascita di ogni singola tela. Si ha subito la sensazione che ciascun colore sia stato inserito in un certo punto e in un certo modo, perché solo quello era il luogo adatto. Nelle infinite varianti cromatiche questo artista ritrova la sua arte, che vive proprio del colore e dei rapporti “ intimi ” che quest’ultimo ha con la luce e che vengono rielaborati da ciascun individuo secondo principi ambientali, logici e culturali. Per sfruttare questi fenomeni egli ha studiato lungamente le possibilità tecniche offerte dall’uso dell’olio spatolato su tela, riuscendo a creare effetti cromatici di grande intensità. Nelle sue tele il colore ha una consistenza tangibile e corporea: ha peso, quantità, spessore e aggetto.
D’Alessandro sfrutta i fenomeni di diffrazione e riflessione di tutti i “corpi” che assorbono la luce e ne riflettono una parte. Ecco che l’opera dovrà essere considerata una somma di queste radiazioni, e in particolare ciò svela il perché di una delle caratteristiche salienti delle sue opere, la notevole differenza di livello fra le varie superfici che dipinge. In questa ricerca armonica, la creazione artistica diventa così paragonabile alla scrittura di una partizione musicale. Ogni elemento del mondo che ci circonda entra prepotentemente nella sua tavolozza e, dalla punta dei suoi pennelli e della spatola, diventa arte.
Utilizzando i termini convenzionali della critica artistica, l’opera di D’Alessandro può essere inserita nei cardini della pittura informale materica, ma la particolarità della sua produzione artistica consiste soprattutto nella sua capacità di andare oltre questa etichetta, contaminandola con l’espressionismo, preferendo il dato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente.
La sua arte, oltre a prendere la “materia” e portarla sulla tela, si prende la responsabilità artistica di rappresentare. Siamo di fronte ad un’arte solo apparentemente scevra da schemi e strutture. Questa impressione la si ha per l’assoluta libertà da ogni regola, da ogni schema e per la sensazione continua di qualcosa di inatteso e sorprendente che suscita nell’osservatore. Ma, guardando sue opere come “ Hollywood ”, “ D’Autunno ” o “ Lunablu ”, tutte provenienti da collezioni private, sono proprio la logica, la razionalità, la coerenza interna alle singole opere e al progetto complessivo dell’artista a stupire. Egli si mostra sempre razionalmente disilluso dall’idea “ romantica ” dell’artista che, illuminato da un’ispirazione sovrannaturale, novello Dio, possa ricreare una porzione di mondo o di esso risolvere i problemi.
Le sue sono, ossimoricamente, forme senza un contorno, oggetti e organismi che si differenziano dalla realtà circostante, perché definite da specifiche caratteristiche visive e tattili. Ogni sua opera per essere apprezzata integralmente andrebbe lambita, sfiorata, toccata, accarezzata.
In conclusione, il suo è da considerarsi un contributo a quello studio, che nella cultura occidentale è presente da Platone in avanti, della dicotomia materia-forma, nel solco dei grandi maestri del Novecento che lo hanno maggiormente influenzato, come lo spagnolo Antoni Tàpies, il canadese Jean Paul Riopelle, l’italiano Ennio Morlotti e il gruppo CO.BR.A dal nord dell’Europa.
Per la sua prima mostra spagnola, ospitata nei prestigiosi spazi dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid, “ Espressionismo della ragione ”, sono state selezionate 15 opere della più recente produzione dell’artista.
Giacomo Alessandro Fangano
Direttore editoriale Tribr Art- La guida ( Dal catalogo della mostra personale Espressionismo della ragione )
Solitaire ?
Intitolare “ Solitaire ? ” una mostra di pittura potrebbe apparire restrittivo, se non fosse che quel punto interrogativo accende riflessioni e considerazioni tutt’altro che limitate.
Non era Valéry che diceva “ la méditation est un vice solitaire ”? E i signori di Port Royal non erano detti “ les solitaires ”?
Isolamento dunque, solitudine, ma anche gioiello di notevole pregio.
Il rovescio e il diritto.
In Solitaire, tela emblematica, il paesaggio ha forme essenziali, è quasi surreale nella sua verginità antidiluviana, avvolto in una immobilità che non sembra riguardarci. Ma la natura non è sola. Anche se appena abbozzate, forme geometriche testimoniano la presenza dell’uomo. La natura e l’uomo condividono il destino.Deserto dunque, vuoto esistenziale, ma anche partecipazione.
Il rovescio e il diritto.
