Unexpected Windows. Sono aperte le iscrizioni fino al 15 aprile
mostra di pittura, fotografia, grafica, installazioni
Unexpected windows
24 aprile - 13 maggio 2014
"Il quadro è un'apertura d’irrealtà che avviene magicamente nel nostro ambito reale [...] la cornice ha qualcosa della finestra, così come la finestra ha molto della cornice. Le tele dipinte sono … brecce d’inverosimiglianza a cui ci affacciamo attraverso la finestra benefica della cornice. [...] Dal reale all'irreale, lo spirito fa un salto, come dalla veglia al sonno.
L'opera d'arte è un'isola immaginaria che fluttua, circondata dalla realtà da ogni parte".
(José Ortega y Gasset)
Quante volte nell’arte occidentale la finestra è entrata a far parte della rappresentazione pittorica non solo come ‘dettaglio’ utile per definire le coordinate spaziali e luministiche del dipinto ma anche come forma simbolica? Molte, anzi moltissime, a tal punto che se elencassimo i nomi di tutti gli artisti che, dal Quattrocento a oggi, senza andare troppo indietro nel tempo, si sono serviti dell’immagine della finestra per indicare un’apertura della sfera percettiva sulla realtà esterna - la natura, la storia, la società - o sull’interiorità dell’individuo - il sogno, il sentimento, l’immaginazione, il mistero - ci accorgeremmo di trovarci al cospetto di uno dei topos più ricorrenti nella storia della pittura d’Occidente. Ma andiamo per ordine. Nel 1436, nel trattato De Pictura, Leon Battista Alberti, parlando della costruzione prospettica dello spazio pittorico, definisce il piano del dipinto «un’aperta finestra dalla quale si abbia a veder la historia». Una metafora in cui molti hanno visto l’origine del realismo pittorico, perché da essa deriva l’idea della pittura come ‘finestra aperta sul mondo’. Una finestra che avvicina la rappresentazione pittorica alla realtà grazie anche alla presenza della cornice, che se da un lato isola lo spazio dell’opera conferendogli un carattere di unicità rispetto a ciò che resta fuori, dall’altro lo mette in comunicazione con lo spazio dello spettatore configurandosi come una soglia che lo sguardo deve varcare per accedere ad un’altra dimensione, quella dell’arte. Se il quadro, unitamente alla cornice, è una finestra che isola un frammento di realtà e gli permette a sua volta di proporsi come una nuova totalità, allo stesso modo la finestra che diventa oggetto della rappresentazione è un elemento che divide o mette in comunicazione il dentro e il fuori, lo spazio esterno e lo spazio interno, la realtà e la finzione. Nei ritratti rinascimentali e nelle nature morte barocche le finestre si spalancano sul paesaggio per far entrare all’interno la bellezza scenografica del mondo; in molti dipinti fiamminghi - pensiamo a Jan Vermeer - la presenza di una finestra chiusa da cui filtra una luce dorata che illumina l’ambiente, accentua l’intimità della scena, la separazione tra la vita domestica e la vita che si svolge all’esterno. Ma la finestra può anche diventare il punto di contatto tra due diverse dimensioni, quella terrena e quella ultraterrena: basti pensare alle tante rappresentazioni dell’Annunciazione, in cui la luce che entra prepotentemente nella stanza attraverso una finestra aperta è il segnale che sta accadendo un evento sovrannaturale, che stiamo assistendo alla rivelazione di una verità misteriosa. Oppure, per venire ad esempi più vicini al nostro tempo, nel dipinto La camera di Balthus, l’ingresso improvviso e violento della luce dalla finestra svela una dimensione ambigua e inquietante e allo stesso tempo viola l’intimità di uno spazio privato. Spostando lo sguardo sul Novecento, scopriamo che la finestra è sempre più una soglia che metaforicamente divide la realtà dalla fantasia, l’interiorità dall’esteriorità, le verità conosciute da quelle avvolte dal mistero: “ Il mostro arriva dalla finestra, il buio della notte pulsa oltre la finestra, la strada corre fuori dalla finestra”, scrive lo psicanalista James Hillman. Sono molti gli artisti che nel secolo scorso si sono serviti dell’immagine della finestra per negare l’idea della pittura come imitazione della realtà e fondare una nuova visione estetica. Prendiamo ad esempio la Fresh Widow di Marcel Duchamp: questo modellino di “finestra francese” con i vetri abbuiati sottintende un rapporto fra l’oggetto e il titolo che lo designa. Finestra francese (French window) nasconde infatti un gioco di parole con vedova fresca (fresh widow): l’immagine della vedova si confonde con quella di una finestra che lo sguardo non può più attraversare perché ha i vetri oscurati. L’arte, quindi, non è più un ‘guardar fuori’ ma un ‘leggersi dentro’, come ci ricorda Max Ernst : “Il ruolo del pittore è quello di delineare i contorni e di proiettare ciò che si vede in lui”. Proseguendo su questa scia vengono in mente Henri Matisse, per il quale la finestra ha la funzione di confondere i piani della rappresentazione pittorica e rendere ambiguo e indistinto il confine tra dentro e fuori, e René Magritte, le cui finestre non si aprono sul paesaggio ma diventano tutt’uno con esso. Nella serie che Robert Delaunay dedica alle finestre, lo sdoppiarsi e il duplicarsi di questa forma geometrica nello spazio dipinto esalta il valore simbolico di luce e colore, mentre osservando le finestre del palazzo difronte al suo studio, Piet Mondrian traccia la griglia geometrica che diventerà vero e proprio simbolo dell’astrazione pittorica del Novecento. Rimanendo nell’ambito del realismo, vale la pena ricordare le finestre di Edward Hopper viste da dentro e da fuori, come una via di fuga verso la libertà o una porta di accesso ai segreti dell’anima. Il discorso non cambia se consideriamo non solo altri ambiti artistici, quali la fotografia e il cinema, ma anche il linguaggio informatico, che usa la parola ‘window’ per indicare l’interfaccia grafica dei computer: attraverso queste finestre entriamo in contatto con realtà lontanissime dalla nostra, realtà esistenti o virtuali.
La mostra Unexpected Windows è un invito a considerare la finestra come un’apertura sull’imprevedibile, sugli aspetti inattesi che affiorano dalla realtà o dalla trasfigurazione fantastica del reale. Non sappiamo cosa ci aspetta dietro la finestra, quali sogni, quali paure, quali visioni il nostro sguardo andrà a scoprire. Saranno gli artisti a dircelo senza limiti sul piano formale e stilistico.
Simultanea - Spazi d’Arte, Spazio curatoriale, Ass. artistico - culturale, via San Zanobi 45 rosso, Firenze
Per info contattare: simultaneaspazidarte@gmail.com
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