La tavolozza emozionale di Carmen Gravagna
La tavolozza emozionale di Carmen Gravagna
Articolo di: Marco Spampinato
04/02/2016 - 15:12 | Pagine, segni e visioni
Un'intervista concepita presto, realizzata in anticipo e pubblicata al momento giusto per scoprire un'artista, riscoprendo l'amica. Proviamo a coniugare la filosofia di una donna semplice e fragile, energetica e combattiva con l'arte che esprime su tela. Alla pittura, poi, una buona colonna sonora non si nega mai, come alla pittrice. Ecco, allora, che potete cominciare a leggere ascoltando il prossimo, strepitoso successo dei Kula Shaker
CATANIA - Questa è una città che vanta l'assessorato alla Bellezza. Anche se la 'Bellezza', sempre in questa nostra Catania, ha perso fin troppe volte il senso della propria rappresentatività.
E non è semplice scoprire qualcosa, o qualcuno, di nuovo; un artista, ad esempio, che sia animato dal sacro fuoco della passione, che abbia voglia di emergere, o di rinascere, e che lo faccia proprio scegliendo il profondo Sud.
Isolani adesso lo siamo anche per riconoscimento ufficiale. Non isolati. E allora mi prendo il tempo, e un paio di settimane in più del previsto, per preparare e offrire ai lettori la mia intervista che è un incontro con una amica.
Carmen Gravagna nasce a Catania, lascia Catania, vive a Roma, poi a Firenze, infine torna. Sono passati anni. E lei, adesso, dipinge da qualche lustro nutrendo una passione adolescenziale che aveva quasi abbandonato per scegliere di seguire altri impegni, per provare a vivere sé stessa, e la famiglia.
Alla presenza di una tavolozza, colma di colori come si conviene, e di molte tele - appese ai muri come sul cavalletto, mentre altre sono poggiate sui mobili o per terra - ci lasciamo inebriare, ancora una volta, dall'odore dell'arte. Poniamo, così, le basi per una delle prime interviste dedicate di questa nuova esperienza di sottoilvulcano.net, tutt'altra cosa rispetto a quella, cartacea, che ci contraddistingueva, e lo ha fatto per oltre 20 anni, quando con Carmen ci si frequentava in quell'altra vita.
SiV - Vivere l'arte, ritornando, a Catania. Come influenza la tua città d'origine l'esigenza di esprimere le tue emozioni su tela?
CG - "L’arte, come qualunque forma di espressione artistica, è sempre condizionata dal luogo in cui si vive , proprio perché la pittura nello specifico tende a lasciare un'impronta sia intima sia del luogo di vita dove essa si esprime; e, naturalmente, nei dipinti del corpo del sé abbiamo una testimonianza di un 'caos collassato' quasi sull’orlo della paura. Caos, in questo mio caso, tipico di una città particolarmente violenta e multietnica come Roma.
Ma Roma nella mia pittura si è espressa sia con violente pennellate caotiche sia nella ricerca, e nel tratto, e del colore e della forma, che volontariamente esprime l’indipendenza e la forza che è tipica delle donne romane. E poiché le mie pitture sono rappresentative di donne, in esse si legge la grande determinazione e le lotte culturali dei primi movimenti femministi.
Mentre nella ricerca pittorica vissuta a Firenze posso senz’altro dichiarala come la culla, la madre dell’arte perché in essa è veramente possibile cogliere l’essenza più nobile della pittura. Firenze per me è stato un trampolino verso l’approfondimento delle tecniche pittoriche e della storia dell’arte in generale quindi ancora oggi grande sostegno e fonte d'ispirazione".
SiV - Roma, poi Firenze. Perchè decidi di ritornare a Catania e provare a vivere con l'arte che, qui, è cosa oltremodo complicata? Quale percorso interiore, quali le motivazioni, quali le difficoltà?