In queste opere di pura astrazione, ritroviamo le cromie, molteplici e ridondanti e la densità materica cui siamo abituati e che fanno il pregio di questo artista.
L’ Espressionismo della ragione è là. Il pensiero si lascia guidare solo dal colore, significato e significante al tempo stesso.
Il rovescio e il diritto.
Solitaire ? O forse Solidaire ?Solitudine o comunione ?
Queste opere ci restituiscono il senso del vivere. La gioia di essere soli senza essere separati dagli altri.
Il rovescio e il diritto.
Immersi in un silenzio dove finalmente possiamo ascoltare il nostro cuore, ci sentiamo felici. Il silenzio ci restituisce la nostra libertà. E’ questo il segreto.
Piera Maria Florio
Dal catalogo della mostra personale Solitaire?)
La mente e il cuore nella pittura di Gaetano D’ Alessandro
Non è mai convenzionale la pittura astratta di G. D’Alessandro.
Dietro le macchie di colore c’è il ragionamento lucido, attento, aperto, curioso, ma c’è soprattutto la passione del cuore.
E’ una pittura densa di significati che affondano nella consapevolezza dell’esistere e nella frenesia di assaporare ogni palpito dell’esistenza. La realtà ha un ordine razionale che è in sé inebriante armonia e rigogliosa bellezza : l’artista ne rimane attratto, conquistato, totalmente vinto. La vita lo emoziona fortemente : egli ne ritrae la sconvolgente voluttà.
Le geometrie del reale passano attraverso i fremiti, gli spasimi, i sospiri dell’anima. I contorni si ammorbidiscono, il colore prende il sopravvento sulla forma. E’ un tripudio, un’esplosione di sentimenti intensi e contrastanti che si armonizzano in accordi poetici di rara musicalità, in voci, in rime di straordinario lirismo.
E’ una pittura da intra-vedere con gli occhi del cuore.
E’ incanto purissimo di fronte alla vita, attesa sospesa di fronte al mondo che ci circonda, vivida e colorata emozione, citazione di frammenti di un’esistenza vissuta sempre con severa commozione, come un bagno dell’anima : è questo il tratto caratteristico della matura consapevolezza dell’uomo e della sua serena ed equilibrata sensibilità artistica.
I versi dei poeti che titolano i quadri di G. D’ Alessandro, presentati così al pubblico, vibranti, intensi, sconvolgenti suggeriscono un’idea dell’approccio corretto di fronte alla dimensione creativa dell’ artista. Essa scaturisce sempre dall’osservazione e dalla comprensione del reale, ridefinito attraverso una lettura ragionata, ma pur sempre, e inevitabilmente, rivissuto sul piano emozionale nel libero gioco dell’espressione del colore, per sfociare in una riflessione ponderata sul mistero del senso del vivere, meta ultima dell’ardente anelito della mente e del cuore.
Maria Fabiola Florio
(Dal catalogo della mostra personale Solitaire? )
“ La verità cromatica espressa con decisione e determinazione si rivela in ogni parte delle opere del maestro Gaetano D’Alessandro. Le sue tele sono poemi scritti con un alfabeto coloristico che stimola la sensibilità d’animo di ogni fruitore, dischiudendo allo stesso nuovi orizzonti interpretativi della realtà oggettiva coronandola di universalità e schiettezza. Una frase, un atteggiamento, un pensiero viene tradotto sul supporto con abilità d’esecuzione propria dei grandi talenti pittorici. Ogni opera del maestro D’Alessandro è un’avventura da vivere in libertà, abbandonando gli schemi percettivi soliti e consueti, aprendo gli occhi dell’anima verso nuovi territori che iniziano ad essere esplorati sapientemente dal maestro. ”
Dino Marasà Critico d'arte periodico Boè (luglio agosto 2007)
Parigi. Perché l’arte astratta, informale, "Espressionismo della ragione" dell’artista Gaetano D’Alessandro, è il suo teorema dell’anima?
Un teorema complesso, questo, teorema unificante gli altri teoremi, quasi da teologi, da scienziati della non-forma.
Come può la sua pittura materica, senza figurazioni, raccontare un’epopea storica o affrontare tematiche che affondano le radici nella grande Storia?
La sua forza sta nel segno minimale ma efficace, nella sua tecnica sapiente nell’affrontare la matericità che dà corpo e sostanza alle sue equilibrate composizioni.
La materia nutre il racconto pittorico, lo sostiene, lo bilancia, conferisce corposità al bilanciamento cromatico delle varie parti nello spazio canonico della tela.
