Anni fondamentali per la futura carriera artistica dove l'artista lascia la figura e la sostituisce con qualcosa di molto simile alla scrittura.
<br><br><br>Scriveva l'artista:
<br><br><br>E' l'anno in cui, per vari motivi personali, nasce in me un senso di rabbia nel confronto di una società, che mi circonda, troppo utilitarista, consumistica e frivola con poca voglia di ascoltare, vedere, capire.
<br><br><br>Una società poco propensa a farsi carico, anche nel quotidiano, di cercare stimoli diversi con confini culturali appena un po' più allargati e meno legati all'ostentazione di sè e dei propri bisogni elementari.
<br><br><br>Ne segue un volontario distacco dalla chermesse di mostre e presentazioni pubbliche a fronte di un febbrile lavoro di studio basato sulla ricerca e sperimentazione con impiego di materiali poveri se non poverissimi anche se con tecniche sempre attente e rispettose della qualità dal punto di vista dell'affidabiltà di resistenza nel tempo.
<br><br><br>Di fatto pur sempre facendo affiorare i miei legami con la transcrittura surrealista cerco nelle realizzazioni spazi nuovi dove l'amore viscerale per il colore e funambolici interessi esistenzialisti si mescolano e convivono.
<br><br><br>Nasce da ciò più di un filone rappresentativo. Spesso da cosa nasce cosa; come rami di un albero le idee, differenti se pur traenti linfa sempre dalle medesime radici, prolificano per dare origine ai nuovi lavori.
<br>Molte sono le bozze eseguite su carta in quegli anni con diversi filoni ma alla base dei quali rimane costante il colore e la materia. Si cerca il senso dell'infinito, il senso del ritmo e del linguaggio.