Oscenità

di Davide Morelli

Non sono poesie. Non sono canzoni. Sono solo ricordi di disavventure o espressioni di sentimenti. Molte sono state scritte anni fa. Sono tutte degli scarti.

 

Introduzione:
L'amore in tutte le sue sfaccettature?
Quale sofferenza? Quale culmine? Quale approdo?
La ricerca di un archetipo?
I turbamenti e il gioco delle parti?
La perdita di senno?
L'odore emanato? Il vibrare nell'animo?
Il pensiero appena accennato? Il sogno dimenticato?
Alchimia di desiderio e possesso?
Ad un tratto si estingue la passione.
Ad un tratto vince l'abitudine.
Passata l'infatuazione si sopportano a vicenda.
Molti invecchiano assieme senza crescere insieme.
Ma ci sono vecchi amanti brontoloni
che ricercano la tenerezza degli adolescenti.
Così almeno suppongo io,
testimone involontario di queste storie simili;
io, piccolo scriba di tutte queste schermaglie infinite.

 

Sentenze:
Siamo delle pedine interscambiabili.
Non ci resta che vivere la vita,
non sprecarla, non gettarla,
circoscrivere il non detto
e chiamare le cose con il loro nome.
Queste e altre sentenze beffarde
mi vengono in mente al risveglio,
mentre sono a stomaco vuoto
e con i capelli scarruffati.
Il sonno mi impasta la bocca.
Il caffè mi annerisce i denti.
L'assurdo solca le mie rughe.

 

 

Presto:
Il trucco è proprio quello
di non seminare alcunché,
di non sforzarsi di apparire
migliori. Tuttavia si può sempre
rimanere spiazzati dagli altri.
Se non mi ami smetterò di amarti.
Finirò col dimenticarti.
Io ti perderò ma il mondo è pieno di ragazze
e poi posso stare bene anche da solo.
Me lo ripeto mentalmente
come fosse un mantra.
Chiudo la porta
perché non mi riesce dormire
se è aperta. Mi svesto.
Spengo la luce. Mi butto sul letto.
Un altro giorno è finito.
Presto sarà tutto finito
anche per il mio corpo intirizzito,
anche per il mio animo inaridito.

 

 

Gratitudine:
Si può esprimere gratitudine
finché si vuole( e finché
il nostro fiore non sarà reciso)
per tutto quello che ci è stato dato.
Ma non si può contraccambiare
in alcun modo. Non so se Dio
ci ama ma forse del nostro amore
insignificante non sa che farsene.
Le preghiere sono sempre interessate.
Me ne infischio degli esercizi
spirituali e del raccoglimento.
Li lascio ai preti e alle bigotte.
Quanto al creato e all'umanità
anche essi sono troppo vasti
per essere amati. Dovremmo
essere più umili e ridimensionarci.
Dovremmo amare i nostri cari,
che dovrebbero fungere da tramite,
da intermediari. Poi Dio
potrebbe non esistere
o essere morto. Dovremmo perciò
ringraziare un fantasma o il nulla.
Non trovo altro da dire, da aggiungere.
Sono un miscredente. Ritiratevi
pure per deliberare.

 

 

Il bivio:
I moralisti odiano l'estasi dei sensi,
il piacere della carne. Mortificano
il loro corpo. Contano i peccati della gente.
Sono stati giovani anche loro
ma se lo sono scordati da tempo.
Per loro la carnalità non può
fecondare lo spirito.
Giudicano la lussuria degli amanti.
Sono degli ipocriti. Sono dei farisei.
Sanno dire sempre se una vita
è giusta o sbagliata. Ma alcuni
più saggi dicono che da una parte
c'è la beatitudine e dall'altra c'è la libertà.
Dicono che in gioventù tutti si imbattono
in questo bivio.

 

 

Poco da fare:
L'indifferenza la posso perdonare
alle persone. Fondamentale
è che non vadano oltre.
Non si può essere umani
con tutti. L'uomo è un essere
razionale disposto a fare la guerra
per i motivi più futili o per interessi economici.
Per questo non si può dare
il meglio di se stessi a tutti.
Bisogna essere parchi.
Quanto poi all'amore
le ragazze lo giudicano
in base all'inturgidimento
e all'erezione. I ragazzi
lo giudicano dai giochetti
che le loro donne sono
disposte a fare.
Anche in amore i godimenti dei beni
sono limitati nel tempo.
Ma forse era meglio sorvolare.
Per me invece non si può tergiversare.
C'è ben poco da fare.
Siamo insetti da schiacciare.
Non abbiamo ali per volare.

 

 

In due:
Tu non sei direttamente
o indirettamente responsabile
dei miei errori, dei miei fallimenti,
della mia autodistruzione.
Tu non ne sei la causa
e non hai niente da giustificare
o da farti perdonare.
Non sei tu la colpevole.
Non si tratta nemmeno
di concorso di colpa.
Bisogna essere in due
per amarsi.
Non c'era via d'uscita.
Tu allora mi sembravi
la mia stella fissa.
Non hai commesso
neanche la minima omissione.
Tu piuttosto a tutto ciò sei la spiegazione.
Tutto il resto è pura digressione.

 

 

Piuttosto:
I più parlano. Pochi tacciono.
Le loro parole sono frecce avvelenate,
anche quelle di chi crede
nell'immortalità dell'anima.
Io lascio stare ogni diatriba.
Non scendo più nell'agone.
Non mi sono pacificato con il mondo
ingiusto, inconoscibile, insolubile.
Piuttosto mi sono arreso ad esso.
Sono giunto all'epochè.
Mi sono lasciato andare.
Il mondo mi ha fatto deragliare,
mi ha rovesciato e poi fatto volare.