La matericità è sensualità, passionalità, fisicità, veemenza, calore.
Essa asseconda la metrica pittorica al ritmo cromatico cadenzato, sempre sobrio, composto, ragionato dell’artista, conducendolo in un vortice sensuale di pensieri, variazioni sul tema dell’io.
Il suo olio, spatolato, sulla tela si sparge con tratti riconducibili ad uno schema pittorico preordinato, architettato, dall’inizio alla fine.
La sua tela si trasforma in un roveto di giorni senza tempo nell’opera "Entropia" esprimendo la gioia di chi ama il mondo ed assiste ad una sua caleidoscopica metamorfosi. Non a caso una sua opera reca il titolo "Vivendi": di forte impatto cromatico-percettivo. La sua forza espressiva è conferita in buona parte, dall’adozione della gamma del colore arancio, colore simbolo dell’energia, della trasformazione, del vigore della rigenerazione. Inoltre, l’opera sembra contenere un messaggio: la simpatia dell’artista nei confronti dei grandi e piccoli misteri della vita e del mondo.
La musicalità spiccata delle opere di Gaetano D’Alessandro è sottolineata, in particolare, nell’opera "Sirtaki"in cui il vibrato musicale ed emotivo scaturisce dall’intensa dinamica azione della spatola che, sulla tela, sembra ripercorrere i segni agogici del direttore d’orchestra. Essa, diretta dal maestro, conferisce vitalità, movimento all’opera, in un perfetto mix ritmico-chiaroscurale.
In sintesi, in tutte le opere dell’artista, si ricorda la matrice culturale generale dell’informale, con i connotati che caratterizzano questa corrente che nasce negli anni Trenta-Quaranta, legata alle problematiche filosofiche della fenomenologia e dell’esistenzialismo ( ricordiamo un noto esponente: Jean Paul Sartre) e a quelle letterarie di scrittori quali Miller, Jean Genet, amato dal regista Giorgio Sthreler e Beckett.
Il testo che fissa, recandone il sigillo, i connotati della nuova corrente è quello di Michel Tapié "Un art autre", del 1952. In esso si affermava non la superiorità della non-forma sulla figurazione, bensì che si fosse determinata una rottura con la scrittura pittorica precedente e che fosse iniziata un’epopea di avventure, di viaggi tra segni e caos cromatici in cui l’artista, l’uomo, il fruitore dell’opera potesse perdersi.
Avventura: è proprio questa che assimila dagli artisti del passato Gaetano D’Alessandro, una straordinaria avventura che l’artista compie in quella macchina del tempo di Jules Verne che è la tela. Ne deriva una pittura che identifica l’artista in un nuovo Ulisse in cerca di nuovi lidi, approdi sempre fervidi di emozioni, di storie, racconti ed altre avventure ancora, porti nuovi che tra richiami di sirene e alchemiche magie, riconducono ad Itaca per poi nuovamente ripartire, dopo una sosta, nutriente pausa di riflessione, per altri orizzonti.
Questo è il lavoro dell’artista, l’opera certosina informale di D’Alessandro: dal caos, dal caos primordiale o caos calmo, egli determina la nascita di una stella, traducendo in senso metaforico ed in versione minimale il pensiero del filosofo tedesco Nietzsche.
A questo proposito, occorre ricordare quanto abbiano offerto alla storia della pittura il movimento informale tedesco ed il gruppo dei Neuexpressionisten (come Karl Otto Götz) che sicuramente hanno, anche a livello inconscio, operato una possibile influenza nell’arte del pittore italiano. Infatti, come per i neoespressionisti, la tela è un canovaccio di memorie su cui tesse l’ordito della sua anima di uomo contemporaneo, sofferto, pressato da un mondo decadente nei suoi valori. Il suo supporto, la tela è un libero campo di interazione, di sinergia, di energia, libero scambio tra l’anima ed il mondo, nella ricerca di una drammatica carica espressionista. Certo, ci si domanda, in digressioni filosofiche: come può l’atto del dipingere, espressione della creazione razionale, tradurre le pieghe dell’anima, cantare le tragedie del mondo o innalzare un inno mistico alla Genesi?
Come può Gaetano D’Alessandro, alla Asger Jorn, invadere la tela, aggredirla, colmarla di materia, di colore e creare composizioni di intensa tensione formale, drammatica? Come fa D’Alessandro a farci scorgere dalle sue opere, quel fantasmagorico ventaglio di sentimenti, emozioni, sensazioni, frutto del suo animo sensibile e del suo espressionismo razionale?
