“La cosa peggiore che possa capitare ad un uomo è di avere una certezza”.
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<br>Questa è la frase che è scritta sulla parete della “cella” dell’opera “Esiste la libertà ?“ ed essa può servire ad indicare il significato della vita dell’opera pittorica di Claudio Marineo.
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<br>Tutta la sua produzione artistica, infatti, può essere definita una “pratica” di smantellamento certo di tutte le certezze.
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<br>E qui per certezze si intendono anche la propria identità di genere, la propria consapevolezza di essere vivi, l’appartenenza a quell’epoca storica e non ad un’altra, e così via.
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<br>La lotta alle certezze, lo smantellamento delle etichette, delle tavole tassonomiche e classificatorie avvengono con tale vigore ed intima convinzione, da dar luogo ad una produzione pittorica forte, sanguigna, dove la sinuosità del tratto non dà luogo a labirintici raggomitolamenti nella complessità del reale, bensì si snoda come il fiume della vita, in cerca di nuove anse, di nuovi sbocchi in mari tempestosi, ma infiniti.
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<br>Rabbia e gioia di vivere: questo si legge spesso nelle figurazioni dell’artista, rabbia per la continua scoperta di quanto l’uomo sia responsabile della propria incapacità di vivere, gioie di vivere che a volte si trasformano in “gioia” del vivere della propria rabbia, in un’esaltazione vigorosa della consapevolezza che si fa arte consapevolezza di che cosa, se tutto è incerto, anche il proprio “genere”.
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<br>La consapevolezza, prima di tutto, della grande possibilità di comunicare le forme, che altro non sono che giochi di luce, di colori, di suoni, di odori che si fanno “segno”, tratto di matita, macchia di colore.
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<br>Questi segni, queste macchie generatrici dell’incertezza, del dubbio, sono certi: ciò che più sconvolge nell’arte di Claudio Marineo è appunto questa corposità della duplicità, della trasfigurazione.
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<br>La sua pittura è reale poiché “le cose stanno proprio così” la maschera è maschera di un volto, il volto è maschera perché ogni volto nasconde nel momento stesso in cui si mostra.
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<br>Il viaggio sul tappeto volante nell’immaginario dell’artista è una vera e propria esperienza di Bildung, di formazione, l’obiettivo dell’artista è quello di costringerci ad un continuo spaesamento, per poi condurci nella terra comune a tutti gli uomini: l’arte, l’arte che non è finzione, che non è il doppio della vita, ma che è vita essa stessa, perché la vita è doppia e noi siamo duplici.
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<br>Grande è l’originalità di metodi, di tecniche con cui Claudio Marineo esprime manifesta la complessità corporea del suo desiderio sanguigno di esprimere il dilemma, il paradosso della realtà.
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<br>Artista originale, quindi, anche se, come dice Adorno, anch’egli, come tutti, ha i suoi “antenati” che vanno da Caravaggio a Magritte.
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<br>P.S. A proposito, a quanto pare, qualche certezza c’è: Claudio Marineo è nato a Napoli, dove vive e lavora, il 3 febbraio del 1951.
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<br> Prof.ssa Franca Sibilio
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