 

 

Ogni giorno:
Si finisce per essere alienati,
per essere prigionieri
di gesti e pensieri.
Ogni giorno oscilla
tra due poli.
Ogni giorno sembra
regnare l'inconsistenza.
Si fa in salita il cammino.
La passione vuol dire
e non vuol dire.
All'amore ci credo
e non ci credo.
Ma mai arrendersi all'evidenza.
Mai farsi prendere dall'insipienza.
La vita va amata con insistenza.

 

 

X:
L'uomo più folle è quello innamorato.
È l'uomo che guarda il cielo stellato.
Non pensa mai alla morte ma alla vita insieme a lei.
Ma è una legge implacabile ricadere in basso
quando si è così ad alta quota.
La ragazza non saluta, non sorride più.
È persa per sempre. È questo il consuntivo.
Così niente più legami. Niente più impegni.
Niente più promesse. Niente più rivelazioni.
È questo il bilancio.
L'uomo più saggio è quello disinnamorato.
Non è più leggero. Non è più inebriato.
È l'uomo che guarda il mondo,
tira a sorte e affronta la morte.

 

 

Inverno:
Anche oggi ho scritto due righe, due versicoli.
Anche oggi ho fatto il compitino.
Scriverti è un allenamento.
È una masturbazione in attesa
dell'incontro reale.
Per il resto è un sentimento ondivago.
Ti penso e non ti penso.
Non so arriveremo all'inverno.
Non so se sarò con te
nel gelo e nel vento.

 

 

Teoria:
Sono stato più rifiutato
che tradito o lasciato.
Per la teoria della dissonanza cognitiva
dovrei pensare che è servito a chissà che;
dovrei pensare di aver tratto chissà quale
insegnamento o giovamento.
Invece mi ritengo al punto di partenza.
Ho solo un impasto di acredine
e disamore. Eros talvolta è un impostore.

 

Poesia:
Mi dicesti che nella poesia
non c'è speranza né salvezza.
Ma io non mi preoccupo.
Quel che scrivo non è poesia.
Non ti preoccupare neanche te.
Non presumere troppo.
Non sono un poeta né tu una musa.
Non passerai alla storia
e nemmeno sarai un caso di cronaca.
Non rientri nella mia biografia.
Non preparo una vendetta.
Leggi ciò che ti scrivo con ironia.
Beata te che hai certezze!

 

Burla:
L'odio è l'altra faccia dell'amore
nei film e nei romanzi sentimentali.
Nella realtà sono molto rari i casi di questa conversione,
anche se sono spesso argomento di conversazione.
Quando si verifica si tratta spesso di bella gioventù.
Ignorano le trappole e gli inconvenienti
della vita a due. Lasciamoli fare i loro
comodi finché si incantano a vicenda.
Lasciamoli credere nel loro nulla.
Alla fine si accorgeranno che è una burla.

 

Attimi fa:
Il crepitio della mia fiamma.
I miei discorsi,
che prendevano giri strani.
Il mio osare, il mio ardire.
Ora posso dissentire.
Allora miei occhi avevano fede
nel tuo volto.
Ma era migliaia
di attimi fa.

 

Tu:
Tu correvi a perdifiato
verso altri.
Tu credevi di essere
dalla parte giusta.
Poi ti dileguavi.
Io mancavo sempre
il tuo bersaglio
e annegavo nelle perplessità.
Quindi mettevo in fila
le mie albe
quando tutto attorno
era deserto e niente
sembrava aver ragion d'essere.
Tutto procedeva a stenti
e a rilento.
Tutto era stato travisato.
Tutto era stato vano.

 

 

In piedi:
Meno male che non c'è nessuno.
Non voglio parlare
con nessuno del governo,
di come va il mondo
o del tempo.
Ascolto i sibili
delle raffiche di vento.
Osservo il volo
obliquo dei gabbiani.
Seguo le loro traiettorie.
Tracciano linee nell'aria.
Hanno sorvolato campi e prati
per essere qui ora.
Sono forti. I loro percorsi
non sono mai accidentati.
Li osservo allargare
le ali robuste,
volteggiare nel cielo immenso
e poi planare sull'acqua.
Ascolto le loro grida,
che sovrastano il vento.
A differenza nostra
non sono reclusi.
Vorrei sapermi alzare
e librare in volo come loro.
Invece sono fortunato
a rimanere in piedi.
Invece ci basta
un nostro simile
che diventi nostro predatore
o un colpo di vento
per cadere e affondare.
Nessuna postilla sapienziale.
Non mi travisate.
Inutile stare a blaterare.

 

Oramai:
Lascia che si scannino
per una donna.
Oramai nessuna più importuno.
Mi resta qualche pensiero inopportuno.
Sono briciole rispetto a un tempo.
Sono stravaccato e butto là
le mie cose e i miei giorni.
Gli esseri umani oramai tutti allineati.
Questo parlarsi e questo esserci
provvisori e senza consistenza.
Siamo sempre sul piede di partenza.

 

Labirinto:
Sono entrato in un labirinto
e ora non so più uscire.
Il Minotauro è vicino.
Il mio corpo sarà scarnificato.
Finiranno le mie cellule, il mio sangue.
Ognuno attende la sua ora,
mentre cerca di decifrare
il rebus degli anni.
I miei atomi si disperderanno
sotto il sole. Non avrò più nome.
Sarò altro. Sarò nel tutto o nel niente.
Pressoché inesistente.

