Maria lapidata a sassate

olio e tecnica mista, tela

MOTIVAZIONI DELLA MOSTRA “Maria donna fra le donne” L’idea di fare una mostra dedicata alla Madonna mi è venuta pensando a tutte le donne di Niscemi. Durante la mia carriera artistica dal 1994 a oggi, solo a Niscemi, su commissione sempre femminile, ho realizzato moltissime opere dedicate a Maria e questo ci porta a riflettere su un personaggio della storia biblica che in quanto madre di Gesù assume un ruolo importante anche nel trasporto spirituale delle donne per arrivare a Dio. Maria era una giovane donna e pensando a lei gli artisti del passato la rappresentano nella gioia della maternità, ma come donna del suo tempo la grandezza di Maria non è stata solo di sacrificare il suo unico figlio per un destino più grande ed eterno ma anche quella di rischiare la sua stessa vita. Le ragazze a quel tempo prendevano marito al compimento dei 14 anni di età. Il periodo di “fidanzamento” durava circa sei mesi e Maria accetta di diventare la madre di Gesù a seguito dell’Annunciazione, prima di diventare sposa di Giuseppe. In quel tempo una gravidanza fuori dai vincoli del fidanzamento era considerata adulterio e per la gente di quel tempo non era facile comprendere la grandezza dell’evento accaduto a Maria, persino Giuseppe, uomo molto buono, si convinse della sua innocenza solo dopo la visita dell’angelo. Maria dicendo in modo coraggiosamente “Si” all’angelo, rischia la vita perché se Giuseppe non avesse avuto fiducia in lei, sarebbe stata scacciata fuori dal villaggio e lapidata fino alla morte. In seguito fu proprio Gesù, il suo unico figlio, a contestare il diritto di chiunque ad eseguire una simile pena: si racconta che quando gli chiesero come avrebbero dovuto punire una moglie che aveva tradito il marito egli disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». Essi, udito ciò, e accusati dalla loro coscienza, uscirono a uno a uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo. Gesù, alzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: «Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?» Ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neppure io ti condanno; va' e non peccare più»" (Giovanni 8:7-11). Questo è il passo del vangelo a cui mi sono ispirata per le mie due ultime opere, “L’adultera” e “La lapidazione”, drammatiche nella sua espressività e nel presagio di violenza espresso dallo sguardo e dalla posizione del corpo. Questo tema anche se sembra lontano ci deve far riflettere, infatti esisteva in Italia una legge che mitigava l’omicidio di una donna se questa aveva tradito il marito o anche di una sorella o una parente che aveva disonorato la famiglia. In molti paesi antiquati esiste ancora la pratica della lapidazione giustificata addirittura da leggi sacre inesistenti. La violenza sulle donne non può avere in nessun caso una giustificazione e attraverso la mia arte voglio sottolineare come ha detto Gesù che nessuno può avere il diritto di decidere la morte o la vita di un essere vivente. ELEONORA PEDILARCO

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