Ed allo stesso tempo, come fanno segni materici, confusi ed ordinati come le sette informi note del pentagramma musicale a musicare una tela, a scrivere una sinfonia di percezioni sulla vita e sul mondo?
La risposta è l’ "Espressionismo della ragione" perché per questo artista la pittura stessa è scienza.
Dopo il travaglio di un "parto materico", vissuto nel conferire rigore informale, equilibrio tecnico alle composizioni, attraverso un’elaborazione personale innovativa racconta di vite sognate e di vite anteriori.
La sua è pittura d’azione e, nello stesso tempo, è pittura meditativa, contemplativa.
Gaetano D’Alessandro che trova nella fisicità della materia, nella corposità cromatica del momento creativo, il mezzo ideale per conversare con il mondo e comunicare alla storia le sue emozioni e la sua sensibilità nostalgica per una dimensione ideale adotta costantemente i giusti correttivi per dare equilibrio, sintesi ed armonia all’insieme.
Nella sua pittura, preziosismi di ombre e luci esaltano piani e volumi sulla tela. La superficie del supporto adottato dall’artista è scandita da fili spatolati o da grandi tasselli cromatici che si intersecano, incontrandosi, perdono entrambi i loro colori, si sfumano o ricamano puzzle a doppia entrata che la fantasia trascina in altri mondi, per altri spazi, macrocosmi, per altre dimensioni.
Come ci ricorda Antoni Tàpies: "La tela è un campo di battaglia dove le ferite si moltiplicano infinitamente", allo stesso modo, Gaetano D’Alessandro ferisce le sue tele per arrivare al cuore della gente.
Maria Teresa Prestigiacomo
Critico d'Arte Internazionale ( Dal catalogo della mostra personale Teorema )
In Geometria del colore Gaetano D'Alessandro espone oli degli anni 2002-2005 che, per tecnica e stile preludono alle opere astratte dell'Espressionismo della ragione.
Sono lavori in cui è evidente la ricerca da parte dell' artista di un nuovo linguaggio espressivo. La materia è sovrabbondante, debordante quasi, e conferisce spessore.
In queste composizioni il rapporto non è fra segno e colore, ma fra colore e colore. Dalla scelta del colore nasce il bilanciamento delle varie parti. Il colore è confine, il colore è segno.
La natura è qui caos calmo, materia scomposta in linee e curve: mondo interiore magmatico, ma in equilibrio, che l'artista, nella necessità di dar forma alle sue sensazioni, si compiace di rivisitare nei colori dai toni decisamente lirici.
Immagini sospese tra sogno e realtà, sorprese nella loro fisicità irreale, eppur vere e tangibili.
Piera Maria Florio
( Dal catalogo della mostra personale Geometria del colore )
“ Esercizi di stile ” è il titolo che quest’anno Gaetano D’Alessandro ha scelto per la sua mostra personale alla Galleria PizzArtè a Catania.
Dal 17 al 29 marzo 2009 saranno presentate opere ispirate dal grande Picasso e in cui l’artista catanese, negli anni di studio e sperimentazione, si è divertito a reinterpretare il segno del grande maestro spagnolo.
Geometrie di corpi senza tempo e senza spazio, se non quello della tela, queste figure sono lontane dalle regole e dalle forme tradizionali della figurazione.
Figura e sfondo si confondono sullo stesso piano, immagini simultanee si susseguono sulla tela in una sintesi originale che può fare a meno della prospettiva. Una semplificazione del disegno che ne amplifica la portata emotiva.
Il concetto di descrizione lascia il posto a quello di espressività pura.
Che ci ricordino il periodo africano o il cubismo, questi lavori dimostrano ancora una volta come Gaetano D’Alessandro sappia giocare col colore e le forme espressive più svariate.
Rigorosamente olio su tela, la tecnica. I colori, tutti. A stesura piatta. E poi, la figura. Solo lei. Isolata, statica, quasi sempre al femminile.
Seduta, sdraiata o addormentata, enigmatica, sognante o provocante.
“ Maschera ” dai contorni ora morbidi ora taglienti, la figura è qui declinata sempre in modo nuovo e presentata come variazione di uno stesso tema, di una stessa sinfonia di colori che è seconda solo a se stessa.
Proprio come Raymond Queneau nei suoi famosi esercizi di linguaggio.
(Piera Maria Florio - Curatore della mostra personale Esercizi di stile )