 

 

Nessuno:
Diceva il filosofo che
l'amore è solo un trucco
per procreare e perpetuare la specie.
La gente per il resto muore talvolta
senza preavviso.
È così che accade.
Per questo non bisogna avere esitazioni.
Non si può scialacquare
il tempo che c'è stato dato.
Bisogna essere sempre presenti a se stessi.
Nessuno sa veramente come è andata.
Nessuno sa veramente
dove inizia l'inizio
e dove finisce la fine.

 

 

Imparare:
Anche gli uomini
hanno una obsolescenza programmata.
Non si può annaspare e incespicare,
anche se ogni gesto risulta
impersonale,
ogni distanza sembra abissale,
ogni vuoto sembra incolmabile
e ogni battuta può apparire
triviale.
Bisogna imparare
dai bambini che cadono
ma raramente si fanno male.

 

 

Ognuno:
Ognuno è una nebulosa.
Non cogliamo pienamente
la vita quotidiana. Eppure
siamo immersi nella routine.
È ripetitiva ma non riempitiva.
Ma quale lotta tra cielo e terra?
Resta un significante obnubilato.
L'importante è essere sul mercato.

 

 

Un figlio:
Tutta casa, chiesa, lavoro.
Viveva freneticamente.
Non stava certo sospesa nel vuoto.
Fino a quando una serie di equivoci
non ne rovesciò la sessuofobia e il pragmatismo.
Fu allora che ebbe un figlio.
Aveva fatto male i calcoli.
Non era più una signorina.

 

 

Giovani:
Eravamo giovani.
Si aprivano le danze.
Ogni canzone
parlava di noi.
Viaggiavamo spesso.
Si sognava un domani.
Accadeva l'inverosimile allora.
Amori e libri aprivano mondi.
Eravamo giovani.

 

 

Domande:
Disseminiamo le impronte nella memoria altrui?
Cosa si sedimenta nel profondo?
Il nostro tempo scandito da un metronomo?
Cosa è davvero in nostro potere?
Esercitato quale influsso? Quali divergenze?
Quale armonia? Forse non si può accordare
gli animi come se fossero strumenti musicali.
Mi ripeto che l'amore non è pura improvvisazione
perché subisce i condizionamenti dell'epoca.
Qualcuno intona un motivetto senza sosta.
Aguzzo la mente ma le domande restano senza risposta.
Forse qualcuna è mal posta.
Alla fine resta solo il bailamme di luci della costa.

 

Mondo:
Ne ho solo il sentore del tuo disamore
per la bagarre di questo mondo.
Bisbigli qualcosa. Solo un sussurro.
A nessuno di noi piacciono i sotterfugi
e gli imbrogli di questo mondo,
che continua a oltraggiarci.
Ma anche noi abbiamo debole scorza,
contraddizioni insanabili e metafisiche fallaci.
Da tempo con il reale abbiamo un contenzioso.
Si insinuano mille dubbi, che sgretolano certezze
(un tempo granitiche). È tempo di tribunali sommari.
Per essere ascoltati bisogna pagare lautamente.
Nelle conventicole poetiche nessuno
osa parlare di sentimento. La lirica deve
essere un piatto semifreddo.
Non esiste l'idillio, mentre si cerca assestamento
tra partenze e arrivi.

 

 

Oltre:
Non tutto ritorna nel ritorno.
Non tutto se ne va con un addio.
La mente gioca con i suoi fantasmi.
Talvolta giochiamo a nasconderci
nei recessi più intimi dell'animo.
Certe volte siamo assenti,
nonostante la presenza altrui.
Altre volte pensiamo a chissà chi,
nonostante la sua assenza.
Vorremmo essere ubiqui.
A onor del vero siamo solo dislocati.
Bisogna andare oltre le apparenze.
In realtà trascendiamo lo spazio e il tempo.
Nonostante ciò dobbiamo lo stesso
continuare a chiamarlo amore.
La sua illusorietà forse ci salverà.

 

 

Verità:
Nell'erotismo pochi sono i limiti.
Si tratta di essere maggiorenni,
consenzienti e capaci di intendere
e di volere. Non bisogna mai
condannare i gusti e le azioni altrui.
Naturalmente nutro anche io dei dubbi:
specialmente sul sadomasochismo cruento.
Ci sono però alcuni moralisti
pronti a redarguire anche una donna
che allatta un poppante in pubblico.
Ci sono anche donne
che si fanno montare dai cani
e becchini che si congiungono
con le defunte. Questo naturalmente
è un paradosso perché cani
e defunte non sapremo mai
se sono consenzienti.
Per il resto nessuno sa la verità,
ma non siate impazienti o penitenti.
Chi morirà vedrà.

 

 

Capolinea:
Avrei voluto modellarti
fino all'inverosimile.
Ma che cosa ci accomuna alla fine?
È questione forse di simmetrie.
Forse abbiamo commesso entrambi delle sviste.
Forse crediamo entrambi che
la vita sia una porta girevole
e l'universo sia in espansione.
Forse non ci accomuna niente.
Goditi questi anni
che in futuro saremo solo parodie
di noi stessi.
Si fa presto ad arrivare al capolinea.

 

 

Non di certo noi:
Io più che te. Te più che me.
Non di certo noi. Tu guardata
da uno sguardo invasore.
Il tuo passato visto da
uno specchietto retrovisore.
Tu sognata da un sogno
inquisitore. Non di certo noi.
Le tue pupille sono fenditure,
da cui scruti l'abisso.
Io, povero disgraziato.
Tu, i complimenti e gli apprezzamenti.
Tu che entri e esci nel mio inconscio.
Tu e l'amore che tutti provano,
ma che nessuno sa darne
una spiegazione o una definizione.
Quale concettosità e quale astrazione!
Di sicuro una tormentata questione.

