Riflessioni inquinatel
Questa è una delle tante opere che esposi nel Marzo del 2002 a Pisa durante la mia personale alla Chiesa della Spina. In quell'occasione mi onorò di una sua critica sul Catalogo Dino Carlesi, poeta e critico dell'arte della Fondazione Piaggio.
' Una ricerca tra esistenza e irrealtà '
' La pittrice Gabriella Torri pare attratta dalla verità delle cose che la circondano: un volto un volto, il mare è il mare. La conoscenza visiva si tramuta in immagini e si pone all'artista - come d'obbligo - il problema del ' discostamento ': intendo dire del tipo di libera rielaborazione fantastica e insieme razionale che caratterizza l'atto creativo.
Figurativamente la forza narrativa che la Realtà sollecita non diviene trascinante e vincolante in modo assoluto, in questo caso la somiglianza rimane come atto iniziale della visione, ma poi perfino ad un volto femminile si unisce un nero particolare per adombrare una pena segreta e si colloca in un suo spazio neutro magari per contrapporre il nulla alla speranza. Oppure una figura taglia il suo grembo secondo linee gestuali orizzontali e volutamente compiacenti, ammorbidendo l'immagine in un suo istante di dolorosa ansietà o precarietà, come le donne sarde in cerchio, cariche di storia, annullano i colori degli abiti tradizionali nello spazio brumoso di un'atmosfera che sa di leggenda.
Ma leggendo in sequenza alcune tele della Torri ci sentiamo sollecitati verso una ricerca che investe la categoria del linguaggio, il delinearsi di un'estetica che segna passaggi, reminiscenze e novità, quasi premesse all'artista l'urgenza di un abbandono delle tematiche tradizionali a favore di una sintassi meno agevole, misteriosa e più intrisa di problematiche espressive contemporanee: mi riferisco alle belle prime ' marine ' in cui le acque appaiono calde dietro il fitto e libero incrociarsi verde del primo piano o ai ' paesaggi ' chiari dove una casa rossastra apre l'avvio alle colline bianche e rosa in un dilatarsi ampio e solenne di spazi carichi di un loro incantevole lirismo.
Poi di lì a poco, sopravviene un infittirsi di tessere azzurre che amalgamano una ressa di case e cubi senza prospettive, chiuse in un'allegria cromatica e segnica, quasi per dirci che l'oggettività naturalistica non ha un senso definitivo ma, una sua implicita precarietà espressiva. E poco dopo addirittura le tele si arricchiscono di una loro frammentarietà compositiva ai limiti dell'informale con una esaltante ricchezza coloristica e l'evidente intuizione di una armonica ricostruzione fiabesca libera e impetuosa. Sono queste le opere che a me risultano più esaltanti di questa pittrice tesa ad una sua dialettica linguistica di intensa vitalità ed originalità, ricca di prospettive anche trasgressive in rapporto all'originario naturalismo classico ed al provincialismo figurativo. La cultura che anima questa pittura ha lontane origini e l'autrice, nel suo contatto con la storia e con le stagioni più recenti, sta recependo singolari sviluppi di filologica astrazione come presupposte possibilità di itinerari nuovi e interessanti. Si intravedono addirittura reinvenzioni legate al filo del cubismo lirico con striature rigide e funzionali all'insieme, agglomerati cromatici capaci di suscitare emozioni, ipotesi di sotterranee globalità urbane. Una cultura capace di porsi come ponte di salvezza tra esistenza e irrealtà, pronta a lasciare spazio a quella fantasia che è capace di fare diventare più vero il vero e più sogno il sogno.
Dino Carlesi
Dino Carlesi [Poeta e Critico d'arte]
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