Presentazione Mostra del 18-ottobre-2003
Centro culturale S. Anna Forlì
[….] Se la Lucania rimane il tema prediletto, tuttavia il potente sentimento della natura, presente sin dall'inizio, risulta in queste ultime creazioni ulteriormente accentuato, divenendo assoluto, dominante a scapito della figura umana, ormai scomparsa.
Nel contempo, ad una sempre maggiore libertà espressiva, che approda ad inflessioni informali, corrisponde un proposito di indagine sempre più approfondita e, insieme, di sintesi, una ricerca di essenzialità, che è tensione volta a cogliere il cuore dell'immagine, a superarne l'apparenza esteriore per lasciarne trasparire l'essenza più vera, quella interiore.
Consideriamo le attuali vedute di Baruzzi o gli specifici elementi naturalistici che egli isola, onde assicurare loro uno spicco emblematico (quali, come egli stesso scrive, "gli ulivi millenari dall'aspetto umano, o i gruppi di agavi indicanti il cielo"): queste immagini sono ormai "paesaggi dell'anima", ricerca e riflessione esistenziale.
Il più alto raggiungimento in tal senso è senza dubbio costituito dall'opera "Argille" (febbraio 2003): in ogni caso, il confronto speculare fra le realizzazioni precedenti e quelle attuali rende palese, palpabile il percorso sopra descritto.
Il cerchio ideale suggerito dal titolo di questa personale così si chiude: il gesto, il colore, la natura sono per Edoardo Baruzzi strumenti per indagare la condizione umana.
E' significativo che questa loro funzione sia riassunta mediante la chiocciola informatica ( @ ), simbolo di per sé‚ di apertura e per l'artista espressione di curiosità intellettuale, assai viva pure nei confronti della contemporaneità tecnologica, espressione, altresì, di impegno a continuare il cammino verso quelle terre "lontane e misteriose", a cui lo stesso artista fa riferimento nella dedica che compare in "Argille" (febbraio 2003). Non possiamo che augurargli buon viaggio!
Flavia Bugani
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