 

 

Amen:
Non è esercizio di stile.
Non è mera retorica.
I bambini crescono.
I giovani invecchiano.
I vecchi muoiono.
Il mio amore forse sparirà nel nulla.
Il mio amore forse non esisterà più.
Sto parlando dell'amore in senso lato,
non delle mie effusioni nel senso letterale.
Sto parlando del bene voluto.
Sto parlando delle mie passioni.
Tutte le persone amate moriranno?
Tutto ciò che ho amato forse
non durerà su questa terra.
Tutto quanto accaduto forse sarà perduto.
Eppure altri fiori cresceranno.
Raggi di sole li battezzeranno.
Ci sarà forse un altro al mio posto.
Forse siamo solo comparse in questo palcoscenico.
Per il resto mettimi dove vuoi.
Lascio fare a te. Lasciami uno spiraglio
per la mia curiosità. Mi auguro
che sia veramente cristiano.
Mi auguro che l'inferno sia vuoto per me
e per tutti gli esseri che
si sono avvicendati su questa terra,
al di là dei loro peccati, dei loro pentimenti,
della loro espiazione. Alcuni teologi
lo teorizzano da tempo. Lo so. È una
preghiera inusuale. Amen.

 

 

In un istante:
Scrivere è solo un passatempo,
mentre in questa civiltà
non ci sono punti di riferimento.
Si contano sulle dita della mano
i sicari che si pentono in questo inferno.
Non so se ci sia un ordine prestabilito.
Non so se ci sia qualche preavviso.
Della vecchia cultura umanistica
resta ben poco. È l'epoca del disincanto.
Tu presti ascolto ai rumori
in sottofondo del mondo.
Quanta fatica reciproca
per farsi capire! A che valse parlarsi?
Ti dico che resterà poco o niente di noi.
È stato tutto inutile questo logorio.
Ci siamo consumati in fretta.
Tu non mi vuoi come amante.
Io non ti voglio come amica.
Ascolti le notizie alla radio.
Balugina in me una mezza idea.
Le tue menzogne erano segni
che andavano colti in tempo.
Le tue incognite andavano prese in esame prima.
Si trattava di dosare meglio gli ingredienti
e poi saperli amalgamare con disinvoltura.
Mi dici di evitare toni melodrammatici.
Non so se si tratti di una vera scelta.
È tutto in un istante o poco più
questo congedo.
Ti bastano poche parole come al solito
e qualche cenno di saluto
per barcamenarti tra addii, date e orgasmi.
Trovami tu il senso segreto di tutto questo.

 

 

Foglie al vento:
L'amore è rispecchiarsi,
riconoscersi.
C'è chi vuole soddisfare le sue voglie
e chi cerca un'agnizione.
Ma anche gli amori
si guastano
come le cose e le persone.
Non tutti coloro che desiderano
riescono a raggiungere il bene.
Alcuni lo perdono
e le storie finiscono.
Gli amanti talvolta
restano annichiliti,
esterrefatti, ammutoliti.
Non trovano parole.
Non rispondono all'indovinello.
Sono caduti in un tranello.
L'amore secerne disastro.
Ci sono padri separati
che dormono in macchina
e donne assassinate dai mariti.
L'amore presenta conti folli.
Talvolta i destini sono incomprensibili.
Ma non bisogna disperarsi,
anche se siamo foglie al vento.
Dicono che il tutto
sia superiore alla somma delle parti.
Dicono che aneliamo tutti
all'infinito.
Non ci resta che sorridere
ai casi della vita
e non pensare di farla finita.

 

 

Folle corsa:
Le spose vanno in bicicletta
con le sporte della spesa.
I ragazzi scherzano tra loro.
Gli uccelli cantano a squarciagola.
L'erba ricresce sempre
e il ciclo delle stagioni perdura.
Si dissolve la polvere nel vento.
Difficilmente percepiamo l'immediato del tempo.
Si aggirano furtive la malattia e la morte.
È amore il pianto a dirotto nella stanza accanto.
È amore un petalo sgualcito di rosa.
È amore ritornare e ricominciare.
È amore non sbagliare mai i nomi;
anche se non credo nell'amore
dobbiamo postularne l'esistenza
per renderci meno vulnerabili.
Tra poco anche noi saremo polvere nel vento
ma l'amore si poserà su altri corpi.
Si poserà altrove. Tutto questo
accade da sempre. È stato tutto congegnato,
rasentando la perfezione. Così
nei secoli dei secoli, fino a quando
l'umanità non finirà la sua folle corsa.

 

Oggi:
Qui solo i pubblicitari
e i ricchi sembrano avere idee.
I giovani si contraddistinguono
per lo smarrimento.
La cultura è fatta da vecchi mosconi
e da vanitose arriviste,
che snobbano perfino se stessi
quando si guardano allo specchio.
La cultura è questione come sempre
di pubbliche relazioni.
Leggo gli annunci di lavoro.
Cercano giovani in età da apprendistato
oppure persone con esperienza.
Io sono tagliato fuori.
Io non ho voce in capitolo.
Sembra una società apparentemente
dalla logica ineccepibile,
ma se osservi bene poggia
su fondamenta instabili.
Un tempo tutto era indagine.
Tutto era ricerca. Un tempo
ero teso all'essenziale. Oggi
sono in preda del varietà.
Invecchierò e mi addormenterò
davanti alla televisione.
Chiamatelo pure autobiografismo.

