A forza di essere vento

encausto con colori iredescenti e metallici, mdf, 2018

Questo dipinto intende omaggiare una canzone pubblicata nel disco Anime salve del 1996, la quale parla dei Khorakhanè, letteralmente gli “Amanti del Corano”, cioè, una tribù rom musulmana originaria del Kosovo e del Montenegro giunti in Italia tra il 1991 e il 1993, a seguito della grave situazione politica della ex Jugoslavia. E’ un dipinto contro i soprusi e le violenze della guerra. Riguardo al nomadismo, De André racconta di come questo popolo tenti di esorcizzare la morte col suo eterno viaggio intorno al mondo.
Rom è il nome con cui i popoli Zingari denominano se stessi, col significato di “uomo libero”. Questi nomadi che hanno fatto del viaggio il loro stile di vita sono stati sempre odiati, perseguitati con atti inumani e intorno a loro sono state inventate tante leggende.
In realtà i Rom sono un popolo inoffensivo, che attraverso la musica e i canti, e i colori pittoreschi dei loro abiti e usanze hanno cercato di trasmettere una differente ricchezza culturale ma quel loro “campo strappato dal vento a forza di essere vento” fa riflettere sulla loro condizione. Loro sanno “leggere il libro del mondo con parole cangianti e nessuna scrittura”.
Il dinamismo del dipinto esprime il tormento e l’inquietudine, dove il movimento nel cielo riflette il continuo migrare, sottolineato anche dal campo di grano attraversato da solchi spazzati dal vento. I due vortici tumultuosi - nel cielo e nella terra - riportano ad una solitudine desolante, ad un universo in balia del vento esprimendo il sentimento di fragilità dell’individuo in generale, e del campo rom in particolare. Questi vortici nel cielo e nella terra sono citazioni da La notte stellata e Volo di corvi su campo di grano dipinti da Van Gogh. Nei vortici del cielo possiamo vedere formarsi animali sibolici, ora un’ aquila o uno scorpione a seconda della prospettiva dalla quale si guarda.

Informazioni generali