CG - "Ritornare a Catania nel 2015 e provare a vivere con l’Arte è stata, ed è ogni giorno, una grande sfida personale che va oltre alla crisi dell’arte che qui si mastica e il provincialismo galoppante. Ma resta una bella sfida da vivere ogni giorno, perché nel cuore dei catanesi, a differenza che nei romani, palpita ancora il gusto del 'bello', il gusto della non resa alla finta crisi che ci opprime e si esprime, reattivamente, con il tipico atteggiamento 'apparentemente impassibile' di un popolo capace di attraversare l’inferno restando seduto. Interiormente la motivazione compenetra la sfida ambientale perché di fatto il cuore dei catanesi per me resta un grande giardino dell’arte".
SiV - Basta la voglia di trasferire un'emozione, il pennello, i colori, la tela per sentire scorrere l'arte tutto intorno e dentro di te?
CG - "Anche no… La voglia è determinata dallo spirito di ricerca, sia intimo sia sociale, non dipingo per protesta o per dare voce al inespresso ma dipingo per valorizzare il bello delle emozioni così come sono".
SiV - Come si riesce, nonostante tutta la durezza del contesto, a essere costruttivi, positivi, propositivi?
CG - "Ogni artista ha le sue motivazioni personali e, spesso, vi è un comune denominatore ossia la realizzazione di una missione personale, sociale e ambientale. Personalmente ritengo di 'essere' nel tutto e sento il 'tutto' in me, di conseguenza la mia espressione pittorica rappresenta me e il tutto dando voce a una grande missione personale che è quella della valorizzazione del bello come 'valore' che crea progresso e felicità. Se ogniuno di noi contribuisse così come è nel sociale, e molti lo fanno, l’ambiente avrebbe delle trasformazioni in positivo senz’altro notevoli; personalmente dietro le pennellate emozionali che imprimo nella tela ci sta una forte volontà di trasmettere per mezzo di essa la mia fede, la mia ideologia buddista e in questo specifico dettaglio nella mia pittura si legge un grande cambiamento ideologico espresso dopo il ritorno nella città natale".
SiV - Catania anni '90, Catania oggi. Scopri le differenze.
CG - "Catania negli anni '90 si respira solamente nell’alito di pochi. La delusione si sente molto forte e la volontà di creare valore soprattutto nei giovani è diminuita parecchio, ma questo non è un deterrente anzi è la motivazione per scommettere ancora più azzardatamente che oggi si può ancora trasformare il degrado per mezzo della bellezza".
SiV - Dipingi anche borse. Perché? Come scegli il modello? La tua esperienza ti suggerisce che ci sia una maggiore voglia di artigianato, arte e creatività?
CG - "KarmArt che è il marchio degli accessori quali borse e molto altro ed è il giusto compromesso tra arte e artigianato che crea 'benzina' quindi valore economico per alimentare il 'bello' quindi la produzione artistica mia personale che è sempre al primo posto. E poi l’arte che si indossa per me è un grande canale di comunicazione della bellezza".
SiV - Il concetto della benzina è tremendo, triste e reale (purtroppo). Andiamo avanti: nei tuoi dipinti ci sono differenti periodi; facceli conoscere.
CG - "Nei miei dipinti c’è un percorso certo, nasco come astrattista perché esco dalla scuola di Nino Mustica ma la mia esigenza delle forma e del valore umano si è sempre fatto strada da solo quasi innocentemente e prepotentemente proprio perché è insito in me il valore “di Essere umano” come creatore e fautore di bellezza. Degli astratti quindi dove lo spazio e l’infinito erano rappresentati al periodo degli angeli alla compassionevole sconfitta apparente del non si perde...si impara...sempre, qualunque sia il percorso, la dinamica di una sofferenza o una gioia, in entrambi i casi non si perde neanche quando è il dramma ad avere la meglio. E questo è rappresentato coloristicamente in tuti i periodi. La musica sempre è stata la mia musa questo è evidente nei toni, credo che la mia pittura si possa identificare anche nella quinta sinfonia di Dmitri Shostakovich in pittura alla rivoluzione nella pittura di Eugène Delacroix così come l’urlo spezzato insieme alle ossa della avvolgente Frida Kalo con il suo feto morto tra schegge di bacino frantumato. Oppure ancora il pathos di quelle gocce scarlatte dal sapore metallico. Sempre di, e nelle pitture, di Frida Kalo, che amo molto".