 

 

A tuo modo:
Tu eri la studentessa trasgressiva,
la femmina insaziabile che faceva
l'amore con gli sconosciuti nei bagni
della stazione. Eri la ninfomane
sulla bocca di tutti. Ma tu eri
noncurante di ciò.
Soddisfacevi maschi
di ogni longitudine e latitudine.
Ti concedevi a tutti
senza fare distinzioni.
Incutevi timore
perché eri solita dare i voti
ai tuoi amanti e raccontare
tutto alle amiche. Imitavi gli uomini
quando si raccontano avventure.
Eri uno sfogo, una distrazione,
un grido imploso. C'era chi
ti disprezzava perché avrebbe voluto
averti tutta per sé. Molte ragazze
facevano le moraliste
ma in realtà invidiavano la tua disinvoltura.
Eri la libertà fatta persona.
Eri l'amica amante di tutti
ma non vivevi in simbiosi con nessuno.
A tuo modo facevi del bene
ma in pochi lo capivano.
A distanza di anni resti
un grande punto interrogativo.

 

 

 

Intesa:

Adesso dovrei volare in alto;
più in alto dell'orgoglio.
Dovrei sorvolare su tutto;
sul tutto che diventa niente,
tralasciando il fatto che sono solo un ente.
Dovrei contemplare tutto l'esistente.
Non vedi questa intesa intermittente?
Dovrei ritornare all'origine, alla sorgente.
Guardare alla sostanza e all'eterno?
Ricercare la pace? E se avessimo
oltrepassato il punto di non ritorno?
Non percepisci l'agonia di un duello
o quantomeno di una dissonanza interminabile?
Non percepisci tutti gli strali?
I tuoi slanci non carpiscono la vita.
Rimani sempre impigliata a una parvenza d'amore.
Io non so dove finisce la necessità e inizia la libertà.
Dove vai? Perché ti eclissi? Perché ti ritrai?
Sei nei miei pensieri ma questi sono i segni della fine.
Ricordati che la felicità - quei pochi lampi nel buio
dell'esistenza- c'è stata data in prestito.
La dovremmo rendere indietro con gli interessi.
Cali pure il sipario.
Questa in fondo è solo una rappresentazione.

 

 

Noi:
Dovrei avere la mano ferma dell'amanuense
Invece ho questa scrittura tremolante dall'ansia.
Non riesco a trovare riposo né posa.
Non riesco a trovare posto accanto a te.
Non c'è tempo per illusioni o allusioni.
Spero di essermi salvato dal patetico.
Ho sentito tuttavia di peggio.
Ho sentito di pozzi avvelenati
e di bambini morti di fame o
che imbracciavano fucili in guerra.
Vorrei stare insieme a te
per consolarci dalle brutture del mondo.
Vorrei essere il tuo sciamano.
Invece non so neanche usarti né corromperti.
Volevo portarti oltre il chiacchiericcio.
Volevo aspettare l'estate insieme a te.
Invece si avvicinano i tuoi avvoltoi.
Si fanno da parte i miei corvi.
Non mi lasci spiegazioni.
Sei riflessa in uno specchio deformante.
Non potremmo più dire "noi".
Il Leviatano ci inghiottirà comunque.
Questa tua terra è arida.
Mi resta solo una manciata di polvere.
Sei enigmatica e fuggi via irreprensibile.
Quale spreco di energia! E tutto ciò è irreversibile!

 

 

Non so dove:
Luce fioca di una candela.
Resistente agli urti come la fibra di un capello.
Quasi sempre controvento per durare più fatica.
Ogni tua storia era un binario morto.
C'è chi rimuove le proprie fantasie;
chi le sublima e chi le realizza.
Tu appartenevi all'ultima categoria.
Eri sempre in cerca di compagnia.
Senza chiedere compassione.
Senza mai chiedere comprensione,
infischiandosene delle dinamiche dell'empatia
e delle varie formule della regola d'oro.
Ti sentivi una divinità ma non avevi misericordia.
Amavi divertirti senza stare a pensare
se potessi fare del male o farti del male.
Comunque avevi un tuo codice morale particolare.
Non chiedevi niente a nessuno.
Eri come i marinai che si orientavano con le stelle.
Non accettavi che ti regalassero fiori.
Non mi ricordo più le tue ultime parole.
Ti ho ricercata nelle parole dei poeti e dei profeti.
Ho chiesto aiuto ai terapeuti e ai guaritori.
Ti trovavo improbabile.
Ma non c'era niente da idealizzare o da mitizzare.
Anche io sono stato uno qualsiasi
tra tutti quelli che mi hanno preceduto
e tra tutti quelli che verranno dopo.
Non so perché ci siamo conosciuti.
Non so dove e non so quando ti riconoscerò.
Mi chiedo talvolta cosa ci sia stato di vero tra noi.
Le strade della notte talvolta mi ricordano di te.

Molto tempo fa:
È passato molto tempo.
Una volta ti dicevo che nella vita
bisogna saper incassare.
Un'altra volta ti dicevo che nella vita
bisogna sopravvivere a se stessi.
Un'altra ancora ti dicevo che nella vita
bisogna essere accorti come chi gioca a Shangai.
Un'altra volta ti dicevo che la verità
è come una sagoma intravista da un vetro zigrinato.
Un'altra infine ti dicevo che la schiavitù
esisteva ancora sul lavoro e in amore.
Tu ascoltavi tutte le mie teorie più astruse e strampalate.
Poi mi rispondevi, parlando metaforicamente.
Commentavi le mie idee e poi concludevi
dicendomi che avevi bisogno di un uomo pratico.
La tua vitalità era strabordante.
Io ti contemplavo, mettendomi in un angolo in disparte.
Eri come una parola sconosciuta
di cui intuivo il senso dal testo,
sprovvisto come ero del dizionario della vita.
Certe sere guardavamo assieme la linea dell'orizzonte.
Cercavamo di capire il rovescio, il contrario.
Alcuni sbruffoni scommettevano su di te.
Avevi fiducia in tutti. Io invece pensavo
che la fiducia deve essere conquistata gradualmente.
Erano gli anni novanta. C'era la guerra in Jugoslavia.
Ti scrivevo lettere. Ti telefonavo dalle cabine.
Certe volte andavamo insieme al cinema.
Poi hai ritenuto di non poter contare su di me.
L'ultima volta che ti ho incontrata era alla stazione.
Ci incrociammo casualmente. Andavi di fretta.
È passato molto tempo.

Luoghi comuni:
Dicono che l'amore sia così.
Cercavo di fare ridere le ragazze.
Loro in compenso mi facevano piangere.
Loro mi facevano le finte.
Ripenso ai riti stantii del corteggiamento.
Alla fine è sempre la donna che decide,
anche se fa credere all'uomo di essere stata scelta da lui.
Le ragazze dicono che cercano un uomo
che le dia protezione oppure
dicono che vogliono un uomo complice.
Dicono anche che gli uomini di una volta
non esistono più e anche altre amenità.
Mi ricordo di certe gatte morte e di certe svampite,
che poi hanno accalappiato degli agiati signori.
Alcune ragazze pensano davvero di essere belle
perché credono alle lusinghe dei ragazzi.
Alcuni uomini pensano di saperci fare
ma in realtà partono avvantaggiati
perché sono belli o ricchi.
Da giovane andavo a giro nei locali.
Mi sentivo impacciato e fuori luogo.
Cercavo un posto tra la gente e le luci.
Alcune notti allora erano senza luna.
Avrei voluto abbattere le stelle una ad una.
Ora non cerco più frasi ad effetto
perché so che la vita è un incrocio ad angolo retto.
Adesso ho perso i denti e i capelli.
Adesso ho le tasche vuote.
Non ho più la prestanza di un tempo.
Ho imparato a convivere con me.
Col tempo ho imparato a stare da solo.
Quando ero giovane pensavo
che la maturità fosse il periodo migliore per un uomo.
Ora so che i luoghi comuni sono le brutte copie delle bugie.
Dicono che l'amore sia così.
Dicono che sia un azzardo.
Dicono che ci voglia propensione al rischio.
Dicono che possa sprigionare la gioia
o rivelare un lato crudele.
Alla fine è sempre la donna che decide.
Ma forse anche questo è un luogo comune.

Un'altra(1997):

Cercherò altre labbra per sostituirle alle tue.
Cercherò un'altra che assomigli a te.
Cercherò un'altra diversa da te.
Cercherò un'altra per scordarmi di te.
Un'altra che mi aiuti a perdonarti.
Un'altra con cui avere più fortuna.
Un'altra meno scontrosa e volubile.
Un'altra che sia meno suscettibile.
Un'altra che sia più coerente.
Un'altra a cui le importi qualcosa di me.
Un'altra dall'indole più remissiva.
Un'altra più generosa e con meno pretese.
Un'altra che minimizzi i miei difetti.
Un'altra che tolleri le mie nevrosi.
Un'altra che non mi chiuda in una gabbia.
Un'altra che non si perda nell'effimero.
Un'altra che guardi l'ansa del fiume.
Un'altra con cui parlare a casaccio.
Un'altra con cui girare a vuoto.
Un'altra che sappia resistere alla distanza.
Un'altra che mi sappia aspettare.
Un'altra che non si aspetti troppo da me.
Un'altra che abbia più costanza.
Un'altra che non rispetti le consuetudini.
Un'altra che si immagini come ero da piccolo.
Un'altra che difenda il difendibile.
Un'altra di cui possa sostenere lo sguardo.
Un'altra che non mi faccia venire il batticuore.
Un'altra che mi complichi amabilmente la vita.
Un'altra che colmi il vuoto che hai lasciato.
Un'altra che non si fermi ai primi contrasti.
Un'altra con cui respirare insieme.
Un'altra che legga i miei pensieri
e non li chiami poesie.
Un'altra che non cerchi sempre un senso
anche a cose che non hanno senso.
Un'altra che sappia prendere bene la mira
e colpire i miei nemici.
Un'altra che sappia darmi una storia adulta.
Un'altra che leghi il suo destino al mio
con dei fili invisibili.
Un'altra con cui vincere e rifarmi
per tutte le volte che ho perso con te.

Essenziale:

Pensavo all'essere come qualcosa
che si nascondeva nell'esistente.
Pensavo all'essere come qualcosa
di infinito, di indefinito, di inesauribile, di inafferrabile.
Pensavo al divenire come la controfigura dell'essere.
Mi chiedevo se ci fosse un qualcosa di indistruttibile in noi.
Mi chiedevo se si sarebbe manifestato mai.
Mi rispondevo che qualcosa di eterno albergasse in noi
perché eravamo capaci di autotrascenderci.
Poi pensavo a te per cogliere la tua essenza,
ma ero soltanto certo della tua esistenza.
Mi fidavo troppo dell'immediatezza e della esperienza.
Mi interrogavo anche su come potevo chiamare
ciò che stavo provando.
Le nostre radici si aggrovigliavano.
Le nostre menti sembravano fare contatto.
Le vita era acqua corrente che si disperdeva in mille rigagnoli.
La pelle era sia fonte di piacere che confine.
Ma sapevamo che tutto ciò Dio o chi per lui
l'avrebbe rivoluto indietro.
In quel periodo non c'erano centro né margini,
neanche punti di partenza né di ritorno.
La nostra unica frontiera era la fine del giorno.
Ma pensavo all'essere e di te non colsi l'essenziale.
Errore di gioventù. Errore madornale.