SiV - In Italia, pare, non si investa più nella cultura, nella formazione, nell'istruzione addirittura. Eppure si suona, si disegna, si dipinge, si va ai musei. Cos'è la resistenza civile? E come intendi la propensione al bello della vita?
CG - "Senza alcun dubbio la nostra Società Italiana la nostra politica ha determinato il 'taglio' alla cultura quindi al progresso. Una sorta di volontà a rendere l'uomo ignorante e schiavo. Nessuno può asserire il contrario è evidente, ma questa consapevolezza della realtà non dove assolutamente essere intesa come uno STOP dell'espressione, piuttosto è un ostacolo, e come tutti gli ostacoli deve essere superato con maggiore determinazione e azioni concrete , questo è l'arduo compito degli Artisti, che siano musicisti pittori attori e poeti".
SiV - C'è un'esposizione che sta arrivando. Con vernissage il prossimo giovedì 11 febbraio 2016. Parlaci dell'ultima, della prossima, e dei progetti che verranno.
CG - "Coerentemente alla mia ideologia di vita di fede e di pensiero, oggi nella mia prossima esposizione prevale la poetica Orientale la sua filosofia intesa come sostegno verso l’obbiettivo di una maggiore consapevolezza del valore umano. Dagli sguardi pensierosi e a tratti paurosi delle mie donne dipinte negli anni scorsi o dai miei angeli un po distratti e poco consapevoli della natura umana o ai miei paesaggi astratti che delineavano la ricerca trapasso verso la bellezza senza confini che rappresenta l’essere umano quale Buddha capace di esprimere valore e progresso".
Lei, Carmen, ancora non lo sa ma ritengo che, davvero a volte, nel nome di una persona ci sia racchiuso il proprio destino o, come in questo suo caso, venga custodito il kharma. Della donna, prima ancora che dell'artista. Così le dedico, senza anticiparlo ad alcuno, un accompagnamento sonoro alla lettura, che è un azzardo, ma che trovo azzeccatissimo:
https://youtu.be/4fUe_X5nh1U?list=PLW__KJ5hIEZYiFeXucFQLJc8bbaT6lgq8
l'ultimo successo K 2.0 dei Kula Shaker gruppo sopra le righe che mi piace, e che da un paio d'anni mancava dalle sale d'incisione. Nella loro musica c'è qualcosa che accoppio volentieri alle tele di Carmen Gravagna e ne vogliamo proporre il sito, con le date del tour http://www.kulashaker.co.uk/. Nella musica dei Kula Shaker, che dedico a Carmen, c'è l'arte, la filosofia orientale, una strana e azzeccata commistione tra il Brit Pop e l'India esaltata ad ogni singolo suono del sitar. C'è un'organo che rimanda al Progressive rock e, quasi tutto l'album, mi appare come un originale omaggio all'opera enciclopedica del maestro Ennio Morricone in corsa per l'Oscar © con la colonna sonora di ''The Hateful Eight' ultimo capolavoro di Quentin Tarantino attualmente in programmazione nelle sale cinematografiche di mezzo mondo. Mi catapulto in sonorità antiche, The Doors, per intenderci. Poi mi si materializza, Robbie Williams che ancora percorre la strada verso casa, a Malahide, mentre ci sento, e mi esalta, il probabile e originale ossequio a Roger Daltrey e alla pietra miliare 'I'm Free' tratto da 'Tommy' primo musical rock che mise i The Who sull'altare dei 'più grandi'. Tutto in un unico lavoro musicale, l'ultimo e in prossima uscita dei favolosi Kula Shaker (i fratelli Baker non c'entrano).
Come finale di articolo vi pare poco?
N.B. Per redigere questo pezzo non sono state usate droghe né additivi. E i quadri di Gravagna, quelli, vi consiglio di andarli ad ammirare nella sua casa studio al centro di Catania, per annusarli, comprenderli, ammirarli, compenetrarvi, e, magari, provare a farne vostro almeno uno tra questi.
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Marco Spampinato [EditoreGiornalista]
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