Virtuale:
Per me sei solo una entità virtuale.
Tenerti le mani o scompigliarti i capelli sarebbe banale.
Preferisco vivere in un tempo e in uno spazio destrutturati.
Non c'è niente da dire né da costruire.
Conosco il mio male ma non so porvi rimedio.
Le tue analisi sono impietose.
Le tue critiche sono sempre circostanziate.
Non ci sarà mai intesa, affinità o complicità.
Non c'è sintonia né sintropia.
Posso solo contemplare la tua carrellata di fotografie.
Conosco a malapena la tua storia.
Non ti conosco ma forse ti riconosco.
Non so che vuoi ma io ti voglio.
Non siamo complementari né simili.
Non mi faccio illusioni.
Gli opposti si attraggono solo quando domina l'inesperienza o l'incoscienza.
Non sono un lirico né uno sperimentatore:
solo un semplice aforista(se va bene) e a casa non ho neanche una aspidistra.
Non ho il minimo requisito per sentirmi artista.
Tu invece navighi benissimo a vista.
Abbiamo poco in comune: poche cose basilari.
Non abbiamo niente di speciale da condividere o da spartire:
paesaggi, incontri, contesti, angoli di osservazione troppo diversi.
Ma l'essere umano preferisce bere acqua avvelenata
piuttosto che morire di sete(E.C).
Tu Sanguineti, Fortini, Balestrini, gruppo 63, falce e martello, convegni, neoavanguardia, straniamento.
Io minestrina la sera, a letto alle otto di sera, tormento, noia, sfinimento.
Tu sei il topos che si incarna nel logos.
Tu sei il giorno più breve e la notte più lunga,
il sole abbacinante e la pioggia battente,
il sonno più profondo e la veglia più insonne,
la preghiera più intima e la bestemmia più oscena,
un libro prestato e mai più riavuto,
un numero di telefono non memorizzato,
la chiave che si spezza nella toppa,
la chiave che apre tutte le porte,
la ragione che controlla gli istinti,
l'istinto che alimenta la ragione,
la ferita sempre aperta,
la foglia che volteggia nell'aria,
la rosa gettata in una pozzanghera,
la regina destituita e la strega ammaliata dalle sue stesse parole.
Tu sei un sasso nello stagno
ed io l'ultimo dei cerchi concentrici.
Io sono la premessa minore e tu la conclusione.
Io sono il nonsense e tu sia il senso che il doppio senso.
Io sono il paradosso e tu la soluzione.
Io sono l'errore e tu sia la correzione che la condanna.
Tu sei la casistica e io il caso di coscienza.
Io sono il silenzio afasico e tu la sofista.
Io sono il peccato e tu sia la penitenza che l'assoluzione.
Io per te non sono altro che niente.
Però vorrei entrare e uscire nella tua mente,
conoscere il codice di accesso di ogni tuo desiderio
e lasciare una nota a margine
nel retro di un tuo pensiero.
E poi perché darti del tu
se non ti conosco?

Componimento banale banale:
Allora vivevo in una rete di rimandi.
Amavo le notti, i viaggi, le poesie,
gli amori non ricambiati.
Non avevo nostalgia di niente.
Vivevo sempre al presente.
Allora vivevo di eccessi.
Qualcuno pensa che sia stato un miracolo
se non sono morto giovane.
Non so perché mi ricordo ancora di Giovanna.
Eppure si divertiva a far innamorare tutti
e ad onor del vero amava solo se stessa.
Lei si definiva espansiva
ma forse era solo narcisista.
Cantava le canzoni insieme a noi
ma poi andava sempre a dormire da sola.
Era l'amica di tutti ma niente di più.
Dispensava abbracci e sorrisi
ma non si concedeva a nessuno di noi.
Forse ad altri? Chissà?!?
Le piaceva essere una ragazza libera.
Adesso che sono passati più di venti anni
non so che cosa faccia.
Non so se si è sposata e ha fatto figli.
Forse è ritornata al suo paese di mare.
Mi chiedo talvolta che senso abbia avuto
incontrarla, conoscerla e poi perderla per sempre.
Ma forse niente ha un senso
oppure il senso lo sapremo solo alla fine.
Non siamo eterni
e ora sono davvero finiti i bei tempi.
Sarà pure una considerazione banale
ma qualcuno la deve pur fare.
Prima pensavamo che attorno ci fosse il vuoto.
Ora il vuoto lo sentiamo dentro.
Adesso non corro più.
Vivo la vita di provincia.
Nulla di più.
Nella vita non sono approdato a nulla.
Mi muovo sempre a carponi su territori ostili.
Osservo il mondo distrattamente.
I giorni trascorrono noiosamente.
Gli anni passano velocemente.
Adesso nessuno più mi può aiutare
oppure condannare.
Adesso non amo più le idee.
Adesso non bluffo più.
Adesso non viaggio e non mi innamoro più
ma ogni tanto ripenso a quella assurda giovinezza.
Non posso rimpiangere amici oggi persi,
perfettamente integrati o introvabili.
Non posso rimpiangere incontri e storie effimere.
Non posso improvvisarmi funambolo sul filo dei ricordi.
Padova è solo una città lontana.
I drammi della vita però sono ben altri.
Forse la giovinezza è un problema
la cui soluzione la può trovare solo chi è già maturo.
Io comunque non posso stare a rimpiangere
il tutto o il niente che fu di quella gioventù.

Occupazione:
La nostra facoltà era occupata.
Eravamo tutto in potenza.
Niente o poco più all'atto.
Eravamo persi nell'Iperuranio.
Che strana sensazione di déjà vu!
Incontrarsi fu una coincidenza
o forse un altro segno del destino?
Cercavo di leggerti negli occhi
gli occhi che avresti avuto
in un futuro remoto.
Credevo di conoscerti da sempre
e invece non sapevo nulla di te.
Uscimmo per guardare assieme la luna.
Spargevi il vino rosso sulla neve.
Ridevi e mi sorridevi allora.
Mi dicesti di sì quella sera.
Ero un burattino tra le tue mani.
Fu allora che iniziai a fumare.
Eri la figlia di due poeti.
Ti dissi che eri la poesia più bella.
Forse era pura piaggeria.
Ma sapevo che sarebbe durata
quanto quello strato fine di neve.
Ero l'ombra della tua ombra,
ma tu non eri l'ombra della mia ombra.
Tu lasciasti una traccia in me.
Io non lasciai una traccia in te.
Io ero in te ma tu non eri in me.
Poi in poco tempo tutto cambiò.
Ognuno ritornò al suo paese.
Ognuno andò per la sua strada.
Le strade non si incrociarono più.
Tu tornasti felice tra gli amici
ad essere la più corteggiata.
Io cercai altre storie per scordarti.
È da tempo che non parlo più di te.
Ora riaffiori casualmente dall'oblio.
Quel vino, quella neve, quel tuo volto!
Quello infatti rimase per sempre
il giorno più bello della gioventù.

1994:
Oggi è già passato prossimo.
Ieri invece è passato remoto.
Il futuro è solo aspettativa incerta.
Niente altro che questo. Niente altro.
Mi sono sentito partecipe del tutto per un istante.
Mi sono sentito fuori dal tempo per un attimo solo.
Abbiamo ballato e parlato.
Abbiamo fatto e detto quello che c'era da fare e da dire.

Ora mi dici che devi andartene.
Tu non puoi stare senza una meta.
Per te continuare sarebbe ridondante.
Non puoi aiutarmi né salvarmi.
L'amore non ammette trucchi né inganni.
L'amore è incontrarsi senza darsi appuntamento.
È cercare assieme un equilibrio ad oltranza.
È rifiutare a priori le più trite ovvietà.
È cercare nei riflessi di sole una verità.
È quando si coniugano scelte e istinti.
È quando si sovrappongono i pensieri di entrambi.
Il tempo concede solo posti vacanti agli amanti.

Questa storia per te non è una guerra né un gioco.
Per te non si può riaccendere il fuoco.
Eppure non mi sembra di chiedere la luna.
Volevo solo che fossi la mia ragazza.
Ora ti sento distante.
Forse è perché non ti senti mai sola.
Hai sempre qualcuno attorno.
Forse ad onor del vero non hai mai creduto in noi.
Non sei parte di me né dalla mia parte.
Io non posso farti felice.
Mi sono illuso un'altra volta.
Ho raccolto quel poco che mi sembrava molto.
Ma non posso aggrapparmi a te.
Questo è quello che c'è da sapere.
Non c'è niente altro di sottinteso.
Ad ognuno svaniscono i sogni.
Ognuno si sceglie le sue catene.

Adesso mi concedi un sorriso compassionevole.
Il tuo sguardo è la mia dannazione.
Nel fondo dei tuoi occhi le ultime luci.
L'eco dei tuoi passi sfuma nella via.
Poi il silenzio occupa tutto lo spazio.
Io ti lascio andare. Non c'è niente da fare.
È inutile supplicare o lottare.
È inutile cercare di svelare bugie e segreti.
È inutile cercare sorprese o inventare qualcosa.
Non c'è neanche niente da contendere.
Non ti chiedo di ritornare e di ricominciare.
Non ho niente per convincerti.
Non sono uno stratega né un fine dicitore.
È inutile persino chiederti quando ti ho persa
o sapere quali sono stati i miei errori.
Io non so quanta vita mi resta.
So solo che non calcherai la scena dei miei giorni.
Affronterò i miei demoni da solo.
Non so se ne è valsa la pena.
A cosa è servito tutto ciò?
Io non sono un poeta che può scrivere un canzoniere.

Però non mi pento di averti conosciuta,
anche se non avremo futuro insieme.
Non sarai più con me. Ci sarà un altro con te.
Questo è il tuo addio. Mi lasci sulla soglia.
Mi abbandoni mentre il mondo è assonnato.
Non chiamerò più il tuo nome.
Non scruterò più il tuo volto.
Si alterneranno in me desideri e immagini.
Mi abituerò alla tua assenza.
È finita la stagione delle attese.
Ho cercato di fare del mio meglio
ma non sono stato impeccabile.
È la fine ma solo la morte è irreparabile.
È la fine ma niente è interminabile,
neanche questa notte che mi sembrava infinita.

Informazioni generali

  • Categoria: Poesia

Informazioni sulla vendita

  • Disponibile: no

Informazioni Gigarte.com

  • Codice GA: GA148914
  • Archiviata il: 29/05/2019

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